Questa sera la fiaccolata che partirà da barriera Repubblica alle ore 18
In Tunisia la rivolta popolare non si arresta, nonostante la fuga del presidente Ben Alì. La situazione politica e istituzionale del paese rimane confusa e pericolosa: non è chiaro a chi sia avvenuto e con quali riferimenti costituzionali il passaggio dei poteri; permane lo stato di emergenza e il rischio di una dura repressione delle manifestazioni popolari, come nei giorni precedenti la fuga del presidente; non è chiaro se l’esercito accetterà di accompagnare un processo democratico e di dialogo o sceglierà una strada golpista. Molto dipenderà anche dalle pressioni dei governi e dell’Unione Europea, che solo tardivamente e contraddittoriamente hanno ammonito Ben Alì. Fino all’altro giorno, secondo fonti delle organizzazioni umanitarie, non meno di 66 morti, un numero imprecisato di feriti e arresti di massa.
Fin dal primo momento la Cgil ha espresso la propria più ferma condanna per la repressione, il cordoglio per le vittime e la solidarietà ai manifestanti e al sindacato UGTT, e ha chiesto alle autorità tunisine l’apertura di un confronto democratico con il sindacato e le forze che rappresentano la protesta.
Una protesta che esprime il disagio giovanile e sociale contro l’aumento dei prezzi di generi alimentari di prima necessità, la disoccupazione che raggiunge livelli insostenibili, la mancanza di prospettive per il futuro, la stanchezza per gli episodi di corruzione governativa.
Ma, insieme al disagio sociale, il filo conduttore delle manifestazioni è anche la richiesta di democrazia e diritti.
Quanto sta accadendo in Tunisia è la conferma della necessità di una vera politica europea di integrazione nel bacino del Mediterraneo e di soluzione dei conflitti nella regione del Medio Oriente.
Economie sviluppatesi sullo sfruttamento delle energie non rinnovabili senza redistribuzione della ricchezza e senza investimenti produttivi, società chiuse tra nazionalismi e l'avanzare dei fondamentalismi religiosi; sistemi politici tollerati, quando non apertamente sostenuti dalla stessa Europa e dalla comunità internazionale.
Oggi, le crisi in corso in Tunisia, Algeria e Libano, sommate al cambio che dovrà avvenire entro breve nell'Egitto di Mubarak, alla mancata soluzione dei conflitti storici tra Israele ed i Palestinesi, e tra il Marocco ed il popolo Saharawi, chiedono una forte e chiara presa di posizione di tutta la comunità internazionale, onde evitare che siano solo i lavoratori, i disoccupati, le donne ed i giovani a dover affrontare, denunciare e combattere, pagando con la propria vita, il perpetuarsi delle più elementari violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Per tutti questi motivi anche la Cgil di Parma ha deciso di esprimere solidarietà alla comunità tunisina, partecipando questa sera alla fiaccolata che partirà, alle ore 18, da Barriera Repubblica.