Rotte le trattative sul contratto integrativo
Dopo ben quattro mesi da quando è stata presentata la piattaforma unitaria del contratto integrativo aziendale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, la delegazione sindacale, composta da FP CGIL, CISL FP, UIL FPL, FIALS.Confsal e RSU Aziendale, si è incontrata lo scorso giovedì 5 giugno con la controparte per l’avvio del negoziato, incassando l’ennesima cambiale in bianco.
Quattro mesi -dicono i sindacati- caratterizzati da meline e continui "stop and go" da parte di un’amministrazione narcisista che al di là di incensare se stessa, e apparire sulla stampa come la più avanzata della regione, si è dimostrata incapace di affrontare e risolvere gli ormai cronici problemi legati ad una organizzazione del lavoro improvvisata e inefficiente. Non solo, anche dal punto di vista manageriale si è dimostrata sprecona al punto che a farne le spese saranno inevitabilmente i dipendenti dell’ospedale.
A quasi sette anni da quando alla guida del Maggiore è arrivato il Dott. Venturi, al di là delle chiacchiere e dei buoni propositi, secondo le organizzazioni di categoria si può tranquillamente affermare di essere ancora all’era del mattone e che parlare di valorizzazione, crescita, riconoscimento professionale e di organizzazione del lavoro è utopia.
La proposta dell’azienda alle richieste sindacali, puntualmente respinte al mittente, è stata quella di condividere un percorso tutto al buio che avrebbe dato i suoi frutti (progressioni e quant’altro) nell’arco di 3 anni.
Ai lavoratori, tuttavia, non interessa firmare un accordo del tipo "gratta e vinci"; quello che si chiedeva era di non essere più la cenerentola di questa regione, i meno pagati dell’Emilia Romagna, a fronte delle 500 unità assunte negli ultimi 3 anni, che avrebbero dovuto portare ad un incremento dei fondi dei lavoratori del Comparto.
Questo non è stato possibile per un motivo molto semplice, le risorse che avrebbero dovuto essere stanziate per i lavoratori hanno preso altre direzioni. Con buona pace della questione salariale.
Adesso tocca a lavoratori e sindacati dare una risposta che faccia capire all’amministrazione che la situazione non è più sostenibile. Diventa pertanto inevitabile avviare una grande mobilitazione dei lavoratori per fare intendere a questa amministrazione, alle istituzioni locali e alla Regione che se l’ospedale di Parma riesce ancora oggi ad essere efficiente è grazie unicamente all’impegno e al senso di appartenenza e di responsabilità che quotidianamente garantiscono i lavoratori nei loro luoghi di lavoro.
A questo scopo CGIL, CISL, UIL, CONF.Sal e la RSU aziendale hanno comunicato a tutti i lavoratori l’inizio dello stato di agitazione con blocco degli straordinari, preannunciando una assemblea dei lavoratori e una conferenza stampa a cui seguirà e una manifestazione pubblica per denunciare alla città di Parma questa grave situazione che penalizza ingiustamente chi opera per la salute dei cittadini.