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MORIR SI` GIOVANE E IN ANDROPAUSA - Teatro delle Briciole, secondo appuntamento della rassegna IL FUTURO DEL LAVORO, in collaborazione con CGIL, CISL e UIL di Parma

1 Febbraio 2013

1 Febbraio – Ore 21:00

TEATRO AL PARCO

MORIR SI` GIOVANE E IN ANDROPAUSA

Secondo appuntamento de Il futuro del lavoro, iniziativa realizzata in collaborazione con Cgil, Cisl, Uil: un viaggio nella generazione senza futuro, i giovani e il lavoro nell`era del precariato a vita

http://www.solaresdellearti.it/img/eventi/MorirsigiovaneDario%20De%20Luca-web.JPG

MORIR SÌ GIOVANE E IN ANDROPAUSA
ATTO UNICO IN 8 QUADRI E CANZONI

di  Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi
con Dario De Luca
e con Omissis Mini
Orchestra
Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni)
canzoni e musica Giuseppe Vincenzi
arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello
costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari
suono Andrea Dodaro
luci Gennaro Dolce
organizzazione Settimio Pisano
regia Dario De Luca
produzione Scena Verticale

Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell`età giovane...che non ha ancora l`età per.. contrapposto a vecchio (anagraficamente)”. 
Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia.
Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore.
E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile.
Alla fine della “Traviata”, la giovane Violetta, consumata dalla tisi e in procinto di morire, con l’ultimo fiato che le resta nel petto, riesce a mormorare “Gran Dio, morir sì giovane, io che penato ho tanto!”.
Pochi semplici e brevi versi, immortalati dalle note del grande Verdi, che trasmettono tutta la sofferenza, lo sconforto e la disperazione di una giovane che muore nel fiore degli anni.

E come Violetta, oggi è questa generazione che muore.

 

Un progetto con canzoni dalle liriche semplici e con monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana.

Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta-quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.

 

1. Prologo (monologo)
2. Giovani prigionieri
3. Il codice Zubar (monologo)
4. Cerco lavoro
5. I laureati (monologo)
6. Fuori corso, ma dentro il Parlamento
7. Le fobie (monologo)
8. La cultura non è un lusso

9. Il fobico e il dottore (monologo)
10. Voglio fare il concorrente
11. I miracoli italiani (monologo)
12. Dimettiti
13. Poltrone e sofà (monologo)
14. Hasta la vista
15. Epilogo (monologo)
16. L’ultimo tango

OMISSIS MINI ORCHESTRA
La Omissis Mini
Orchestra si forma intorno ad un progetto di teatro-canzone della compagnia Scena Verticale. Nasce in una terra, la Calabria, dove gli omissis sono una convenzione insita nelle nostre azioni quotidiane. Persino i documenti pubblici prodotti dalla Regione Calabria sono pieni zeppi di omissis. Succede quando la trasparenza è imposta per legge e chi deve far applicare quelle leggi ne farebbe volentieri a meno. Un popolo come quello calabrese trova nell’omissis la legittimazione di un atteggiamento omertoso che qualcuno afferma essere, ahinoi, una delle anomalie antropologiche del nostro meridione.

La OMO, fortemente voluta da Dario De Luca, è composta da Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni).

Morir sì giovane e in andropausa è il loro primo spettacolo.

 

GIUSEPPE VINCENZI

Pianista, compositore, autore e ingegnere informatico, ha all’attivo sei album di teatro-canzone. Nel 2010 la trasmissione radiofonica Diario di un precario sentimentale, di cui è autore delle musiche, vince il Premio Massimo Billi, Radio RAI3. Nel 2008 viene inserito nell`album “Note d`Autore”, accanto a Giorgio Conte e S.LA.M. Project, con i brani Ipocrita per quieto vivere e Internauta depresso. E’ finalista nel 2006 al Premio Mia Martini con il brano Sopra un filo (Vincenzi/Silipo), cantato da Elisa Palermo. Nel 2003 con Francesco Silipo fonda il duo PianoCorti con il quale porterà in scena numerosi spettacoli musicali. Sempre nel 2003 viene inserito nell`Antologia Fonopoli "Parole in movimento" con il testo T`aspettavi che dicessi. Scrive musiche per il teatro collaborando con il Centro RAT-Teatro dell’Acquario, il Teatro della Ginestra, La Compagnia degli Untori e il Teatro della Vicinanza ed è autore di colonne sonore per corto e mediometraggi. È autore della trasmissione radiofonica CubaLibri - Un cocktail di pensieri all’ora dell’aperitivo, andata in onda per due stagioni (2008 e 2009) nel palinsesto di Radio Sapienza. Dal 2005 al 2007 è autore e conduttore della rubrica internet  PianoCortissimo, il podcast degli artisti in Calabria. Per vivere svolge mansioni di ingegnere del software presso il Groupe AUSY  a Valbonne (Francia).

