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Una storia di ordinaria ingiustizia

24 Maggio 2016
Istituto Parma Qualità (IPQ) di Langhirano non esegue sentenza di reintegra di un lavoratore licenziato

C'era una volta, e c'è ancora, la possibilità di licenziare ingiustamente un lavoratore.

Questa è la storia di un dipendente di una prestigiosa azienda parmense, la IPQ di Langhirano, che si occupa di certificazione in ambito alimentare. Licenziato oltre 2 anni fa, a gennaio 2014, il Giudice del Lavoro di Parma ne sentenzia il reintegro lo scorso 30 dicembre, ritenendo evitemente illegittimo il provvedimento. Ma - misteri delle imprese - l’azienda ad oggi non ha ancora provveduto a dare corso alla reintegra.

Va precisato che tali provvedimenti sono precedenti all'approvazione del Jobs Act, ad ennesima riprova che in Italia è sempre stato possibile licenziare, con o senza articolo 18, anche ingiustamente, e pure in aziende con più di 15 dipendenti (l’Istituto Parma Qualità ne occupa oltre 50).

Tale condotta aziendale, fortemente condannata dalla FLAI CGIL di Parma che assiste il lavoratore dall’inizio della vertenza, si colloca innegabilmente nel solco della peggior tradizione padronale: parliamo infatti di una dirigenza che in modo arbitrario e unilaterale si permette di non applicare una sentenza senza nemmeno fornire spiegazioni al lavoratore interessato, che da oltre 2 anni è in kafkiana attesa di conoscere la propria sorte. Giova ricordare che l'Istituto Parma Qualità è deputato dal Consorzio del Prosciutto di Parma (il quale è nel CdA dello stesso IPQ) a certificare la qualità dei prodotti tutelati (Prosciutto D.o.p. di Prma) dal Consorzio medesimo e a supervisionarne i processi di produzione e confezionamento.

Il sindacato non intende abbandonare il lavoratore e non lascerà nulla di intentato per ristabilire quella che dovrebbe essere la regola (ovvero la sentenza di un Tribunale) e che troppo spesso si trasforma, nel più assordante silenzio, in ordinaria ingiustizia.

 

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