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Rinnovo integrativo del gruppo Parmalat

6 Dicembre 2015
Dichiarazione di Mauro Macchiesi

La Flai Cgil insieme a Fai Cisl, Uila Uil e ai lavoratori del settore alimentare, erano riusciti a presentare in modo unitario alla controparte una Piattaforma per il rinnovo del C.C.N.L. di settore che volgeva lo sguardo al contesto del mercato: una crisi mondiale e italiana di lunga durata, durante la quale siamo riusciti  a valorizzare la contrattazione e le relazioni sindacali fra le Parti, per governare le crisi aziendali senza lasciare soli i lavoratori. Inoltre, abbiamo rinnovato gli accordi integrativi di II livello con tutti i grandi e medi Gruppi presenti nel comparto e riconfermare, ove esiste, la contrattazione interaziendale territoriale. 
Pensavamo che porre al centro le richieste in Piattaforma, punti come la comunità di sito - cioè i lavoratori impegnati nello stesso stabilimento a prescindere dall’impresa di cui sono dipendenti, devono avere gli stessi servizi, formazione e informazione - la regolamentazione della gestione legislativa del Jobs-act, strumenti per un’anticipazione dell’uscita del lavoratore per andare in pensione fossero strumenti nelle relazioni sindacali utili ad un moderno contratto nazionale che, con la salvaguardia della produzione e delle produttività, riuscissero a tenere insieme la competitività delle imprese, la salvaguardia dei diritti e le retribuzioni dei lavoratori.
Invece, ci siamo trovati di fronte una controproposta delle aziende che vuole il sindacato fuori dai posti di lavoro, tanto i dipendenti vengono gestiti “dal padrone” come si faceva una volta. Proporre un orario medio annuo con punte di 72 ore settimanali è la fine della negoziazione sull’organizzazione del lavoro: un’operazione che vede i lavoratori full time dell’azienda passare, per determinati periodo dell’anno, più tempo dentro la fabbrica che in famiglia e non offrire più lavoro ai lavoratori stagionali.
Non saranno certo i lavoratori e il sindacato a sottrarsi ad un confronto per conciliare i tempi di lavoro e di vita, attraverso una contrattazione sull’organizzazione del lavoro che consenta di raggiungere l’obiettivo di maggiore produttività. I dati macroeconomici del Paese e del settore che ci vengono forniti da fonti, fra l’altro, della Confindustria ci dicono che è in atto un tentativo di uscita dalla crisi. Ciò che noi chiediamo è la definizione di un aumento salariale che tenga conto della perdita del potere di acquisto del salario dei lavoratori e di poter partecipare alla crescita, redistribuendo una parte delle nuove opportunità di ricchezza anche agli attori che, con il loro contributo, aiutano a realizzarla : i lavoratori e non, come ci è stato proposto, di tagliare gli scatti di anzianità, congelare il vecchio premio di produzione e l’incidenza del salario diretto dal TFR, cioè un minore valore dello stipendio e peggiori condizioni di lavoro.
I contenuti della nostra Piattaforma e la controproposta delle Associazioni delle aziende è uno scontro di idee diverse, su come si intendono i rapporti fra attori della produzione: fra chi pensa che in un contesto moderno il diritto al lavoro debba essere regolamentato e conciliato con i tempi di vita e chi, invece, pensa che un uomo solo al comando sia meglio.
A Federalimentare diciamo “stia serena” perchè non accetteremo provocazioni e strumentalizzazioni e sapremo farvi ricredere.
In questo contesto così difficile le Federazioni di Fai Cisl – Flai Cgil – Uila Uil unitamente al Coordinamento Nazionale delle RSU Parmalat, dopo le assemblee di approvazione, hanno inviato la Piattaforma per il rinnovo dell’integrativo di gruppo che scade il 31 dicembre 2015. Una scadenza anomala rispetto agli altri Gruppi industriali perché, nel rinnovo precedente, la Delegazione Sindacale si fece carico della condizione in cui si versava l’azienda: chiusura dei siti di Genova, Carnini e la riorganizzazione delle attività produttiva e quindi accettò la proposta dell’azienda di un periodo più lungo sulla vigenza dell’accordo. Oggi ci aspettiamo che questo atto di responsabilità sia riconosciuto dall’azienda e si possa fare un confronto sindacale sereno e costruttivo.
Occorre ripartire dal Piano Industriale a suo tempo concordato in sede di MISE per chiedere all’azienda chiarezza sulla valorizzazione dei prodotti con il proprio marchio, ridefinendo le missioni di ogni stabilimento insieme ad un adeguato aumento del premio ad obiettivi, con l’intento di rilanciare il ruolo del Gruppo in Italia a difesa dei livelli occupazionali.
Tutte le strutture della Flai Cgil si sentono impegnate in una fase straordinaria come questa perché la sfida è rinnovare, sia il C.C.N.L. che l’integrativo di Gruppo, in un confronto dialettico con la controparte, ma rimanendo dentro lo spirito delle Piattaforme presentate ed approvate dai lavoratori.

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