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“Strage di Firenze, anche Parma non è immune dal proselitismo xenofobo”.

15 Dicembre 2011
Dichiarazione di Raffaele Tagliani, segretario confederale Cgil Parma con delega alle politiche per l’immigrazione

“Lascia attoniti la cronaca della strage compiuta a Firenze ai danni di alcuni ambulanti senegalesi. Sono fatti che rimandano a quella lucidissima cattiveria, repressa chissà quante volte, meditata e cinicamente compiuta, della strage di questa estate in Norvegia. Le somiglianze riguardano la crudeltà messa in atto, l’evidente disumanità mostrata, ma anche altri due non secondari elementi: gli obiettivi su cui scaricare la propria crudeltà e la non considerazione - al pari di oggetti inanimati - delle proprie vittime: l'odio che si può esprimere solo estirpando l'oggetto odiato (neppure il soggetto) senza avere alcun senso di colpa.

Dicevo, il lato che accomuna le vittime di questi fatti. Ovvero la loro diversità, la loro alterità, che nel caso della strage norvegese era rappresentata dalla volontà dei giovani laburisti di progettare un futuro di uguaglianza e integrazione e che nella strage di Firenze si incarna nel fatto di essere stranieri, senegalesi: in entrambi i casi le vittime diventano portatori di soggettività diverse dal criminale ordine mentale del carnefice.

I giovani progressisti norvegesi rei di essere artefici di un nuovo disordine, colpevoli di aprire le porte al caos, così come lo stragista di Firenze considera alieno, infetto e quindi da estirpare ferocemente, colui che non rientra nel suo presunto ordine sociale. Da cui la necessità, di chi si ritiene evidentemente puro e superiore, di intervenire compiendo l'atto legittimo - in quanto vendicatore – contro l'offesa subita.

Viene da chiedersi dove la nostra società si stia dirigendo su questo asse inclinato verso la barbarie.

L’ergersi a vendicatore di presunte offese, diventa ovviamente ancora più facile da compiersi quando davanti hai il capro espiatorio di tutti i mali del mondo. Ed ecco che i giovani senegalesi, colpevoli di vendere abusivamente la loro mercanzia così sfacciatamente alla luce del sole, di sporcare, con la loro presenza, le belle piazze rinascimentali del nostro bel Paese, incarnano fin troppo facilmente la causa delle proprie frustrazioni.

Cosa importa se poi alla fine i potenti sono sempre quelli, se gli offesi di oggi hanno a mani piene offeso nel passato, e se la società si sta disgregando, impoverendo non per colpa di chi scappa da altri e ben più reali inferni sulla terra, cercando nel nostro Paese, nei paesi più ricchi e cosiddetti “civili” la speranza di salvarsi e di costruire un domani migliore. Che importa se di questi percorsi di salvezza noi italiani siamo stati a nostra volta protagonisti e vittime incolpevoli nel secolo scorso. La memoria ci fa difetto.

Oggi importa solo rovesciare la propria impotenza, la propria ignoranza, sulla facile preda piuttosto che ricercare le vere ragioni del disagio che è in ognuno.

Di fronte a questi fatti, le coscienze di tutti dovrebbero avere un sussulto. Noi tutti dovremmo assumerci le nostre responsabilità sia individuali che collettive, comprese le istituzioni, le organizzazioni, i partiti, i movimenti, ognuno per il ruolo che ricopre le istanze che rappresenta.

Quante volte la CGIL ha lanciato grida di allarme sull'imbarbarimento della società, sull'esasperato individualismo che ha cancellato le parole solidarietà e umanità dal nostro vocabolario morale. Quante volte la CGIL ha condiviso il grido di allarme di coloro che vedevano nella presenza sul nostro territorio di associazioni con chiare radici e principi xenofobi e razzisti, aree fertili di proselitismo pericoloso.

La CGIL continuerà, magari andando controcorrente rispetto a quanto oggi sembra inevitabile, a raccomandare solidarietà ed eguaglianza. Tra i lavoratori e nei luoghi di lavoro. Sapendo che è l'unica strada, ancora di più in momenti di crisi, per salvare questa società malata, per dare dignità agli altri e a noi stessi”.

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