Approvato all’unanimità e inviato per conoscenza a: gruppi consigliari di Provincia e Comune di Parma, sindaci di Parma e Langhirano, Presidente della Provincia, parlamentari di Parma e Ministero
Il
Decreto con il quale il ministro Franceschini ha inteso ridisegnare la forma
organizzativa del MIBACT ha suscitato nei lavoratori tante domande e ancora più
perplessità.
I
lavoratori del Ministero dei Beni Culturali di Parma, in occasione
dell’assemblea svoltasi lo scorso 31 ottobre, hanno approvato all’unanimità il
documento che segue.
1.
Il carattere evidente della riforma è la netta
separazione tra la tutela e la valorizzazione. Della prima, e solo di essa, si
occuperanno le nuove Soprintendenze alle Belle arti e Paesaggio e le
Soprintendenze Archeologiche, mentre la valorizzazione spetta ai nuovi Poli
museali regionali.
2.
Vengono riorganizzate a livello centrale le Direzioni
Generali; la più importante novità, a livello territoriale, è la creazione
della Direzione generale Musei, che ha come conseguenza lo scorporo delle
attuali Soprintendenze per i beni Artistici e Storici, il cui personale verrà
in parte assorbito dalle nuove Soprintendenze alle Belle Arti e Paesaggio, e in
parte andrà a formare l’organico dei Poli museali regionali.
3.
Anche le Soprintendenze Beni Architettonici, verranno
divise in maniera analoga: i siti monumentali dei Castelli di Torrechiara e
Castello Malaspina di Bobbio e il personale ad essi pertinente verrà inglobato
dal Polo museale.
4.
Il Museo archeologico nazionale di Parma, ora
afferente alla Sopraintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, con
la riforma passerà anch’esso al Polo museale.
5.
Per quanto riguarda le Biblioteche, nell’applicazione
di questa riforma pagano un pegno pesante: gran parte di esse perderà la
dirigenza che verrà mantenuta pare, in otto sole sedi più le due Biblioteche
Nazionali Centrali di Firenze e Roma. Anche la Biblioteca Palatina subirà forse
questo destino. Punto ancor più grave, la riforma ha decretato la perdita
della’autonomia tecnico scientifica da parte delle biblioteche statali, che
diventano semplici uffici periferici della Direzione generale Biblioteche,
fatto questo che porterà ad un generale impoverimento di risorse e personale, e
ad uno sradicamento rispetto ai territori di appartenenza.
6.
Non è ancora chiaro quali saranno i criteri di
divisione del personale tra la nuova Soprintendenza e il polo Museale, e questo
è il punto più grave, sul quale si addensano gran parte delle preoccupazioni.
7.
Le Soprintendenze Belle arti e Paesaggio nate
dall’accorpamento delle Soprintendenze Beni Artistici e Storici e Beni
Architettonici in un primo tempo previste territorialmente, visti gli ulteriori
tagli di sedi dirigenziali in base all’ultima stesura del DPCM di
riorganizzazione, aprono uno scenario di ulteriori accorpamenti sul versante Soprintendenze.
In sostanza, se ciò avvenisse, in Emilia-Romagna resterebbero solo due
Soprintendenze Belle Arti e Paesaggio (Bologna e Ravenna), con la perdita
territoriale per Parma dell’unica sede di tutela monumentale e la conseguente
perdita di tutte le sedi dirigenziali MIBACT. In sostanza in Emilia-Romagna
geograficamente tutte le sedi dirigenziali MIBACT sarebbero localizzate fra
Modena e Ravenna, privando tutta l’Emilia occidentale di sede dirigenziale.
Naturalmente da ciò deriverebbe un pericoloso depauperamento con allungamento
dei tempi procedurali e la vanificazione dei rapporti di fattiva e positiva
collaborazione che contraddistinguono il dialogo fra gli enti pubblici
territoriali che fino ad oggi ha permesso di creare tante occasioni di crescita
culturale e tutela del patrimonio.
C’è da chiedersi anche quale sarà il compito di tutela
che dette Soprintendenze saranno messe in condizioni di svolgere, visto lo
sradicamento e la lontananza dalle realtà territoriali che inevitabilmente
produrrà questo accorpamento, in un paese che ha visto solo negli ultimi 35
anni cementificare il 25% del suo territorio.
Quanto sopra esposto è ciò che potrebbe accadere
qualora il DPCM passasse il vaglio della Corte dei Conti, e i decreti attuativi
confermassero le sue linee guida.
Nella nostra regione, con il DPCM in argomento, il
museo indicato come “di rilevante interesse nazionale”, e pertanto dotato di
autonomia speciale, sarebbe la Galleria Estense di Modena: la più piccola come
estensione e collezioni e quella con meno visitatori.
È opportuno sottolineare l’importanza culturale per la
città di Parma e per la regione del
complesso monumentale e museale di valenza nazionale costituito dal Palazzo
della Pilotta, che da solo comprende il Museo Archeologico Nazionale, la
Galleria Nazionale con il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina ed il Museo
Bodoniano, a cui si aggiungono la Camera di san Paolo e la Spezieria di San
Giovanni in altre sedi espositive statali vicine.
Alla luce di quanto sopra, pertanto, si sottolinea
l’impoverimento che il territorio parmense subirebbe, qualora il DPCM fosse
definitivamente approvato, e confermato nelle intenzioni dai successivi decreti
attuativi.
Per questi motivi l’assemblea, tramite le locali OOSS,
chiede che sia sensibilizzata la cittadinanza coinvolgendo i parlamentari
locali, i sindaci ed il presidente della provincia, oltre ai gruppi consiliari del
territorio.
L’assemblea chiede di far pervenire al Ministero dei
Beni culturali ed alla Direzione regionale del medesimo Ministero il documento
che ha elaborato, e altresì che venga inoltrato alle OOSS nazionali e regionali
di categoria, oltre che alle locali confederazioni.
Approvato all’unanimità.
Parma 31/10/2014