Nota stampa di Lisa Gattini, responsabile Coordinamento Donne CGIL Parma
“C'è forse una consapevolezza che sta crescendo e che
avanza in Paesi che crediamo molto lontani ed a volte, per noi, ancora avvolti
nel mito delle Mille e una Notte? L'India, assieme alla Cina, sono fra i Paesi
a più alto tasso di industrializzazione che porta con sé cambiamenti
irreversibili ed epocali. Lo stupro di gruppo che ha ucciso una ragazza di 23
anni a New Dehli, aggredita su un autobus, ha accentuato segnali di un
malessere sociale in un Paese che sta cambiando molto velocemente. L'India
rurale lascia il passo ad un India industriale, urbanizzata, in un Paese enorme
in cui si avvia il processo di costruzione di una diversa identità collettiva.
La protesta è diventata anche protesta politica che gli osservatori ritengono
portata avanti dai giovani e dalla classe media urbana.
Ma raramente il cambiamento investe in uguale misura il
rapporto fra i generi. Nel bene e nel male.
La sfera della affettività, della tradizione legata ai
comportamenti sociali rimane protetta da uno scudo di tradizioni consolidate
nei secoli e dure a morire. In India lo stupro è il reato meno perseguito e
trova nel sentire collettivo giustificazioni che lo riconducono ad un agire
poco accorto delle donne, al loro uscire alla sera, al loro abbigliamento, al
loro atteggiamento.
Lo sappiamo bene anche noi donne, nel nostro Paese, che
oggi semmai fa i conti con la de-industrializzazione, che nonostante tutte le
battaglie portate avanti dalle donne, e tutti i traguardi ottenuti e tutti i
progetti per arrivare ad un riconoscimento pieno e vero di pari dignità sul
piano sociale ed economico, la cronaca ci consegna ogni giorno episodi di
violenza sulle donne, dalle percosse all'omicidio. Così come ancora dobbiamo
prendere atto di interventi a giustificazione della violenza su di noi che non
sono molto distanti da quelli espressi nei confronti delle vittime degli stupri
in India, valga per tutti il monito del Sacerdote di San Terenzo a Lerici.
In Italia la battaglia l’abbiamo iniziata tanti anni fa
e siamo ad un punto molto più avanzato rispetto a quanto accade in India. Il
lavoro e le donne che lavorano, l'acquisizione di una indipendenza economica
sono state la pietra miliare che ha consentito di avviare e consolidare il
processo. Abbiamo ancora tanto da fare soprattutto nell'ambito della educazione
alle differenze di genere e della sensibilizzazione. Ci aiuta la rete, con le iniziative
spontanee di gruppi di donne che si spendono per promuovere la lotta contro la
violenza e la parità di genere. Ci facilita il diverso rapporto che le nuove
generazioni hanno nei confronti del ruolo all'interno della coppia. Sarà
determinante la quota di donne che entreranno, senza discriminazioni di
mansione e di retribuzione, nel lavoro.
L'India conduce la nostra riflessione a guardare
indietro, al nostro passato, a sottolineare i progressi e tuttavia, come in uno
specchio che rimanda l'immagine, a coglier
ancora i contorni della donna intesa come preda, come proprietà, come
corpo non autonomo, ancora la traccia chiara del percorso che dobbiamo
completare”.