 

DARIO DE LUCA
Regista, drammaturgo e attore calabrese nel 1992 fonda con Saverio La Ruina la compagnia Scena Verticale e dirige dal 1999 Primavera dei Teatri, festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea. E’ presente, con gli spettacoli della compagnia, nei maggiori festival e teatri italiani e all’estero. Il testo La Stanza della memoria (La Mongolfiera, 1998), scritto con Saverio La Ruina, è segnalato al Premio Nazionale Teatrale Città di Reggio Calabria ‘96. Il testo U Tingiutu. un Aiace di Calabria (Abramo Editore, 2010) è finalista al Premio Riccione per il Teatro 2009. Sempre col Tingiutu, nel 2011 vince il Premio Antonio Landieri - Teatro di Impegno Civile III edizione come migliore attore. Lo spettacolo è anche nella cinquina dei finalisti per la categoria Miglior Spettacolo. All’attività della compagnia sono stati inoltre assegnati nel 2002 il Premio G. Bartolucci 2011 “per una realtà nuova”; nel 2003 il Premio della Critica assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro; nel 2010 il Premio Speciale UBU 2009 al festival Primavera dei Teatri - X edizione. Da diversi anni svolge attività didattica e di laboratorio; opera nel campo del sociale con progetti finalizzati al recupero di soggetti svantaggiati e/o considerati a rischio. Vanta poche ma significative incursioni nel cinema italiano di qualità. Ha due figli, Paolo e Greta, che considera le sue migliori produzioni.

 

 

RASSEGNA STAMPA

La vena pop di Scena Verticale.

Sempre a Castiglioncello sorprende la virata di Dario De Luca, fondatore e anima con Saverio La Ruina del gruppo di Scena Verticale, che con Morir sì giovane e in andropausa, atto unico in otto quadri e canzoni, calca le scene come un front man di provata esperienza pop-rock, sostenuto con bella enfasi dalla Omissis Mini Orchestra (canzoni e musica di Giuseppe Vincenzi). Il tema dello spettacolo non tradisce la natura grintosa, impegnata e spesso di denuncia che hanno i lavori di Scena Verticale " qui dedicata alla gerontocrazia che congela i giovani e condanna al limbo le generazioni di mezzo -, ma con arguzia divertita, una fuga sonora con impeto rock. Se non ci resta che ridere, sembra intendere De Luca, facciamolo con intelligente ironia, senza abbassare la guardia.                              l’Unità - Rossella Battisti - 13 luglio 2012

 

 

