Il Governo da un lato approva il Codice Rosso, con nuove misure contro la violenza sulle donne, dall'altro rischia di mettere a repentaglio la vita delle stesse donne vittime di violenza, con il disegno di legge Pillon
Il Governo da un lato approva il Codice Rosso, con nuove misure contro la violenza sulle donne, dall'altro rischia di mettere a repentaglio la vita delle stesse donne vittime di violenza, con il disegno di legge Pillon. È questo l'intervento della Cgil Parma e dei Coordinamenti Donne di Cgil e di Spi Cgil, all'indomani del nuovo rinvio sull'esame del Ddl Pillon, che è stato accompagnato dalla mobilitazione davanti a Montecitorio.
È stata rimandata a settembre in commissione giustizia al Senato la discussione del decreto Pillon e collegati. La discussione è iniziata senza dare ascolto alla voce dei Centri Antiviolenza, delle Associazioni femministe, delle Organizzazioni sindacali contrarie nel merito ai provvedimenti del decreto. Una forte mobilitazione di donne ha fatto sentire la sua voce davanti a Montecitorio , il rinvio non è il ritiro e quindi l'attenzione deve rimanere alta.
Il decreto Pillon introduce un concetto di famiglia patriarcale, riporta la condizione delle donne ad una subalternità dalla quale con importanti battaglie si è uscite 50 anni fa.
Questo Governo ha appena approvato il “Codice Rosso” sul tema della violenza sulle donne, che contiene l’introduzione di reati importanti come il “revenge porn”, i matrimoni forzati e le lesioni permanenti. Di recente è stata sottolineata dalla CGIL la contrarietà in ordine ai tempi di ascolto della vittima che intende sporgere denuncia, per i pericoli ai quali essa stessa si espone in mancanza di una rete di protezione preventiva. Nell’intenzione del Governo l’atto doveva rappresentare un passo in avanti sul tema della violenza contro le donne, però poi lo stesso Governo porta in discussione un decreto che in nome di una presunta parità tra uomo e donna dentro la famiglia, parità anche dal punto di vista economico che nel nostro paese è ben lontana dall’essere raggiunta, rischia di mettere a repentaglio la vita delle donne vittime di violenza perché la violenza è violenza anche economica oltre che fisica e psicologica.
Siamo in presenza di una forte contraddizione che non può e non deve essere sottaciuta, questo bipolarismo Governativo non restituisce chiarezza in merito alle politiche per la sicurezza delle donne; abbiamo manifestato e siamo contro il decreto Pillon, siamo invece a favore di un potenziamento di un intervento legislativo che venga costruito ascoltando le voci delle donne che da anni sono attive ed impegnate sul fronte della violenza di genere per il quale dovrebbero essere stanziate più risorse, risorse che potrebbero essere liberate dal ritiro del decreto Pillon.