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Welfare post covid, esperienze che diventano proposte

10 Giugno 2020
CGIL, CISL e UIL provinciali lavorano a un documento per il territorio

In questi mesi travagliati e difficili caratterizzati dall'emergenza Covid 19, CGIL, CISL e UIL territoriali hanno partecipato costantemente al tavolo della Prefettura ed ora partecipano al tavolo costituito dalla Provincia, insieme a tutte le realtà economico-associative del territorio, per declinare e promuovere i protocolli di salute e sicurezza che rappresentano il punto di riferimento per poter accedere ai luoghi di lavoro ma anche ai servizi di varia natura, a tutela tanto degli operatori quanto dell'utenza. Un impegno e una esperienza che nel prossimo futuro i sindacati intenderebbero mettere a disposizione, proponendosi come parte attiva nell'elaborazione di strategie relativamente ad un ripensamento complessivo del welfare.

Tra i tanti problemi ancora da risolvere rispetto alla "fase 2" ve ne sono due particolamente delicati e stringenti: il primo attiene al complesso dei servizi-socioassistenziali, per i quali in questa fase non solo mancano le linee guida per le riaperture, fatti salvi i centri per i disabili, ma che essendo l'anello debole della filiera socio-sanitaria richiedono maggiori investimenti. Si attendono indicazioni per la riattivazione dei centri diurni, la cui chiusura crea molti disagi e incertezze alle famiglie, e numerose sono le problematiche rispetto alle case di riposo accreditate, in termini di gestione del personale e dell'utenza.

A tali questioni si aggancia, secondo le organizzazioni confederali, il tema di una intensificazione dello sviluppo della domiciliarità, strettamente connesso al tema dell'invecchiamento della popolazione, per il quale sarebbe fortemente auspicabile l'attivazione di un tavolo permanente che attui un monitoraggio puntuale, tale da permettere, nei prossimi dieci-venti anni, di convertire il nostro sistema di welfare in direzione diversa da quella attuale: in un'ottica di innalzamento dell'aspettativa di vita, infatti, l'attuale sistema non potrà più rispondere a tutte le richieste di presa in carico socio-sanitaria, e sarà necessario offrire soluzioni alternative basate appunto sulla domiciliarità assistita, anche con il supporto della domotica, delle nuove tecnologie, dei servizi di telemedicina che stiamo già imparando a conoscere.

Per fare ciò occorrono investimenti e pianificazione che vadano oltre una logica di emergenza ma che dall'emergenza prendano spunto per fare proposte di prospettiva più lunga e lungimirante, compreso il fatto che le stesse CRA potrebbero essere ripensate contemplando un ruolo diverso, di maggiore coinvolgimento, delle famiglie e dei parenti dei pazienti, così da facilitare le comunicazioni e le interazioni in situazioni di criticità come quelle sperimentate con i recenti contagi.

L'altro segmento di notevole problematicità è quello dell'ambito dei servizi educativi: la chiusura dei nidi, degli asili e di tutte le scuole di ogni ordine e grado ha comportato infatti serie conseguenze e difficoltà, non solo sul piano dell'accesso all'istruzione, ma anche alle famiglie, alle lavoratrici e ai lavoratori, per l'impossibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro con la presenza fisica dei figli in casa.

Questo rimane un tema per molti aspetti irrisolto, in quanto ad oggi l'unica novità concreta riguarda le linee guida per i centri estivi, promosse dalla regione Emilia-Romagna peraltro con diverse contrarietà di merito delle organizzazioni sindacali che avevano presentato proposte diverse. Ma resta ancora tutta aperta la questione dell'accesso "fisico" di studentesse e studenti alla scuola, in quanto siamo ancora in una fase in cui mancano indicazioni chiare sulla riapertura degli istituti scolastici a settembre e le relative modalità. A tale proposito le organizzazioni sindacali non possono esimersi dall'interrogarsi su cosa attenda i giovani, che necessitano di frequentare la scuola in modo pieno e con particolare attenzione ad un accesso davvero democratico all'istruzione, accesso che da marzo ad oggi ha visto penalizzati tutti coloro che, a causa di condizioni di fragilità economica o sociale, hanno scontato una scarsità delle dotazioni tecnologiche e della connettività necessari alla didattica a distanza.

Un welfare prossimo futuro, infine, dovrebbe vedere maggiormente valorizzate le Case della salute come luoghi di reale integrazione di servizi socio-sanitari (così come dovevano essere in origine), con équipe multidisciplinari che prendano in carico la persona nel suo complesso, ponderando la reale necessità di prestazioni ed interventi e condividendo dei percorsi efficaci.

Su tutti questi desiderata per l'ambito socio-sanitario CGIL, CISL e UIL proporranno in Conferenza Sociale e Sanitaria Territoriale un articolato documento, nella consapevolezza che innanzitutto quello che occorre è la condivisione e la volontà da parte della politica di portare avanti una rete di servizi socio-assistenziali più efficente, ramificata e partecipata sul territorio, e l'impegno ad investire le risorse necessarie per non farsi trovare impreparati di fronte alle inevitabili sfide future.

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