La dialettica a teatro può diventare godimento. Inquadrare il descritto da renderlo traccia cutanea. Quando e se è efficace: non autoreferenziale, universale e dilettosa. Che sciorini da un microfono, da un coro, o sia voce di corpi, o artifici visuali contemplativi. Che venga veicolata dalla musica o dettagliata grazie al canto.
Il teatro canzone è un genere mosca bianca per storia e godibilità. Basterebbe pensare alla poca attenzione destinata da pubblico e artisti dopo Gaber. Probabilmente per il timore del dissacrare un raggiungimento qualitativo giunto all’apice di perfezione, da risultare icona sacra-nicchia da non far altro che venerare. Spolverandone la teca di tanto in tanto. O perché intimoriti, i teatranti, nel misurarsi con un genere non comodissimo, per cui risultare bene è davvero coraggioso.
Onore dunque al semplice tentativo, ai ragazzi di Scena Verticale alle prese con il nuovo spettacolo itinerante Morir sì giovane e in andropausa
- sì, la frase, per metà, è quella esclamata da Violetta ne La Traviata. Quando poi il coraggio è premiato dalla godibilità dell’allestito, è en plein.
Debuttante al festival di Castiglioncello, il tracciato riscuote successi di pubblico (e che pubblico), e critica (e che critica). E dissensi. Ma diceva qualcuno altolocato intellettualmente che il dissenso alimenta la democrazia; e se qui da noi in cui il concetto sta diventando sempre più relativo, che ben vengano allora le voci contro.
Sull’Italietta Dario De Luca e la Omissis Mini Orchestra
- Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti, loop), Emanuele Gallo (basso), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica, conchiglie) Francesco Montebello (batteria e percussioni) - fa ridere, commuovere, riflettere, nelle due ore di messinscena alternando il monologare scritto e interpretato da De Luca al musicato arrangiato e composto da Giuseppe Vincenzi.
Gustoso. Sarà per la pertinenza dei testi alla dimensione socio-culturale attuale, critica, affrontata in scena senza mai ricorrere al retorico o scemare nel petulante. Riflettendo invece attraverso il ricamare un linguaggio scenico espressivo di efficacia cristallina, veicolato dall’andatura confortevole delle note. Sarà per il recitato/cassa di risonanza, tracciando con ironia, di un sentire comune esplicitato in un taglio croccante, di alta godibilità, divertente. Avrebbe annuito Jean Jenet fosse stato spettatore: un modo per specchiarsi sul palco, per chi osserva dalla platea, in sembianze quali non si riuscirebbe a essere.
Un’indagine alla maniera di Gaber, prendendo in prestito la satira alla Paolo Rossi dei tempi migliori, confezionata con i segni riconoscibili del tratteggio teatrale di De Luca. Spontaneità e talento, ingegno drammaturgico e grammatica di scena scorrevole, leggerezza e riflessione. Ascoltando resoconti tragicomici che sono sotto gli occhi di tutti ma nessuno apre bocca per parlare. Per paura di quei padroni che Dario De Luca, sul palco, sbeffeggia, con tanto di nomi e cognomi. Applausi.                        Il Tamburo di Kattrin
- Emilio Nigro - 14 agosto 2012

 

[…] Infine Dario De Luca, di Scena Verticale, cambia decisamente il registro del suo teatro e, appoggiandosi sulle parole di Giuseppe Vincenzi, in Morir sì giovane e in andropausa - atto unico in otto quadri e canzoni - riporta in auge in modo personale il teatro-canzone di gaberiana memoria per parlare del tema attualissimo della precarietà. Parla e canta di tante cose Dario, partendo proprio dai molti aspetti della sua condizione di attore, precario, giunto ad un`età che manca decisamente di confini definiti. Parla e canta quindi del concetto abusato di giovane, dell`età fragile dei quarantenni dove nulla è certo, inventando neologismi per entrare di petto in un periodo come il nostro, dove nulla può essere dato più per scontato. E spesso lo fa partendo dalla sua Calabria, dove ancor più la morsa dell`incertezza ha sempre condizionato il futuro di uomini e donne. Non tutto il repertorio delle invettive è dello stesso livello, e qualche volta si rischia la facile demagogia, ma la sincerità degli accenti, che si mescola all`ostentato sarcasmo per una realtà non più sostenibile, rende lo spettacolo accattivante e necessario. La Omissis Mini Orchestra, coinvolta per l`occasione, asseconda perfettamente le intenzioni del protagonista, producendosi anche in momenti di godibile teatralità.                     Krapp’s Last Post, Mario Bianchi, 10 Luglio 2012.

 

 

[…] Abbiamo sentito Scena Verticale. Si, sentito perché “Morir sì giovane… e in andropausa” proposto da Dario De Luca e la sua band è il primo vero ritorno al genere del teatro canzone dalla morte di Gaber, che tenti di andare oltre Gaber. E’ un primo passo, musicalmente interessante, teatralmente da studiare per testi e pause, che fa scoprire un talento di De Luca su cui non ci sentiamo di mettere, come nella trasmissione della Dandini, il timbro “rifiutato dallo sponsor”. C’è coraggio in questa scelta. Serve volare più in alto con i testi, lasciando da parte alcuni trucchi del mestiere del teatro, perché Giorgio è sempre lì in alto che guarda. C’era pure chi gli chiedeva il cd. Così terribile quindi per il pubblico non deve essere stato. Certo per noi fottuti puristi e male lingue, un cambio di rotta, una cosa così diversa... Ma vaffanculo sti critici: senza ardimento non nasce il nuovo. Vai Dario! Serve più poesia e coraggio, però. Coraggio! […]

                  Krapp’s Last Post,  Renzo Francabandera, 14 agosto 2012

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