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Moschee e Tar, prove di inciviltà

21 Dicembre 2009
Interviene Raffaele Tagliani, segretario confederale Cgil Parma con delega sulle Politiche per l'immigrazione

Dopo la sentenza del TAR in merito all’utilizzo del capannone di via Campanini divenuto di proprietà della comunità Islamica, si è venuto a creare un autentico pasticcio.


Sulla tormentata storia del centro islamico trasferito da borgo San Giuseppe in zona artigianale, che pare essere arrivata alla resa dei conti, interviene Raffaele Tagliani, segretario confederale Cgil Parma con delega sulle Politiche per l’immigrazione, che mette in luce come “Il tortuoso percorso tecnico-legale, pieno di forzature procedurali e di ipocrisie politiche, che ha portato alla sentenza del Tar, ha come peccato originale l’incapacità, o meglio la tentata furbizia, dell’Amministrazione Comunale di risolvere un problema attraverso una scelta cerchiobottista e farisea, con l’intento velleitario di accontentare alcuni protagonisti di questa storia rischiando ora di scontentare tutti”.
 
“Non vogliamo ora entrare nel merito della sentenza”, precisa Tagliani. “Lla CGIL ha sempre applicato il principio della legalità, ovvero di fronte ad una sentenza, anche moralmente discutibile - oltre tutto in questo caso di pure valore ‘tecnico’ - la nostra organizzazione ne ha sempre rispettato l’esito. L’osservazione di merito piuttosto è quella legata al perché si è giunti ad una situazione così delicata. Situazione che rischia di produrre danni sociali, frustrazioni collettive e una perdita di credibilità dell’agire politico e istituzionale che sinceramente ogni persona di buon senso avrebbe preferito evitare”.
 
“Ora – aggiunge Tagliani - chi si è da sempre opposto all’assegnazione di uno spazio pubblico riconosciuto e dedicato ad una comunità diversa dalla nostra, finalizzato alla propria pratica di culto, diritto peraltro riconosciuto dalla nostra Costituzione, canta vittoria grazie alle ambiguità di altri. Quanto coraggio serviva, in fondo, per affrontare fin dall’inizio in modo trasparente con i propri cittadini una vicenda che rischia adesso si assumere una valenza problematica per il futuro della nostra comunità, rappresentando un precedente che metterà alla prova la nostra capacità di continuare ad essere società aperta, civile e soprattutto di diritto?”
 
“È da queste prove di civiltà – secondo in segretario confederale - che si misura lo spessore di responsabilità e di provata democrazia delle nostre istituzioni e della nostra comunità. Ora la frittata è fatta. Vorremmo, come sempre ci si augura in queste occasioni, che da un errore ci si possa correggere, che lo sbaglio porti insegnamento. È chiaro che bisogna uscire da questa ambiguità dando una risposta certa e trasparente alla comunità islamica”.
 
“La CGIL rappresenta a Parma – conclude Tagliani - decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori italiani, pensionate e pensionati italiani, con i loro problemi, le loro ansie e le battaglie per i diritti e le garanzie necessari. E in questo momento di crisi, di disoccupazione che cresce e di salari tagliati, i rischi di conflitto sociale e di guerra fra poveri crescono, e la responsabilità che ne segue altrettanto. Ma mai la CGIL ha anteposto il proprio dovere di rappresentanza che le compete come associazione d’interessi, al dovere di mantenere fede ai principi di libertà, eguaglianza di diritti e doveri, e di solidarietà indifferentemente all’appartenenza etnica, di lingua, religione, o di orientamento sessuale e culturale delle persone. Principi e valori che hanno fatto la storia democratica della CGIL e del nostro così tanto bistrattato Paese”.

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