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Non serve necessariamente un condono fiscale per "agevolare" gli evasori

27 Maggio 2009
I sindacati di categoria del pubblico impiego aprono una "vertenza Fisco"

Il livello di ingiustizia del prelievo tributario ed il suo conseguente peso sui redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati sono al punto di rottura di ogni credibilità e legittimazione del sistema fiscale.

Come è noto, infatti, l’evasione, al netto dell’economia illegale, sottrae alle entrate dello Stato enormi risorse pari ad un quinto dell’intera ricchezza nazionale.

La lotta all’evasione, quindi, resta un obiettivo prioritario che presuppone, però, l’affermazione di una diffusa cultura della legalità fiscale collegata a norme di sostegno. Perché non v’è dubbio che una diffusa e resistente evasione, oltre ad aggravare le iniquità sociali ed a sottrarre risorse decisive per la crescita e per la riduzione del debito, tende ad indebolire ulteriormente la “fedeltà” fiscale dei contribuenti.

 

Ogni azione di questi ultimi tempi dell’Esecutivo, in tema di fisco, si è, invece, tradotta in un indebolimento della lotta all’evasione fiscale. Solo qualche esempio: l’abolizione delle norme sulla tracciabilità dei pagamenti, nonché l’obbligo di allegare l’elenco fornitori–clienti alle dichiarazioni dei redditi; la riduzione ad un ottavo delle sanzioni per gli evasori totali e parziali; la recente normativa relativa alla riduzione degli interessi per gli stessi soggetti. Ed ora, come se non bastasse, la riduzione degli incentivi a chi è deputato a “stanare” gli evasori.

 

Proprio questa ultima decisione, che taglia le risorse solo ed esclusivamente al personale del Fisco  - atteso che in tutta la restante pubblica amministrazione non si è operata analoga decurtazione per l’anno 2008 - è la dimostrazione più evidente del progressivo quanto pericoloso abbandono del contrasto ai fenomeni evasivi ed elusivi.

 

Immorale è poi il fatto che il taglio operi su prestazioni già rese dai funzionari del fisco nell’anno 2007, decisione adottata con l’intento di determinare una comprensibile demotivazione professionale e di rendere meno  credibile il rapporto Convenzionale tra Ministero dell’Economia e Agenzie Fiscali.

 

La legge speciale n. 350 del 2003, all’art. 3 comma 165 prevede, infatti, la corresponsione di incentivi collegati alle riscossioni derivanti da attività di accertamento fiscale. Quelle risorse, dunque, sono indispensabili per l’insieme delle attività strategiche (verifiche, controlli, accessi, attività antifrode, antiterrorismo ai confini terrestri, marittimi e aeroportuali, accertamenti) connesse al raggiungimento degli obiettivi numerici e monetari fissati annualmente dall’autorità politica con la Convenzioni.

 

Nei giorni scorsi, in occasione del confronto con il Dipartimento delle Finanze finalizzato alla stipula delle Convenzioni tra Mef e Agenzie Fiscali, la parte pubblica – a fronte della richiesta sindacale di quantificare gli incentivi al personale del fisco per la annualità 2008 – ha formalizzato l’incredibile decisione di quantificare anche le risorse del 2008, sulla base delle procedure e dei tagli previsti dalla legge 133/08 e successive modifiche, e non invece con le modalità previgenti l'approvazione del DL 112/2008 che operava sugli incentivi a far data dal 2009.

 

I lavoratori delle Agenzie Fiscali - che operano da anni con un consolidato sistema di valutazione e misurazione dei risultati, anche individuali - non possono accettare, solo loro, di essere penalizzati, soprattutto nel rapporto tra le qualificate prestazioni richieste e le relative controprestazioni, nella consapevolezza che i modesti livelli retributivi, tra i più bassi dell’Unione Europea, debbono essere incrementati con quote di salario accessorio.

Per questi motivi i sindacati di categoria FP CGIL, CISL FP, UIL PA, CONFSAL/SALFI, FLP, hanno chiesto al Ministro dell’Economia e delle Finanze di non voler procedere alla sottoscrizione delle Convenzioni 2009 in assenza di un immediato opportuno ripensamento in ordine alle scelte sin qui operate.

 

Analoga richiesta è stata avanzata nei confronti dei direttori delle Agenzie Fiscali; già dallo scorso 27 maggio le organizzazioni sindacali hanno preannunciato l’apertura di una specifica “vertenza Fisco” che vedrà il massimo coinvolgimento dei lavoratori attraverso l’indizione di assemblee in tutto il territorio nazionale e l’attivazione di iniziative nelle sedi politico–istituzionali, a partire dal coinvolgimento degli organi di stampa e dei media.

Si tratta, per i sindacati di categoria, di stabilire se il “bene privato” degli evasori debba prevalere su quello pubblico della società civile. Dalla risposta dipende la valutazione morale di ogni governo.

 

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