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"Se a Parma piovono pietre"

22 Marzo 2013
Riceviamo e pubblichiamo da Patrizio Andreoli, componente RSU del Comune di Rosignano M.mo (Livorno) e membro del comitato iscritti CGIL

Quello che è accaduto in questi giorni al Comune di Parma ad opera del Sindaco Federico Pizzarotti (Movimento 5Stelle) è gravissimo. La disdetta unilaterale del contratto integrativo dei lavoratori comunali, unito al tentativo di esautorare il ruolo del Sindacato e delle rappresentanze democraticamente elette rispetto a cui si invoca un’interlocuzione diretta cogli stessi senza la presenza dei sindacalisti(!), racconta l’affermarsi di un sub-cultura sostanzialmente antisolidale ed antisociale che pure esiste e si muove nella pancia profonda del Paese, sommando legittime attese di rinnovamento e l’aprirsi di nuove prospettive e speranze per i moltissimi che oggi soffrono e sono esclusi, con pulsioni pericolosamente antidemocratiche. L’attacco è frontale, unitariamente portato sia ai diritti (autonomia e agibilità della rappresentanza sindacale), sia alla condizione materiale dei lavoratori (sostanza economica e tenuta salariale). Quanto sta accadendo, più di mille analisi sociologiche e commenti politici, chiarisce bene e in modo drammaticamente limpido in che cosa consista il termine arretrare, quando ci si riferisce alla democrazia e alle battaglie del lavoro. Fa specie che a questo si presti un giovane Sindaco paladino del nuovo, che non trova di meglio che calcare le orme del peggio delle posizioni confindustriali: meno diritti, meno salario, mano libera nell’organizzazione del lavoro, depotenziamento -laddove possibile- dello stesso contratto nazionale attraverso la denuncia in toto di quello decentrato. Anzi, nel suo zelo Pizzarotti pare aver migliorato le stesse pretese di Marchionne. Se quest’ultimo si accontentava di escludere  in Fiat la Fiom dalla trattativa, il nostro chiede tout-court di escludere tutte le rappresentanze sindacali. Un colpo di genio, non c’è che dire, che sicuramente aiuterà a far precipitare più speditamente Parma e l’Italia all’indietro di un secolo di lotte e conquiste civili e del lavoro. Un colpo di genio dell’incultura e della mediocrità politica che la tradizione di quella città non merita e che, pur tuttavia, non per questo è meno preoccupante. Bisognerà ragionare e spiegare ai tanti e alle tante che pure si sono rivolti con aspettative e rabbia al Movimento grillino. Spiegare ma anche e subito reagire. Ora. Rabbia sociale, solitudine e disperazione, in presenza dello sbiadimento della memoria dei sacrifici pagati per garantire sviluppo ed emancipazione, in assenza di quella coscienza di classe così tanto denunciata (anche in una certa parte della sinistra) come arnese vecchio e  fuori moda (ma ancora utile -eccome!-  per capire il perché e il per come molto di ciò che ci sta capitando, accade) possono quagliare in un’inedita forma d’ordine che distruggendo ogni orpello e perdita di tempo (la democrazia e l’educazione alla democrazia, il ruolo delle Organizzazioni Sindacali), prevede un aggiornato rapporto diretto tra popolo e suo demiurgo. Che poi si tratti di un demiurgo in carne ed ossa affiancato e/o sostituito dalla pervasività dei nuovi strumenti di convincimento, comunicazione e penetrazione culturale che oggi la tecnologia permette, poco cambia circa la torsione che subirebbero la nostra contemporaneità ed il nostro futuro. E d’altronde, in sessantaquattresimi, a quale mentalità tenta di aderire se non a questa il Sindaco di Parma rivendicando un rapporto diretto tra lavoratori (massa) e capo dell’Amministrazione (l’unico che decide)? Un china pericolosa non solo e per quei lavoratori, ma per noi tutti.

È lo stesso Grillo (un comico miliardario a cui è stato stupefacentemente permesso di ritagliarsi il ruolo di moralizzatore in un Paese socialmente devastato) ad aver sostenuto in campagna elettorale la necessità di abolire i Sindacati. Una presa di posizione da qualcuno derubricata a posizione eccessiva su cui non soffermarsi troppo, come se il tutto si fosse potuto ricondurre al sopra le righe di un’esternazione eccentrica, ad una semplice caduta di stile, e non si parlasse invece di sostanza pesante e sensibile (e quale sostanza democratica!). Insomma l’esercizio della rappresentanza del lavoro -almeno per il capo del Movimento 5Stelle e per il Sindaco in questione- è come dire… roba vecchia e da gettare, ciarpame ideologico del novecento da lasciarsi alle spalle! Peccato che quella roba vecchia sia costata scioperi e lutti, lotte terribili e discriminazioni; tanto più a Parma città medaglia d’oro della Resistenza che finché fu possibile resistette in armi alla distruzione da parte dei fascisti delle Case del Popolo e alla persecuzione dei suoi figli migliori tra cui molti sindacalisti. Al Sindaco di Parma vorremmo ricordare che esiste un ruolo delle istituzioni (sempre che lo si sappia onorare) ed un ruolo delle parti sociali. Tutto questo non si trova scritto in un regolamento di condominio, ma in un libretto smilzo ma densissimo che condensa il cuore e la parte migliore della nostra storia. Esso si chiama Costituzione della Repubblica; l’interfaccia più alto di una parola semplice: dignità. Su di essa lo stesso Pizzarotti ha giurato; ma forse era distratto.

Pensare che togliendo di mezzo l’impaccio del Sindacato, ogni lavoratore possa costruire da sé, isolato e con le sue sole forze un’adeguata contrattazione con la parte pubblica, non solo è una bestemmia sul terreno della politica e della giurisprudenza del lavoro, ma un attentato bello e buono ad oltre un secolo di battaglie dei più poveri e soli, di quelli che non avevano voce e unendosi prima nelle Leghe, poi nelle Società di Mutuo Soccorso e nei Sindacati, l’hanno trovata. E’ questo il moderno, il nuovo, il futuro e il progetto di Paese che questi signori hanno in testa? Se così fosse confermato, sappiano che sa di molto vecchio, anzi, per dirla in termini classici: di reazionario.

Una campana a morto forte e chiara suona per i diritti e la difesa del salario dei dipendenti pubblici di Parma, su cui nessuno è autorizzato a scherzare, ad alzare le spalle, o ad accogliere tentativi di minimizzazione. L’attacco avviato (oggi lì, domani dove ancora?) racconta molto della delicata fase che stiamo vivendo. Ci si dirà che stiamo esagerando. Ce lo auguriamo. Intanto a Parma piovono pietre.

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