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Non solo falsi invalidi

25 Maggio 2010
Inca e Spi Cgil di Parma intervengono sull'annuncio di una imminente stretta sulle invalidità civili: "Attenzione a non penalizzare i bisognosi"

Stando alla bozza del piano presentato dal governo per ridurre la spesa pubblica dello 0,8% in una anno, ci potrebbe essere a breve una stretta sui falsi invalidi.  Il Sindacato Pensionati e il Patronato Inca della Cgil di Parma, certamente favorevoli ad una politica che punti ad utilizzare quegli strumenti, già previsti dalla normativa di legge, utili a favorire una maggiore trasparenza e a smascherare, con beneficio comune, tutti i “veri” falsi invalidi, mettono in guardia dal rischio che ad essere penalizzati siano alla fine proprio coloro che avrebbero bisogno di maggiori tutele.

 

“Va ricordato – segnalano Patrizia Maestri, segretaria generale dello Spi Cgil di Parma, e Nadia Ferrari, direttrice del Patronato Inca provinciale – che vi sono casi che appaiono strani e addirittura ingiusti in senso contrario, ossia situazioni di invalidi reali che vengono sottoposti a reiterate visite di controllo, talvolta anche avvilenti o umilianti, nonostante mostrino disabilità evidenti e conclamate”.

 

“Il nostro – precisa Nadia Ferrari – è, certo, un punto di vista parziale, anche se va detto che dal nostro Patronato passano migliaia di persone all’anno. Per dare alcuni numeri: da gennaio 2010 a oggi sono circa 600 le persone che hanno presentato da noi domanda di invalidità civile, mentre 839 sono state nello stesso periodo le richieste di accompagnamento”.

 

“Allo stesso tempo, non possiamo non denunciare, ad esempio su Parma, l’estremo ritardo nello svolgimento delle visite per l’accertamento dell’invalidità civile. C’è un arretrato di diversi mesi relativo alle domande presentate nel 2009, mentre nel 2010 sono stati convocati a visita soltanto i pazienti oncologici”. “Questo - aggiunge Nadia Ferrari - comporta inevitabilmente disagi per chi necessita di permessi per l’astensione dal lavoro. Senza contare che, in caso di mancato riconoscimento, il lavoratore dovrà “restituire” i giorni utilizzati, usufruendo delle proprie ferie”.

 

Inca e Spi puntualizzano, poi, che questo provvedimento, proposto nella bozza di manovra per ridurre la spesa pubblica, potrebbe colpire in particolare gli assegni di accompagnamento, il cui ottenimento, almeno per quanto riguarda territori come il nostro, risulta attualmente già piuttosto lungo e sottoposto a vincoli molto severi.

 

“A questo proposito – puntualizza la segretaria generale dello Spi di Parma, Patrizia Maestri – si deve aggiungere una considerazione anche pragmatica: se le famiglie che hanno a carico, a domicilio, anziani (ma non solo) non autosufficienti non avessero più l’assegno di accompagnamento, aumenterebbero le richieste di case protette, con maggiori costi per la collettività”.

 

“Questo assegno, che non arriva a 500 euro mensili – conclude la Maestri – rappresenta in ogni caso un sostegno minimo, che quasi mai esaurisce i bisogni di coloro che hanno a carico famigliari non autosufficienti. In tal senso va notato che si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di persone anziane: sul totale provinciale di quasi 12mila assegni erogati, oltre 8mila riguardano la fascia di anziani con più di 80 anni, e circa 11 mila in tutto superano comunque i 60 anni”.

 

In ultima analisi, se questo provvedimento dovesse passare, un altro pezzetto del nostro sempre più tartassato stato sociale rischierebbe di essere messo in discussione.

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