La situazione del sistema penitenziario italiano è ormai drammatica
La drammatica condizione del sistema penitenziario del Paese, rispetto alla quale non sembrano manifestarsi da parte del Governo intenti risolutivi di sorta, continua a preoccupare i sindacati di categoria. In particolare per quanto riguarda il disastro organizzativo e gestionale che affligge i circa 40 mila poliziotti penitenziari non più in grado di affrontare i 1200 ingressi mensili che continuano ad aggravare ulteriormente la già precaria condizione degli istituti penitenziari, nonché la prospettiva di un piano carceri che affronta il problema prospettando quale unica soluzione – con interventi a media e lunga scadenza - l’edificazione di nuovi istituti e padiglioni senza prevedere l’adozione dei necessari interventi strutturali in grado di far invertire la tendenza sull’attuale sovraffollamento degli istituti e, soprattutto, senza alcun incremento di personale.
Tutto ciò induca SAPPE, OSAPP, UIL, CGIL e USSP per l’UGL a mantenere lo stato di agitazione nazionale del personale già dichiarato e ad organizzare per il prossimo 17 giugno una manifestazione nazionale di protesta in concomitanze e nelle vicinanze della Festa Nazionale del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Peraltro, secondo i Sindacati di Polizia Penitenziaria che rappresentano oltre il 70% del personale, la pur gradita e purtroppo tardiva convocazione fatta pervenire dal Ministro della Giustizia per il prossimo 23 giugno, nonostante la comune volontà di mantenere aperto il confronto, rappresenta comunque l’ennesimo segnale negativo e la palese riprova dell’assenza di idee e di progetti alternativi all’imminente implosione del sistema penitenziario, atteso che quella che doveva essere una discussione franca e aperta a 360 gradi in sede amministrativa e politica sulle annose e gravi patologie che affliggono l’Amministrazione e sugli inarrestabili sprechi al Dipartimento e nelle sedi periferiche si è voluta ridurre ad una mera ricerca di sacrifici ad esclusivo carico delle già ridotte unità di Polizia Penitenziaria.
Anche il piano carceri “Ionta” che doveva costituire occasione di confronto e di profonda analisi tra le parti, come a suo tempo promesso dal Ministro Alfano, è purtroppo divenuto atto unilaterale ed insindacabile appreso, ed assolutamente non condiviso, dal personale sull’intero territorio nazionale solo mediante la diffusione agli organi di Ssampa.