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Riforma MIBACT, i lavoratori dei beni culturali di Parma affidano le loro preoccupazioni a un OdG

5 Novembre 2014
Approvato all’unanimità e inviato per conoscenza a: gruppi consigliari di Provincia e Comune di Parma, sindaci di Parma e Langhirano, Presidente della Provincia, parlamentari di Parma e Ministero

Il Decreto con il quale il ministro Franceschini ha inteso ridisegnare la forma organizzativa del MIBACT ha suscitato nei lavoratori tante domande e ancora più perplessità.

I lavoratori del Ministero dei Beni Culturali di Parma, in occasione dell’assemblea svoltasi lo scorso 31 ottobre, hanno approvato all’unanimità il documento che segue.

 

1.            Il carattere evidente della riforma è la netta separazione tra la tutela e la valorizzazione. Della prima, e solo di essa, si occuperanno le nuove Soprintendenze alle Belle arti e Paesaggio e le Soprintendenze Archeologiche, mentre la valorizzazione spetta ai nuovi Poli museali regionali.

2.            Vengono riorganizzate a livello centrale le Direzioni Generali; la più importante novità, a livello territoriale, è la creazione della Direzione generale Musei, che ha come conseguenza lo scorporo delle attuali Soprintendenze per i beni Artistici e Storici, il cui personale verrà in parte assorbito dalle nuove Soprintendenze alle Belle Arti e Paesaggio, e in parte andrà a formare l’organico dei Poli museali regionali.

3.            Anche le Soprintendenze Beni Architettonici, verranno divise in maniera analoga: i siti monumentali dei Castelli di Torrechiara e Castello Malaspina di Bobbio e il personale ad essi pertinente verrà inglobato dal Polo museale.

4.            Il Museo archeologico nazionale di Parma, ora afferente alla Sopraintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, con la riforma passerà anch’esso al Polo museale.

5.            Per quanto riguarda le Biblioteche, nell’applicazione di questa riforma pagano un pegno pesante: gran parte di esse perderà la dirigenza che verrà mantenuta pare, in otto sole sedi più le due Biblioteche Nazionali Centrali di Firenze e Roma. Anche la Biblioteca Palatina subirà forse questo destino. Punto ancor più grave, la riforma ha decretato la perdita della’autonomia tecnico scientifica da parte delle biblioteche statali, che diventano semplici uffici periferici della Direzione generale Biblioteche, fatto questo che porterà ad un generale impoverimento di risorse e personale, e ad uno sradicamento rispetto ai territori di appartenenza.

6.            Non è ancora chiaro quali saranno i criteri di divisione del personale tra la nuova Soprintendenza e il polo Museale, e questo è il punto più grave, sul quale si addensano gran parte delle preoccupazioni.

7.            Le Soprintendenze Belle arti e Paesaggio nate dall’accorpamento delle Soprintendenze Beni Artistici e Storici e Beni Architettonici in un primo tempo previste territorialmente, visti gli ulteriori tagli di sedi dirigenziali in base all’ultima stesura del DPCM di riorganizzazione, aprono uno scenario di ulteriori accorpamenti sul versante Soprintendenze. In sostanza, se ciò avvenisse, in Emilia-Romagna resterebbero solo due Soprintendenze Belle Arti e Paesaggio (Bologna e Ravenna), con la perdita territoriale per Parma dell’unica sede di tutela monumentale e la conseguente perdita di tutte le sedi dirigenziali MIBACT. In sostanza in Emilia-Romagna geograficamente tutte le sedi dirigenziali MIBACT sarebbero localizzate fra Modena e Ravenna, privando tutta l’Emilia occidentale di sede dirigenziale. Naturalmente da ciò deriverebbe un pericoloso depauperamento con allungamento dei tempi procedurali e la vanificazione dei rapporti di fattiva e positiva collaborazione che contraddistinguono il dialogo fra gli enti pubblici territoriali che fino ad oggi ha permesso di creare tante occasioni di crescita culturale e tutela del patrimonio.

 

C’è da chiedersi anche quale sarà il compito di tutela che dette Soprintendenze saranno messe in condizioni di svolgere, visto lo sradicamento e la lontananza dalle realtà territoriali che inevitabilmente produrrà questo accorpamento, in un paese che ha visto solo negli ultimi 35 anni cementificare il 25% del suo territorio.

Quanto sopra esposto è ciò che potrebbe accadere qualora il DPCM passasse il vaglio della Corte dei Conti, e i decreti attuativi confermassero le sue linee guida.

Nella nostra regione, con il DPCM in argomento, il museo indicato come “di rilevante interesse nazionale”, e pertanto dotato di autonomia speciale, sarebbe la Galleria Estense di Modena: la più piccola come estensione e collezioni e quella con meno visitatori.

È opportuno sottolineare l’importanza culturale per la città di Parma e  per la regione del complesso monumentale e museale di valenza nazionale costituito dal Palazzo della Pilotta, che da solo comprende il Museo Archeologico Nazionale, la Galleria Nazionale con il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina ed il Museo Bodoniano, a cui si aggiungono la Camera di san Paolo e la Spezieria di San Giovanni in altre sedi espositive statali vicine.

Alla luce di quanto sopra, pertanto, si sottolinea l’impoverimento che il territorio parmense subirebbe, qualora il DPCM fosse definitivamente approvato, e confermato nelle intenzioni dai successivi decreti attuativi.

Per questi motivi l’assemblea, tramite le locali OOSS, chiede che sia sensibilizzata la cittadinanza coinvolgendo i parlamentari locali, i sindaci ed il presidente della provincia, oltre ai gruppi consiliari del territorio.

L’assemblea chiede di far pervenire al Ministero dei Beni culturali ed alla Direzione regionale del medesimo Ministero il documento che ha elaborato, e altresì che venga inoltrato alle OOSS nazionali e regionali di categoria, oltre che alle locali confederazioni.

Approvato all’unanimità.

 

Parma 31/10/2014

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