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Caporalato 'trasversale', una vera criminalita' del lavoro

18 Giugno 2008
Intervento di Fabrizio Ghidini, segretario generale Fillea Cgil Parma

Le dichiarazioni rilasciate da Matteo Rampini, del sindacato alimentaristi della CGIL, a Polis Quotidiano, dove si parla pubblicamente della presenza di forme di caporalato nei prosciuttifici di Langhirano, rappresentano una denuncia importante, perché consente di concentrare l'attenzione dell'opinione pubblica, delle forze economiche e delle istituzioni su un fatto che per tanti risulterà nuovo e, forse, inaspettato.

Che lavoro nero e caporalato fossero attività consolidate nel settore dell'edilizia e in altri contesti considerati "poveri" era generalmente risaputo e questo ha dato luogo ad una certa assuefazione e indifferenza ai fenomeni.

Ora il velo viene sollevato su un settore che è, anche da un punto di vista simbolico, uno dei pilastri del "made in Parma". Questo dovrebbe portare tutti a considerare che non esistono più zone franche e che la distinzione tra settori regolari e irregolari diventa sempre più difficile da marcare.

Il quadro generale si sposta verso una illegalità sempre più diffusa, il lavoro subisce un processo di svalutazione e viene trattato sempre più come merce che, come tale, si presta a traffici illeciti.

Io credo che quanto sta avvenendo non dovrebbe essere considerato un tema per soli "addetti ai lavori", cioè sindacati, enti ispettivi, associazioni economiche, ma dovrebbe diventare una questione politica e istituzionale generale su cui sviluppare un pubblico dibattito.

C’è forse chi pensa che il ramificarsi di illegalità, sfruttamento, negazione di diritti elementari per la persona, sfregio della dignità umana (ma dove vengono portati i lavoratori in nero che si infortunano?) non rappresenti un vulnus per l'intera società e un arretramento generale dei livelli di civiltà raggiunti nel nostro territorio. E forse qualcuno ritiene con questi sistemi di rafforzare l'economia di Parma, di rendere più competitive le nostre imprese edili e più redditizi i nostri prosciuttifici.

Sarebbe questo il modo migliore o più diretto per offrire prospettive migliori alle giovani generazioni?

Ormai esiste una vera e propria criminalità che si dedica al lavoro, come potrebbe dedicarsi alla droga, alla prostituzione o ad altro, e come tale va trattata. Non sono più sufficienti gli interventi dell'Ispettorato del Lavoro, anche perché le tecniche di smistamento dei lavoratori da parte dei caporali si sono modificate divenendo più difficili da perseguire direttamente sui luoghi di lavoro.

Occorre mettere in atto un lavoro investigativo e di indagine da parte della Magistratura e delle forze dell'ordine, puntando a colpire direttamente l'organizzazione di tali traffici e le strutture che li governano. E' necessario che tale scelta venga esplicitata chiaramente dando a tale fenomeno il rilievo che merita.

L'intreccio perverso tra economia legale e illegale è una grande questione, sulla quale si rischia di perdere la partita senza nemmeno averla giocata.

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