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Ru-486, non è la politica a dover decidere

8 Aprile 2010
Il Coordinamento Donne Cgil Parma invita al rispetto della legge 194 e del diritto all'autodeterminazione

Il Coordinamento Donne Cgil Parma interviene a proposito delle polemiche e strumentalizzazioni di questi giorni sulla pillola RU-486.

 

“La legge 194, non ci stancheremo di dirlo, è il principale strumento di contrasto all’aborto clandestino oltre che di riduzione del ricorso all’interruzione di gravidanze come i dati nazionali e regionali confermano. All’interno di questa legge, la pillola RU-486 rappresenta una modalità di terapia a disposizione delle donne, nel rispetto delle procedure di legge e del diritto costituzionale alla scelta di cura.

 

Abortire per una donna è sempre una sconfitta, ma la scelta sul metodo da utilizzare non può essere imposta da un presidente di Regione, da un ministro o da una commissione parlamentare.

 

Anche se non siamo agli anni 70, le donne che nel 2010 decidono di ricorrere all’aborto si trovano ancora a combattere con obiettori di coscienza, picchetti antiaboristi, ospedali che nonostante il via libera dell’Aifa ritardano gli ordini per la RU-486 che consente di abortire senza ricorrere all’intervento chirurgico.

 

Non vogliamo entrare nel merito di chi è pro o contro l’aborto, sono sfere private in cui nessuno ha il diritto di interferire. Ma l’autodeterminazione delle donne è un diritto costituzionale garantito, così come quello alla salute, al lavoro, al valore sociale della maternità sul quale tuttavia non si investono risorse per garantire un sostegno alle tante donne che ne avrebbero bisogno.

 

Si tratta, ancora una volta, di una battaglia ideologica contro un farmaco. Ma, soprattutto, coloro che vorrebbero impedire alle donne l’uso di quel farmaco sono gli stessi che pretendono ancora che si partorisca con dolore e si abortisca sotto tortura.

 

Ma tant’è. Questa sottocultura politica non troverà spazio né a Parma né nella nostra Regione, l’Emilia-Romagna, dove la difesa della vita si sostanzia da sempre in politiche concrete di servizi alla persona, all’infanzia e alle famiglie, e dove la legge 194 continuerà ad essere applicata nel rispetto delle donne e delle norme, compresa la somministrazione della pillola RU-486, secondo i protocolli stabiliti e le necessità del caso. Che non spetta alla politica giudicare, ma solo alla donna ed al suo medico”.

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