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Parma e il benessere

23 Settembre 2009
"Ma le famiglie e gli anziani del territorio chiedono risposte e servizi socio-assistenziali"

La provincia di Parma è al tredicesimo posto in Italia e al quarto in Regione per la dimensione del benessere misurato secondo nuovi indicatori legati non più alla ricchezza ma spostati verso l’individuo, la famiglia, l’ambiente, la sanità, l’istruzione e rapporti sociali. Si valuta la qualità delle condizioni di vita delle persone e non la quantità di ricchezza prodotta.

“Un buon punteggio, una buon livello di benessere per i cittadini della nostra provincia”, commenta Patrizia Maestri, segretaria generale dello Spi Cgil di Parma, che tuttavia si chiede: “In questa situazione come vivono gli anziani e le famiglie che hanno a carico anziani non autosufficienti? In una provincia ancora ricca, pur con una diffusione preoccupante di nuove povertà, con una buona rete storica di servizi agli anziani ma con un forte aumento dei bisogni legati sia al prolungamento della vita che alla non autosufficienza, il sistema pubblico come riesce a rispondere a questi bisogni e alla loro gravità e urgenza?”.

“Le famiglie vengono lasciate troppo sole a gestire le situazioni di non autosufficienza. I servizi esistenti non bastano più e anche le novità previste dalla legge regionale del 2003, come la costituzione delle Asp (aziende pubbliche di servizi alla persona), al momento non hanno portato i risultati di miglioramento attesi. L’Asp avrebbe dovuto rappresentare sul territorio la struttura pubblica in grado di gestire l’intera rete dei servizi ma al momento tale ruolo è ancora affidato alle vecchie Case Protette. I Comuni proprietari delle Asp non conferiscono i servizi e i costi delle strutture aumentano”.

Inoltre, secondo la segretaria dello Spi, l’attuale sistema di servizi socio-assistenziali non riesce a coprire i bisogni dell’assistenza domiciliare rivolta ai non-autosufficienti, le rette per i posti in casa protetta sono ormai un costo insostenibile per tanti anziani e per le loro famiglie, gli appartamenti protetti sono ancora troppo pochi. Le famiglie lasciate a se stesse sono costrette a cercare soluzioni come quelle delle badanti attivando una sorta di “ fai da te”.

“I finanziamenti regionali che sono arrivati nella nostra provincia, circa 40 milioni,  – aggiunge Patrizia Maestri - hanno consentito di erogare un maggior numero di assegni di cura alle famiglie che mantengono i propri anziani a domicilio ma si allunga la lista di attesa e resta l’incertezza delle risorse per il futuro anche a causa dei pesanti tagli che il governo ha attuato sul sociale e sulla sanità. Anche in questo caso il pubblico dovrebbe sostenere le famiglie che provvedono da sole ai propri anziani con progetti che considerino queste figure all’interno della rete dei servizi: formazione, inclusione sociale, albo delle badanti”.

“Le famiglie non ce la fanno più. Non tutti riescono a permettersi il costo di una badante e anche la sanatoria prevista solo per queste figure sta registrando numeri inferiori a quelli previsti: forse perché i costi complessivi sono comunque pesanti per tante famiglie che avranno trovato altre soluzioni sempre nel “fai da te”. Magari – conclude la segretaria Spi - qualche figlia o nuora ha scelto di lasciare il posto di lavoro per assistere l’anziano e ancora una volta il peso del welfare familiare ricade sulle donne”.

Insomma, serve un sistema più forte di servizi dedicati agli anziani e più in generale alle persone, all’infanzia, ai giovani, alle famiglie. Tenere insieme la ripresa economica e l’inclusione sociale, dando sostegno alle persone e ai loro problemi, è compito delle istituzioni oltre che di tutti gli altri soggetti interessati.

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