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30 settembre, CGIL: RIPRENDIAMOCI LA LIBERTÀ

28 Settembre 2017
Alle 10.00 tutti in piazza Garibaldi per dire no alla violenza contro le donne, nei fatti e nelle parole

"Sabato 30 settembre manifestiamo per dire NO alla violenza contro le donne, NO alla depenalizzazione del reato di stalking e basta a quel linguaggio e a quella narrativa con cui gli stupri e gli omicidi diventano un processo alle vittime".

Con gli hastag #riprendiamocilalibertà #stopviolenzasulledonne #stopviolenceagainstwomen #differentlanguage #stalking #freedom la CGIL ha lanciato una campagna e una iniziativa a livello nazionale, declinata su tutti i territori, per tornare a dire NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE, per chiedere agli uomini, alla politica, ai media alla magistratura, alle forze dell'ordine più responsabilità nei comportamenti e nel linguaggio, e mettere alla berlina ogni tentativo di depenalizzazione dello stalking insieme alla becera narrativa con cui gli stupri e gli omicidi diventano un processo alle vittime.

A Parma è in programma una manifestazione per sabato 30 settembre, alle ore 10, in piazza Garibaldi, a cui potranno aderire tutti coloro che ritengano che la violenza contro le donne sia una sconfitta per l'intera società. I partecipanti sono invitati a portare con sè un accessorio (cappello, scarpe, foulard, borsetta o altro) di colore rosso, e un libro significativo sul tema.

Contestualmente è stato lanciato un appello che è possibile sottoscrivere al link:

http://www.progressi.org/avetetoltoilsensoalleparole (testo in calce).

 

LA STAMPA È INVITATA.

 

L'appello

Avete tolto senso alle parole.
Volete togliere senso ai numeri che parlano di un dramma. Non sapete quanto pesa denunciare e quale scelta sia. Ogni denuncia porta con sè la nuova violenza di cronache morbose, pornografiche, che trasformano le vittime in colpevoli. 

Non sapete dare un senso al silenzio che le donne scelgono, o a cui sono costrette e lo occultate nelle statistiche che segnano una lieve diminuzione delle denunce, seppellendo nei numeri il peso permanente della violenza, degli stupri, dei femminicidi.

Avete tolto senso alle parole quando trasformate la violenza contro le donne in un conflitto etnico, razziale, religioso.

Avete tolto senso alle parole quando difendete il vostro essere uomini, senza pensare all'ulteriore violenza che infliggete: donne nuovamente vittime, oggetto dei vostri conflitti di supremazia.

Quando riecheggia il fatidico “dove eravate?”, vorremmo noi chiedervi “dove siete?” Siamo uscite dal silenzio, abbiamo detto se non ora quando ed ancora nonunadimeno. Abbiamo colorato piazze, città, la rete, le nostre vite perché vogliamo vivere ed essere libere.

Reagiamo con la forza della nostra libertà all'insopportabile oppressione del giudizio su come ci vestiamo o ci divertiamo.

Ci vogliamo riprendere il giorno e la notte, perché non c'è un "mostro" o “un malato” in agguato, ma solo chi vuole il possesso del nostro corpo, della nostra mente, della nostra libertà. Non ci sono mostri o malati,ma solo il rifiuto di interrogarsi, il chiamarsi fuori che alla fine motiva e perpetua la violenza.

Le parole sono armi, sono pesanti lasciano tracce profonde ed indelebili, determinano l'humus in cui si coltiva la "legittimità" della violenza, la giustificazione dell'inversione da vittima a colpevole.

Ci siamo e continueremo ad esserci per riaffermare che la violenza contro le donne è una sconfitta per tutti e ci saremo ancora perché vogliamo atti e risposte:
- La convenzione di Istanbul è citata, ma non applicata, farlo!

- La depenalizzazione dello stalking, va cancellata - ora!-
- La cultura del rispetto si costruisce a partire dalla scuola, dal senso delle parole, si chiama educazione!
- Agli operatori della comunicazione tutti, chiediamo che ci si interroghi e si decida sul senso dell'informazione, sul peso delle parole ed esigiamo la censura di chi si bea della cronaca morbosa.
- Ancora una volta risorse e mezzi per i centri antiviolenza, case sicure, e norme certe per l'inserimento al lavoro.
- Vogliamo che venga diffuso e potenziato il servizio di pubblica utilità telefonico contro la violenza sessuale e di genere, adesso!
- Alla magistratura e alle forze dell'ordine, che venga prima la parola della donna in pericolo, della donna abusata, che non si sottovaluti, che non si rinvii, che si dia certezza e rapidità nelle risposte e nella protezione.

Chiediamo a tutti, pesate le parole. Sappiate che non si può cancellare la nostra libertà.

 

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