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Moda: a rischio 90.000 posti di lavoro femminile

18 Maggio 2009
Dichiarazione stampa di Valeria Fedeli Filtea CGIL

I dati congiunturali del primo bimestre 2009 descrivono un settore moda che continua a subire pesantemente l’impatto della crisi. Dopo un ultimo trimestre 2008 che aveva fatto segnare i primi effetti della crisi con segni meno in tutti i comparti; Il 2009 si è aperto con perdite a due cifre sia sul fronte del fatturato (-14%) che della produzione (-16%), risultato che va imputato prevalentemente ad un crollo della domanda interna e della domanda internazionale (l’export in valore è infatti diminuito nello stesso periodo del 16%).
 
Ma per capire fino in fondo il rischio che corre questo settore con questa crisi non bastano i dati della congiuntura. Va infatti ricordato che il sistema moda esce da una lunga fase di riorganizzazione che aveva cominciato a dare i suoi frutti nel 2008. Per la prima volta dopo 10 anni grazie al successo del riposizionamento strategico di molte imprese che hanno cambiato pelle per sviluppare accanto ad una solida capacità manifatturiera una nuova competenza sulle componenti immateriali del prodotto (che come noto stanno diventando fattori fondamentali di traino dei consumo), il sistema moda era tornato a dare il suo contributo all’economia nazionale anche sul piano dell’occupazione (+20 mila addetti nel 2008 secondo i dati di contabilità nazionale Istat che portano il contributo del settore all’occupazione manifatturiera al 15%). A cui va aggiunto il tradizionale ruolo di traino delle vendite all’estero con una quota del 12%.

Questa capacità del sistema moda di rinnovarsi, di fare ricerca, innovazione, internazionalizzazione, qualificazione delle risorse umane, per continuare a vivere da protagonista nel mercato internazionale, rischia di essere irreparabilmente compromessa se la politica industriale non interviene per reagire all’impatto di questa crisi strutturale che si sta scaricando pesantemente sull’ossatura di questo settore, ossia quella filiera di piccole imprese contoterziste che nel corso degli anni ha partecipato con uno sforzo straordinario al riposizionamento del made in italy sulle fasce medio alte del mercato.

Tutti i Governi difendono e sostengono le proprie manifatturiere per avere un futuro credibile dell’economia e della crescita del proprio Paese. Il Governo Italiano, il Ministro Scajola, dopo aver aperto il tavolo di confronto con tutto il sistema della moda italiana, ora latita e non conclude con risposte concrete ed efficaci il confronto. Mancano le urgenti risposte sul fronte dell’accesso al credito per le piccole imprese in filiera, la lotta alla contraffazione e all’economia sommersa e illegale del settore. Nessun intervento a sostegno all’occupazione femminile e per il sud in particolare, driver prioritario per costruire l’uscita dalla crisi. Nulla sul raddoppio del periodo della cassa integrazione ordinaria e sul sostegno effettivo a tutti gli strumenti per tenere tutte le tipologie di lavoro dentro le aziende e con un forte ed effettivo intreccio con la formazione e riqualificazione degli over 45, necessario, in particolare per questo settore che ha alle spalle cinque anni di profonda riorganizzazione e trasformazione industriale.

Alle aziende leaders del settore chiedo di fare un salto di cultura industriale e di visione del futuro.

Nella reazione a questa crisi, scaricare le difficoltà, come in parte sta avvenendo, sulle piccole imprese fornitrici, è negare e distruggere oggi, il futuro vincente della filiera, leaders nel mondo, del made in Italy domani, è bruciare competenze, professionalità, trasparenza, reputazione.

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