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"No all'applicazione dell'art. 8"

19 Settembre 2011
Intervento di Fabrizio Ghidini, segretario confederale della Cgil di Parma con delega al Mercato del Lavoro

"Le parti sociali, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, quest'ultime finalmente unite dopo tanto tempo, il 28 giugno scorso avevano raggiunto un faticoso ma importante accordo che, pur non esente da alcuni limiti, in materia di contrattazione aziendale stabiliva due principi molto chiari: il primo era che, in un'ottica di significativo ampliamento degli spazi della contrattazione aziendale, sarebbero stati i prossimi contratti nazionali a determinarne contenuti e campo d’azione, riaffermando dunque il principio del carattere sovraordinato della contrattazione nazionale; il secondo era che un accordo per essere valido doveva avere necessariamente il consenso della maggioranza delle RSU o delle RSA, in quest'ultimo caso rendendosi necessario il voto tra i lavoratori.

L'accordo risolveva con un compromesso alcuni dei principali problemi che le parti sociali non erano riuscite a risolvere negli ultimi anni, determinando regole e certezze. Il governo ha fatto carta straccia di tutto ciò con l'introduzione all'interno della manovra economica dell'art.8, riportando le relazioni sindacali nel caos e nella conflittualità. Data la situazione economica del Paese, secondo la Cgil non ce n'era affatto bisogno, ma di fronte a questo tentativo di scardinare la contrattazione e i diritti dei lavoratori, anche a Parma, non potrà restare ferma.

L'articolo 8, anche dopo le ultime modifiche apportate, rimane una norma pericolosissima, da contrastare con tutti i mezzi legali e conflittuali. Il governo, per decreto e senza alcun confronto, sovverte 60 anni di diritto del lavoro, affermando un'equivalenza inaccettabile tra un qualsiasi contratto territoriale e aziendale e il contratto nazionale e, ancora peggio, tra un contratto aziendale e una norma di legge votata dal Parlamento. Si tratta di un’impostazione che, se applicata, indebolisce in modo irreparabile i lavoratori nei loro diritti individuali e collettivi. Viene così meno il cardine fondamentale del nostro diritto lavoristico, cioè l'inderogabilità “in pejus”, per i lavoratori, dei contratti nazionali e ancor più delle norme di legge. L'intento del governo è lampante, iniziare un processo di smantellamento dei diritti e della contrattazione e scatenare una concorrenza tra le imprese basata sulla riduzione delle tutele e delle retribuzioni dei lavoratori. E a farne le spese saranno anche le aziende più serie.

Nel dibattito di questi giorni si è giustamente sottolineato il rischio che corre l'art. 18 (“licenziamenti facili”), ma in realtà l'art. 8 dà la possibilità di derogare al 90% delle leggi  e dei contratti nazionali. Se la norma in questione sarà purtroppo approvata, a livello territoriale e aziendale saremo a chiamati ad affrontarla; è doveroso, dunque, da parte della Cgil di Parma, nei confronti dei propri iscritti e nei confronti di tutti i lavoratori, esplicitare fin d'ora il comportamento che adotterà.

In primo luogo la Cgil di Parma, in qualità di sindacato fortemente rappresentativo in tutti i settori del privato (industria, piccola industria, terziario, artigianato, edilizia, cooperazione) dichiara l'assoluta indisponibilità a sottoscrivere accordi territoriali di deroga peggiorativi, così come per le deroghe a livello aziendale la Cgil si opporrà attraverso il conflitto e le vie legali affinché vengano tali accordi vengano sottoscritti.

La Cgil non ritiene che la via dello sviluppo per il nostro territorio sia quella del taglio ai diritti e alle retribuzioni, anzi pensa esattamente il contrario. Per questo chiede alle imprese e alle associazioni d'impresa di non intraprendere la strada indicata dal Governo, che apre la strada al conflitto e al caos.

È bene che le aziende e loro rappresentanze sappiano che l'intento del Governo è sì quello di colpire i lavoratori, ma la lettera della legge non impedisce che le norme dei contratti nazionali e di legge possano essere modificate a vantaggio dei lavoratori: la Cgil non persegue il caos, non appoggia il ministro Sacconi, nemmeno in questo, ma se qualcun altro intende farlo dalla Cgil e dai lavoratori avrà una risposta ferma e decisa.

A Parma le relazioni sindacali e sociali, pur tra alti e bassi, e con conflitti che in una certa misura sono fisiologici, sono sempre state improntate fondamentalmente alla correttezza e al pragmatismo, si è stati in grado di unire competitività delle aziende e un buon livello di tutela dei lavoratori. Questa è la strada da continuare a percorrere senza ascoltare i cattivi maestri anche se, pro tempore, siedono sulla poltrona di Ministro del lavoro."

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