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Rapporto Inail 2022 su Infortuni e malattie professionali, uno sguardo al femminile

18 Marzo 2022
La lettura di Lisa Gattini, segretaria generale CGIL Parma con delega alle Politiche di genere

Puntuale come ogni anno è stato pubblicato il rapporto Inail dedicato agli infortuni e alle malattie professionali al femminile. La lettura del dossier premette di indagare l’efficacia delle politiche di prevenzione e sicurezza anche alla luce della pandemia che da due anni ha fortemente condizionato l’attività lavorativa e consente di capire se a fronte del contesto vi siano state migliorie rispetto alla organizzazione del lavoro ai sensi della tutela della sicurezza e salute.

Esiste una specificità femminile che merita attenzione. Il livello di sicurezza dipende dai settori lavorativi, dal tipo di contratto adottato, dagli orari della prestazione lavorativa, dalle distanze casa-lavoro, solo per citare alcuni elementi determinanti. Le donne in larga parte lavorano nell’ambito dei servizi alle aziende ed alle persone, una formulazione per indicare il comparto delle pulizie industriali e domestiche e della cura alla persona. Molte sono impiegate nel settore della sanità, largamente colpito dalla pandemia per la inevitabile esposizione fisica e psicologica delle lavoratrici; molte sono nel settore della conoscenza, insegnanti di scuole di ogni ordine e grado che affrontano spesso tragitti lunghi per recarsi nelle sedi o che a loro volta sono esposte alle conseguenze pandemiche.

Non è un caso che lo stesso report Inail identifichi nello stress un fattore invalidante e foriero di infortuni nelle categorie dei medici, infermieri, assistenti sociali , insegnanti e di tutte coloro che sono addette ad attività di cura.

Ed ora i dati del report: se si considera il quinquennio 2016–2020 vi è una diminuzione complessiva delle denunce per infortunio pari al 10,8%, ma il dato scomposto per genere ci dice che la diminuzione è a favore degli uomini essendo la percentuale di donne interessate aumentata del 6,3%.

Nelle gestioni Agricoltura, Industria e Servizi per conto dello Stato nel 2020 la percentuale di infortuni sul lavoro a carico delle donne è del 42% (212.580 denunce); in itinere 48,9% (32.131 denunce); con esito mortale il 10,6% (150 denunce) in occasione di lavoro e il 16,7% (38 denunce)in itinere.

La maggior parte degli infortuni femminili si concentrano al Nord così come gli infortuni mortali, settori di maggiore incidenza sono quelli dei servizi domestici con il 90,6% seguiti dalla sanità e assistenza sociale al 73,5%. Gli organi maggiormente colpiti sono gli arti e le articolazioni, ciò è dovuto a sforzi e cadute: in particolare la fascia di età più interessata è quella, per le donne, che va dai 45-49 anni (+ 34,2% nel 2020) e 50-54 anni (+ 30,9%, quest’ultima fascia in termini assoluti è la più colpita rappresentando il 17% di tutti gli infortuni che coinvolgono le donne.

Gli infortuni mortali del quinquennio 2016-2020 riguardano un rilevante numero di donne dall’età compresa tra i 55 ed i 69 anni. Le lavoratrici di origine straniera, spesso impiegate nei settori dei servizi, sono il 15,5% del totale delle donne infortunate.

L’adozione dello smart working durante la pandemia ha fatto sì che nel 2020 la percentuale di donne interessate non sia di molto superiore a quella degli uomini, in controtendenza rispetto agli anni precedenti. Mentre rimane superiore la percentuale di infortuni mortali in itinere.

Dopo il decremento dal 2020 al 2021 (fase acuta della pandemia), il capitolo malattie professionali registra un aumento del 23,4%. La quasi totalità delle denunce si concentra in ambito servizi (sanità, servizi alla persona e commercio raccolgono il 64%) ed il restante 33% in industria.

Valutando la situazione nella nostra provincia (dati Banca Dati Statistica) su un totale di 2714 infortuni sul lavoro denunciati, 2448 sono a carico di Industria e Servizi, 36 in Agricoltura e 230 in conto Stato, un dato sensibilmente inferiore rispetto al quadriennio 2016/2019. Coerentemente con il dato nazionale in numeri assoluti i settori più interessati sono stati la sanità ed assistenza sociale (584 denunce), il comparto amministrazione pubblica/difesa (421 denunce) ed il settore del terziario con 505 casi nel commercio all’ingrosso e dettaglio, nella ristorazione e nei servizi di supporto alle imprese.

L’Osservatorio Permanente sugli Infortuni e sulle Malattie Professionali in Emilia Romagna_GENNAIO 2022 registra un dato complessivo di variazione infortuni al gennaio 2022 rispetto al gennaio 2021 del 10,1% di infortuni femminili, la maggior parte nella classe di età compresa tra i 41 ed i 65 anni. Un dato in aggiornamento.

Gli incidenti mortali sono stati 6, tutti nel comparto industria e servizi, in questo caso con un notevole aumento rispetto al quadriennio 2016/2019.

Il quadro desumibile da questi scarni dati, analizzati con maggior dettaglio nel dossier Inail, riflette esattamente la condizione generale del lavoro ed impiego femminile ed insieme la necessità di trovare dei correttivi che riducano per poi renderle residuali le percentuali sia in ambito infortunistico che in ambito di malattia professionale.

Vale la considerazione che esiste un bacino non quantificabile di infortuni che non vengono denunciati nelle condizioni di lavoro precario ed anche di lavoro nero, con conseguenze devastanti per chi li subisce, che perde il diritto ai risarcimenti presenti e futuri. Siamo convinti che molte donne nell’ambito dei servizi alla persona siano coinvolte in questa casistica ed a maggior ragione attraverso gli interventi ispettivi e la via contrattuale vanno eliminate queste sacche di irregolarità.

Unitariamente con CISL e UIL abbiamo indicato nella piattaforma unitaria 2021 Patto per la salute e sicurezza sul lavoro la via di un grande patto tra Istituzioni e parti sociali declinando le proposte sia in merito agli organi di controllo che alla diffusione nei luoghi di lavoro di un approccio che sia di informazione, formazione e addestramento come diritti di ogni lavoratrice, parallelamente alla introduzione dell’obbligo di formazione per i datori di lavoro. Questi passi accompagnati da un ruolo pienamente riconosciuto dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali/territoriali e al divieto di contratti di appalto al massimo ribasso possono fare la differenza specie in un ambito così frammentato e precarizzato come il mondo dei servizi.

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Lisa Gattini


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