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No ai negozi aperti il 25 aprile e 1° maggio

24 Aprile 2012
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil provinciali dichiarano sciopero in occasione della Festa della Liberazione e della Festa dei Lavoratori

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil dichiarano sciopero per le giornate del 25 Aprile e 1° Maggio, per ribadire che le festività nazionali vanno rispettate e dare copertura a tutti quei lavoratori che vorranno rifiutarsi di andare al lavoro in quelle date.

Numerose catene distributive hanno infatti comunicato la decisione di aprire in occasione delle festività: la liberalizzazione attuata dal governo Monti purtroppo lo permette, poiché prevede la possibilità di apertura per 365 giorni all'anno ed abolisce qualunque competenza degli enti locali in materia. Il commercio non è un servizio pubblico indispensabile paragonabile ad un ospedale. I lavoratori del settore devono avere il  diritto di  poter celebrare almeno le principali festività dell'anno, civili e religiose; in quelle giornate le persone devono essere nelle piazze, in famiglia o con gli amici e non nei centri commerciali.

Il 25 Aprile e il 1° Maggio hanno un valore storico, umano e di grande contenuto culturale. Non ci sono ragioni economiche così forti e dominanti per sacrificare queste feste e aprire i negozi come tutti gli altri giorni. C'è invece un alto costo sociale perché si limitano i pochi spazi dedicati al tempo libero e alla socialità e si invita solo al consumo in ogni luogo, in ogni ora e giorno dell'anno.

Anche il nostro territorio sta vivendo una fase di durissima recessione e i consumi continuano a diminuire visto che il reddito disponibile è sempre minore. Le maggiori aperture non stanno incrementando le vendite e nemmeno, ovviamente, l'occupazione. Nel centro storico e nei centri commerciali si moltiplicano le chiusure di negozi e la perdita di posti di lavoro sta diventando significativa.

Le aziende stanno cercando di gestire le aperture “sottocosto”, spremendo il personale sia sugli orari di lavoro che sulle retribuzioni. Le lavoratrici e i lavoratori hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita per le aperture domenicali continue, con tutte le difficoltà che comporta conciliare la propria vita familiare con le domeniche lavorative e con orari superflessibili, diversi ogni giorno. Ora ai lavoratori si chiede anche di cedere i diritti acquisiti perché la grande distribuzione organizzata, che chiede lavoro nel week end, non è più disposta a riconoscere le maggiorazioni salariali.

Non saranno soltanto i lavoratori a pagare il conto delle liberalizzazioni. Lo pagheranno i consumatori, i settori dell'indotto, le città, i centri storici e l'ambiente.

Questa legge va cambiata, occorre maggiore equilibrio e una regolamentazione del lavoro festivo e domenicale sostenibile. Per questi motivi invitiamo i cittadini e i lavoratori a partecipare alle iniziative e alle manifestazioni organizzate per celebrare la Festa della Liberazione e la Festa dei Lavoratori e dimenticare per un giorno di entrare nei negozi.

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