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Unioni e fusioni

10 Dicembre 2015
Il punto di vista di CGIL e FP Bassa est

In questi mesi si sta dibattendo, con sempre più insistenza, sull'opportunità di dare vita ad unioni e fusioni di Comuni. La Bassa Est, in cui sono presenti ad oggi tre Comuni (Sorbolo, Mezzani e Colorno), alla quale potrebbe aggiungersi a breve il Comune di Torrile, è una unione nata a step; dapprima con i Comuni di Sorbolo e Mezzani, che già oggi condividono la totalità delle funzioni, e poi con quello di Colorno, che condivide sette funzioni.

L'unione Bassa Est, a differenza di molte delle unioni nate sul territorio provinciale, ha un pregio: quello di non aver creato sovrastrutture e quindi di essere snella, nata, davvero, con lo spirito di superare il campanile per far fronte, uniti, alla sfida ogni anno più complicata di far quadrare i conti garantendo contemporaneamente efficacia ed efficienza dei servizi erogati ai cittadini.

CGIL e FP CGIL di zona considerano fondamentale il tema della gestione associata dei servizi dei Comuni, e da almeno un decennio lo pongono all’attenzione degli amministratori del territorio. Ma se tale discussione era strategica, ora, in tempi di spending review selvaggia (che non fa distinzione tra Comuni virtuosi e non), risulta vitale.

I continui tagli costringono le amministrazioni a gravare sulle tasche dei cittadini aumentando addizionali ed imposte (TASI e IMU), rette e tariffe per far cassa, nonché creando difficoltà continue nel fare investimenti, a causa del patto di stabilità.

In questo scenario scarsamente confortante occorre muoversi con velocità, ma soprattutto con una strategia mirata e di prospettiva che consenta di migliorare il buon lavoro fatto fin qui, elaborando un chiaro percorso politico per la futura unione allargata anche al Comune di Torrile. Un percorso che non escluderebbe anche la fusione di più Comuni già presenti in unione, e che risulta l’unico realizzabile, percorribile e vantaggioso in tempi brevissimi.

Le norme vigenti in materia di fusioni oggi garantiscono una serie di benefici derivanti dai finanziamenti e dallo sblocco del patto di stabilità, sia in termini di spesa corrente che, soprattutto, di capacità di investimento, almeno per i comuni virtuosi. Per questo CGIL e FP pensano che le Amministrazioni debbano valutare questa opportunità per incassare e spendere a favore dei cittadini i benefici derivanti da tali operazioni, dando agli Amministratori l’opportunità di svolgere il proprio ruolo politico sbloccando risorse per il territorio che creino sviluppo e lavoro e consentendo il contenimento di rette e tariffe. Questo è quello che chiedono oggi i cittadini. Uno dei modi per rispondere adeguatamente sono appunto le fusioni.

In questa discussione occorre non dimenticare i dipendenti. Se i Comuni del nostro territorio sono virtuosi, se i servizi, tra mille difficoltà e scarsità di risorse possono essere erogati, lo dobbiamo anche e soprattutto a loro, che spesso sono costretti ad improvvisarsi in mille funzioni, che negli anni sono rimaste scoperte a causa del blocco del turn over. È grazie ai dipendenti ed alla loro professionalità se si possono fare progetti e servizi innovativi, questo dopo anni di mancato rinnovo contrattuale.

In un percorso di unione e di fusione andranno dunque tenute in debita considerazioni le richieste sia dei dipendenti che dei cittadini. Per questo il sindacato non intende sottrarsi ad un confronto costante e continuo, e ritiene che si possa aprire un tavolo di confronto dedicato per dibattere sul tema unioni e fusioni; ma occorre farlo in tempi celeri, per evitare di incappare nella malaugurata ipotesi che il Governo decida di stringere la cinghia sui benefici.

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