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Sciopero in Cedacri dopo la rottura delle trattative per il rinnovo dell'integrativo

28 Aprile 2009
Programmato un pacchetto di tre giornate di astensione dal lavoro

Le Rappresentanze Sindacali Aziendali Fabi, Fisac CGIL e Uilca della Cedacri S.p.A., Azienda che si occupa di servizi informatici per il mondo bancario con più di 630 dipendenti di cui oltre i due terzi nella sede di Collecchio (le altre sedi sono a Bitritto - Ba, Castellazzo Bormida – Al, e Gussago –Bs), hanno proclamato un pacchetto di giornate di sciopero in seguito alla rottura delle trattative per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale.

Si tratta di un primo blocco di iniziative con un calendario proporzionato all’assoluta necessità di contrastare con decisione l’atteggiamento dell’azienda, fortemente negativo e di netta chiusura; la prima giornata di sciopero sarà giovedì 30 aprile; a seguire si articoleranno l’astensione dalle prestazioni in reperibilità (sabato 2 e domenica 3 maggio) e ulteriori 2 giornate di sciopero nelle giornate di giovedì 7 e venerdì 8 maggio.

La dirigenza Cedacri si oppone alla trattativa sulla piattaforma di rinnovo del Contratto Integrativo (presentata già nel luglio dello scorso anno) e, inoltre, intende peggiorare le attuali previsioni contrattuali, addirittura riducendo lo stesso Contratto Integrativo ai minimi termini, intaccandone pesantemente la struttura, limitando drasticamente diritti normativi ed economici conquistati nel tempo e massimizzando i profitti.

Il risultato della partita sul Contratto Integrativo Aziendale (patrimonio inalienabile e irrinunciabile per tutti i lavoratori del settore credito) ha un valore determinante per il futuro dei lavoratori di Cedacri e assume ancor maggior rilievo strategico alla luce delle iniziative che l’azienda sta mettendo in campo parallelamente. Questa, infatti, sta procedendo contestualmente ad una pesante ristrutturazione organizzativa con la quale - oltre a puntare ad un’ulteriore riduzione dei costi a spese dei lavoratori - sta tentando di ampliare gli spazi di flessibilità e di discrezionalità nell’utilizzo della forza lavoro, con l’effetto di penalizzare la professionalità dei lavoratori e la qualità del lavoro.

Una strategia aziendale fatta di deprofessionalizzazioni, turn-over frenetico di personale, continue ristrutturazioni dei processi produttivi, con la riconversione di intere divisioni e unità produttive che così divengono facilmente ricollocabili e quindi scorporabili.

Una strategia fatta anche di delocalizzazioni che, se non adeguatamente contrastata, potrà provocare serie conseguenze anche su mobilità e occupazione. Infatti è stata creata una società in Moldova verso cui si stanno dirottando sempre più attività attualmente svolte presso unità produttive dislocate in Italia: quale potrà essere, in prospettiva, l’effetto sulle unità produttive dislocate sul territorio nazionale? In particolare su Collecchio che occupa – oltre ai due terzi dei lavoratori della sola Cedacri, anche numerosi lavoratori nelle società del Gruppo?

Per riuscire in tutto ciò l’azienda – tra le altre cose - cerca di delegittimare ed esautorare il sindacato per avere mano libera nel portare avanti i propri disegni che, se realizzati, metterebbero in seria discussione il futuro dei lavoratori di Cedacri. Ciò è paradossale in un momento in cui invece l’attenzione verso i lavoratori  - e quindi verso buone relazioni sindacali – dovrebbe essere particolarmente alta: i lavoratori infatti costituiscono da sempre la vera forza di Cedacri, sono e rimarranno sempre i protagonisti della crescita aziendale.

Con le iniziative proclamate i sindacati di categoria intendono dunque ottenere la riapertura della trattativa per pervenire ad un positivo rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale e contrastare qualsiasi progetto che possa mettere in discussione diritti e prospettive future per tanti lavoratori.

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