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Prosegue la campagna “no diritti = no qualità” dei lavoratori degli appalti di Castelfrigo

20 Novembre 2017
Domani 21 novembre protesta a Parma davanti alla sede del Consorzio del salame Felino Igp

Prosegue la campagna “No diritti=No qualità” dei lavoratori degli appalti Castelfrigo. Dopo la protesta stamattina a Milano presso la sede del Consorzio dello zampone e cotechino Modena Ipg, domani martedì 21 novembre 2017 i lavoratori degli appalti della Castelfrigo di Castelnuovo Rangone saranno presso la sede del “Consorzio di tutela del Salame Felino IGP” a Parma (strada al Ponte Caprazucca n. 6/A), dalle ore 11 alle 13, per dire che solo con il rispetto dei diritti dei lavoratori si può produrre cibo di qualità.

Il Consorzio raggruppa le aziende produttrici del noto prodotto tipico “Salame Felino IGP”. Si tratta di un insaccato la cui “provincialità”, come vanta il Consorzio, è “fondamentale nel definirne la qualità”, ma le cui materie prime possono provenire da fornitori accreditati presenti in varie regioni nel nord Italia, tra cui risulta anche la Castelfrigo srl di Castelnuovo Rangone (MO).

Davanti alla sede del Consorzio i lavoratori degli appalti di Castelfrigo, insieme a Filt/Cgil e Flai/Cgil, denunceranno che il sistema degli appalti presso la Castelfrigo e presso molte altre aziende del comparto carni modenese è un sistema infiltrato da false cooperative e da finte società di manodopera che non solo generano sfruttamento del lavoro, ma rischiano di pregiudicare la qualità dei prodotti del Made in Italy.

Sta accadendo che lungo le filiere agroalimentari i processi produttivi e i diritti contrattuali dei lavoratori si frammentano e si sbriciolano. Nei gradini più bassi, negli appalti e nei sub-appalti, i diritti contrattuali sono quelli concessi dal “caporale” di turno, che decide se il lavoratore merita o meno di svolgere le sue ore contrattuali; mentre la qualità diventa solo un’apparenza, certificata da una montagna di carta a cui non corrispondono contenuti.

Di fatto lo “standard BRC”, che dovrebbe definire gli standard qualitativi minimi di un’azienda che vuole stare su un mercato globale, è ampiamente disatteso negli appalti e nei sub-appalti proprio nelle principali clausole di coinvolgimento del personale del sito, soprattutto quando si tratta di personale immigrato, difficilmente in grado di comprendere la lingua (clausole 1.1.1, 1.1.2, 1.1.3., 3.1.2, 3.1.3, 3.4.3, 3.12.1, 4.14.11, 7.1.3, 7.1.4, 7.1.6, 7.2.5, ecc.).

Da una parte abbiamo quindi sfavillanti certificazioni di standard produttivi, dove il lavoratore dovrebbe essere continuamente coinvolto nei processi aziendali, informato, formato e consapevole della gestione aziendale, della sicurezza alimentare, e dei miglioramenti continui. Dall’altra parte c’è la “vera qualità” del lavoro richiesta al lavoratore, cioè quella di abbassare la testa perché, in caso contrario, rischia di perdere il posto di lavoro.

Il comparto carni modenese ha deciso da tempo di seguire la via bassa dello sviluppo. Gli appalti proliferano, si estendono e si consolidano, puntando tutto sul basso costo del lavoro e sull’evasione fiscale e contributiva, come hanno rilevato anche le indagini della Guardia di Finanza del 2014 e del 2015.

E’ un sistema deviato che fa della corsa al ribasso, sui diritti e sulla qualità, la sua matrice caratteristica. Tutto ciò è inaccettabile.

Chiediamo al “Consorzio di tutela del Salame Felino IGP” di salvaguardare le eccellenze dei nostri prodotti alimentari attraverso la salvaguardia del lavoro lungo tutta la filiera produttiva, comprese le aziende di sub-fornitura, come la Castelfrigo, e le aziende appaltatrici e subappaltatrici.

 

Flai e Filt Cgil Modena

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