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Spesa per il sociale del Comune di Parma: molto fumo e poco arrosto?

18 Dicembre 2008
La Cgil interviene sul nuovo modello di welfare proposto dall'amministrazione Vignali

La Cgil di Parma ritiene utile intervenire a proposito della spesa per il sociale prevista nel 2009 dall’Amministrazione comunale di Parma e del nuovo modello di welfare che il Comune starebbe portando avanti. Modello amplificato a livello mediatico come una innovazione sostanziale, che a ben guardare contiene tuttavia ben pochi elementi di novita’, a partire dagli stanziamenti di cui si fatica a conoscere l’ammontare complessivo.

Per fare un passo indietro, nel corso della presentazione alle organizzazioni sindacali unitarie degli investimenti e della spesa previsti per i servizi sociali nel 2009, l’assessore Zoni ha illustrato in modo a dir poco sommario e superficiale il progetto del nuovo modello sociale e, pur senza entrare nel merito delle scelte, ha ribadito il concetto della necessita’ di ulteriori interventi e del contributo dei privati per l’erogazione dei servizi. Per inciso, nessuno dei progetti di pertinenza dell’Agenzia della famiglia e’ stato illustrato nell’incontro.

Per quanto riguarda il merito, i 121 milioni di euro stanziati per il 2009, lungi dal rappresentare un investimento sostanziosamente più congruo rispetto al 2008, segna, rispetto ai 118 milioni messi a bilancio lo scorso anno, un aumento del 2,8%, ben al di sotto del recupero dell’inflazione. Parlando poi dei servizi agli anziani, va detto che questi sono finanziati in gran parte dal Fondo regionale per la non autosufficienza, per un totale di 15 milioni di euro. Una somma leggermente inferiore era stata stanziata anche nel 2007 e nel 2008, senza essere stata nemmeno interamente utilizzata.

Venendo alle politiche per la famiglia, per quanto e’ dato sapere family card e voucher risultano essere progetti non meglio definiti. Sia per quanto riguarda i primi, che dovrebbero permettere alle famiglie di acquistare prestazioni da un catalogo di privati accreditati, che per la carta sconto pensata per agevolare i consumi, non e’ dato conoscere se saranno sostitutivi di altri contributi economici o se invece si aggiungeranno alle prestazioni gia’ erogate. In ogni caso, il concetto dell’incentivazione del privato all’interno del servizio pubblico preoccupa il sindacato; tale modello, infatti, gia’ oggi e’ presente in tutti i servizi, in una logica di integrazione, ma rimane fermo il ruolo del pubblico per quanto riguarda la gestione del servizio stesso. Il timore e’ che si voglia far passare per sussidiarieta’ una privatizzazione pura e semplice. Non sempre, peraltro, la famiglia e’ in grado di valutare tra diverse opzioni quale sia la migliore, non puo’ essere lasciata sola nell’idea di una maggiore liberta’ di scelta: e’ il Comune che deve garantire un servizio adeguato e di qualita’ per i diversi bisogni dei cittadini. Sembra che l’Amministrazione comunale intenda in questo modo scaricare sulla centralita’ della famiglia la responsabilita’ dell’erogazione e della qualita’ del servizio. 

Allo stesso modo, la domiciliarita’ per gli anziani non si puo’ risolvere solo con l’albo delle badanti, pur importante; occorre attivare tutte le risorse del Fondo regionale e Nazionale per la non autosufficienza (che peraltro questo governo ha tagliato) e dell’Amministrazione comunale per garantire una assistenza a domicilio sempre maggiore e più qualificata.

Ci si chiede inoltre che cosa si intende fare dell’ASP ‘Ad personam’, visto che ogni progettualita’ per questa struttura sembra ferma e che gli anziani ricoverati stanno sempre peggio.

Venendo poi alla tanto celebrata ‘Cittadella del welfare’, alla ‘Community center’ che dovrebbe sorgere in zona San Pancrazio, appare un grande guazzabuglio in cui si prevede di utilizzare un progetto di finanza, il volontariato giusto e agevolazioni per i commercianti che apriranno negozi in questo condominio dedicato alle diverse tipologie di disagio o handicap, dagli adulti, agli anziani ai giovani. Insomma, di tutto, di più.

Rimangono inoltre delle perplessita’ anche per quanto riguarda i servizi all’infanzia, sui quali, pur riconoscendo l’impegno del Comune in termini di investimenti, preoccupa il modello che si viene profilando con i progetti ‘Nido non nido’ e ‘Tagesmutter’, in cui la funzione educativa del servizio pubblico passa in secondo piano rispetto ad un approccio meramente assistenziale.

Vi e’ in ultimo la questione delle politiche relative al personale in forza ai servizi alla persona. A questo proposito si conferma un numero di consulenze eccessivo, e non e’ stato definito un progetto di sviluppo del personale interno con accesso alla dirigenza, ma si continua ad esternalizzare con progetti di global service ricorrendo, nei posti di rilievo, a personale esterno, che non sempre ha le competenze necessarie. Si aumentano i compensi del personale dirigente senza rispondere all’esigenza di un piano di sviluppo delle carriere per il personale del comparto.

Oggi più che mai, in un quadro di difficolta’ e di ristrettezze economiche che investono anche le pubbliche amministrazioni - di cui il sindacato e’ consapevole -, vi e’ la necessita’ di individuare quali sono le priorita’ per rispondere, in un’ottica di impegno bipartisan di tutti gli attori coinvolti (come auspicato poche settimane fa dalla Cgil e da diverse altre associazioni del territorio laiche e cattoliche), ai bisogni di inclusione sociale, di sostegno reale delle famiglie e di contrasto alle nuove poverta’ che interessano ormai trasversalmente ampie fasce della popolazione.

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