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Liberalizzazione totale delle aperture nel commercio: ultimo regalo del governo Berlusconi ai lavoratori (e alle nostre città)

28 Novembre 2011
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil intervengono su un provvedimento che ritengono depressivo e iniquo

Ancora una volta torna alla ribalta la ricetta dei negozi sempre aperti, feste e notti comprese, per risollevare le sorti dell’economia. Le lavoratrici del settore, le loro famiglie e il traffico  delle nostre città subiranno forse questa volta il colpo finale.

 

La circolare del 28/10 del Ministero dello Sviluppo Economico interviene pesantemente sulla materia e stabilisce che nelle città d’arte non potrà esserci nessun limite alle aperture, né per zone né per le festività fissate come inderogabili dalla legge regionale dell’Emilia Romagna. Il provvedimento aggira e cancella la competenza legislativa delle Regioni e dei Comuni ed esaspera la competizione commerciale, scaricandone i maggiori costi sulle condizioni di lavoro, sui consumatori e sulle piccole imprese.

 

Siamo nel momento più delicato di una crisi economica senza precedenti e non si può pensare che il consumo continui ad orientare le esistenze delle persone e la vita dei centri urbani senza un ruolo dell’ente locale che garantisca soluzioni equilibrate a vantaggio della maggioranza della popolazione oltre che rispettose dell’identità del territorio.

 

FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS UIL risono convinte che se non interverranno modifiche alla normativa si assisterà ad una deregolamentazione selvaggia del settore. È infatti facilmente prevedibile che tale liberalizzazione avrà effetti ulteriormente depressivi, spostando quote di mercato dal piccolo commercio e dai centri storici verso la grande distribuzione che sempre più erode i salari dei lavoratori, non dà occupazione aggiuntiva a fronte delle maggiori aperture ma diventa sempre più la nuova frontiera della precarietà per chi vi opera già oggi con orari impossibili e bassi salari.

 

Le stesse associazioni datoriali del settore riconoscono i danni di una siffatta liberalizzazione.

 

Le organizzazioni sindacali unitarie di categoria, in attesa di un incontro con la Regione fissato per i prossimi giorni, continueranno a chiedere di utilizzare i tavoli di concertazione in sede comunale per mantenere la programmazione del 2012 coerente con la legge regionale e sviluppare eventuali protocolli d’intesa che impegnino tutte le parti a condotte coerenti con quanto sperimentato positivamente a Parma negli anni scorsi.

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