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“Stupri in India, civiltà allo specchio”

14 Gennaio 2013
Nota stampa di Lisa Gattini, responsabile Coordinamento Donne CGIL Parma

“C'è forse una consapevolezza che sta crescendo e che avanza in Paesi che crediamo molto lontani ed a volte, per noi, ancora avvolti nel mito delle Mille e una Notte? L'India, assieme alla Cina, sono fra i Paesi a più alto tasso di industrializzazione che porta con sé cambiamenti irreversibili ed epocali. Lo stupro di gruppo che ha ucciso una ragazza di 23 anni a New Dehli, aggredita su un autobus, ha accentuato segnali di un malessere sociale in un Paese che sta cambiando molto velocemente. L'India rurale lascia il passo ad un India industriale, urbanizzata, in un Paese enorme in cui si avvia il processo di costruzione di una diversa identità collettiva. La protesta è diventata anche protesta politica che gli osservatori ritengono portata avanti dai giovani e dalla classe media urbana.

Ma raramente il cambiamento investe in uguale misura il rapporto fra i generi. Nel bene e nel male.

La sfera della affettività, della tradizione legata ai comportamenti sociali rimane protetta da uno scudo di tradizioni consolidate nei secoli e dure a morire. In India lo stupro è il reato meno perseguito e trova nel sentire collettivo giustificazioni che lo riconducono ad un agire poco accorto delle donne, al loro uscire alla sera, al loro abbigliamento, al loro atteggiamento.

Lo sappiamo bene anche noi donne, nel nostro Paese, che oggi semmai fa i conti con la de-industrializzazione, che nonostante tutte le battaglie portate avanti dalle donne, e tutti i traguardi ottenuti e tutti i progetti per arrivare ad un riconoscimento pieno e vero di pari dignità sul piano sociale ed economico, la cronaca ci consegna ogni giorno episodi di violenza sulle donne, dalle percosse all'omicidio. Così come ancora dobbiamo prendere atto di interventi a giustificazione della violenza su di noi che non sono molto distanti da quelli espressi nei confronti delle vittime degli stupri in India, valga per tutti il monito del Sacerdote di San Terenzo a Lerici.

In Italia la battaglia l’abbiamo iniziata tanti anni fa e siamo ad un punto molto più avanzato rispetto a quanto accade in India. Il lavoro e le donne che lavorano, l'acquisizione di una indipendenza economica sono state la pietra miliare che ha consentito di avviare e consolidare il processo. Abbiamo ancora tanto da fare soprattutto nell'ambito della educazione alle differenze di genere e della sensibilizzazione. Ci aiuta la rete, con le iniziative spontanee di gruppi di donne che si spendono per promuovere la lotta contro la violenza e la parità di genere. Ci facilita il diverso rapporto che le nuove generazioni hanno nei confronti del ruolo all'interno della coppia. Sarà determinante la quota di donne che entreranno, senza discriminazioni di mansione e di retribuzione, nel lavoro.

L'India conduce la nostra riflessione a guardare indietro, al nostro passato, a sottolineare i progressi e tuttavia, come in uno specchio che rimanda l'immagine, a coglier  ancora i contorni della donna intesa come preda, come proprietà, come corpo non autonomo, ancora la traccia chiara del percorso che dobbiamo completare”.

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