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"Se non ora, quando?": appello di Patrizia Maestri, segr. gen. Cgil Parma

11 Febbraio 2011
Perché essere in piazza domenica 13 febbraio?

Perché essere in piazza domenica 13 febbraio?

Perché è arrivato il momento di dire basta.

L’ostentata rappresentazione delle donne come oggetto di scambio sessuale, la mercificazione dei rapporti, lo snaturamento e lo svilimento del ruolo e del contributo femminile all’interno della nostra società, perpetuato da una informazione “guardona” e di parte, non possono più essere tollerati.

In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori e dentro casa, crea ricchezza, cerca un’occupazione (anche se solo la metà lo trova), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, educa i figli, accudisce i mariti, si fa carico di genitori anziani.

Noi conosciamo il nostro valore, il contributo che diamo alla crescita sociale, civile, economica, culturale e democratica del Paese; sentiamo tutta la responsabilità di surrogare un welfare sempre più asfittico e l’assenza di politiche per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ma siamo stufe di assistere ad una rappresentazione quotidiana distorta e umiliante, che lede la nostra dignità e consegna alle giovani generazioni un’eredità culturale avvilente, dove l’ascensore sociale è riservato solo ad escort e veline, relegando nella precarietà e nell’incertezza tutte coloro che aspirano a costruirsi un futuro senza scorciatoie o compromessi degradanti.

Nessun facile moralismo: tutti e tutte possono e devono disporre liberamente e autonomamente del proprio corpo, senza giudizi esterni. Anche per questo ci siamo battute. Ma siamo stanche di essere penalizzate nel lavoro, di dover firmare dimissioni in bianco che azzerano di fatto il diritto alla maternità, di subire molestie da colleghi e datori di lavoro, di essere discriminate nel salario e giudicate in base a criteri meramente estetici prima che per le competenze, le esperienze e i talenti che dimostriamo.

Vogliamo rispetto, e chiediamo anche agli uomini uno scatto di dignità, perché lo spettacolo offerto dalle massime cariche dello Stato, lungi dall’essere l’innocua espressione di private abitudini, rischia di diventare il ritratto di Paese il cui stile di vita assomiglia sempre più a quello di un impero inesorabilmente in declino.

Una decadenza che si traduce in una idea del rapporto uomo/donna secondo cui chi ha i soldi compra un surrogato di relazione sessuale o affettiva. E chi non li ha? Prende quello che vuole con la forza? Un controluce pericoloso, frutto di un’impostazione violenta e fuori dalla storia, basato su un immaginario tutto maschile in cui la donna è vista come una minaccia o come un bottino.

Crediamo che la maggior parte degli uomini non si riconosca in questa visione, e per questo chiediamo anche a loro di essere al nostro fianco, in piazza come nelle battaglie quotidiane per la democrazia e la libertà di tutti.

Vi aspettiamo, domenica 13 febbraio, per dire: l'Italia è un Paese per donne.

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