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"Un libretto non rende più sicure"

8 Ottobre 2009
Riflessioni del Coordinamento Donne Cgil Parma sul vademecum del Comune di Parma

“La pubblicazione e distribuzione del vademecum per la prevenzione della violenza sulle donne contenente suggerimenti di comportamento da adottare a salvaguardia della loro incolumità ad opera della Amministrazione Comunale è una iniziativa che si inscrive nell'attuale contesto, trova in esso una giustificazione e parimenti ci consegna delle riflessioni. Come donne e come cittadini.

 

Il vademecum si articola in una serie di suggerimenti in ordine al comportamento che una donna deve assumere quando è sola in strada, in auto, in locali e genericamente in luoghi isolati.

Il contesto è quello della nostra città nella quale, nel corso dell'ultimo semestre 2008, si sono verificati 25 episodi di violenza ed un contesto più generale di violenza alle donne consumata non solo nei luoghi pubblici ma in maggioranza all'interno delle pareti domestiche.

 

La prima riflessione è che dietro a quella immagine di donna che raccoglie i capelli c'è tutta una letteratura. Una tradizione che parte dal mito della donna-diavolo, donna–serpente che dietro alle sue forme bellissime cela una alterità identificata con il male che tenta l'uomo. Gli sottrae razionalità, lo irretisce. La donne raccoglie i capelli per non “indurre in tentazione”.

 

La seconda riflessione è che il modello dato per vincente oggi, massimamente visibile, è la donna che lucidamente fa mostra di sè, che lucra scientemente sulla tentazione indotta dal suo corpo. La cronaca è densa di esempi eloquenti. Questo modello, il cui orizzonte è sempre la donna-demonio, fa sì che il corpo della donna venga percepito come merce. E come tale lo posso comprare, lo posso toccare, lo posso rubare, lo posso rompere. Il fatto che la maggior parte delle donne faccia altre scelte, scelte di impegno, scelte di carriera, non risalta in una società massmediatica in cui è vero ciò che si vede, è vero ciò che si consuma televisivamente.

 

La terza riflessione è che in una società attraversata da forti insicurezze sociali, alle quali la Politica non ha dato risposte, talvolta alimentando la paura per conservare uno status quo, l'intervento più prossimo, più immediatamente visibile è quello di dettare le “istruzioni per l'uso” senza che vi siano parallelamente politiche che rovescino gli schemi di cui sopra e che sviluppino riflessioni condivise sul perché di questo disagio. Vogliamo dire: il problema non sono le donne, è il territorio; il territorio ed il suo processo di frammentazione, di desertificazione dentro e fuori, nelle cose e nelle persone che lo abitano.

 

Infine ci sentiamo di osservare, sottolineandolo, che molte delle violenze ed abusi sulle donne avvengono nel silenzio delle case. Spesso coperte da omertà. Ci viene da chiederci come dovrebbero vestirsi e comportarsi quelle donne nelle loro case, quali istruzioni per l'uso inviare a loro? O provocatoriamente come reagirebbero i padri di famiglia a vedersi recapitare un libretto che spieghi loro cosa non fare?

 

Ci piacerebbe dare un contributo alla riflessione invitando tutti, uomini e donne a dibattere sulle nostre riflessioni e restituire la discussione allo spazio pubblico, darle linfa come tema che non riguarda solo le donne ma il modo di stare delle persone nel territorio.”

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