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L'integrazione ai tempi del riordino istituzionale: il caso del distretto sud est

30 Giugno 2017
Unioni e fusioni e futuro dei servizi alla persona nel convegno promosso da CGIL, FP e SPI provinciali

"Tra Unioni, Fusioni e servizi alla persona. Quale futuro per il Distretto Sud Est di Parma": è sul difficile percorso di integrazione dei servizi socio-sanitari del territorio in oggetto, e sulle ricadute per i cittadini e il personale, che si è ampiamente ragionato ieri pomeriggio, insieme all’assessore regionale alle Riforme Istituzionali Emma PETITTI, nell’incontro promosso da CGIL Parma, FP CGIL Parma e SPI CGIL Parma, con il patrocinio del Comune di Langhirano, nella Sala del Consiglio dell’Unione Montana.

Il dibattito, aperto da Raffaele TAGLIANI, Coordinatore CGIL Zona Collecchio-Langhirano, ha voluto fare il punto sullo stato delle aggregazioni di funzioni e servizi dei Comuni coinvolti nel Distretto, alla luce dei tagli alle risorse da parte del Governo oltre che del processo di riordino istituzionale, che sempre più obbligano i Comuni ad operare con maggiori sinergie per ottimizzare i servizi, anche in previsione di fusioni future, utili a razionalizzare, semplificare, evitare duplicazioni, nonché a sostenere i servizi e ad ampliarli nell'ASP. Il futuro di queste istituzioni infatti non può che andare nella direzione del rafforzamento dell'unione, anche attraverso l'inclusione di altri Comuni afferenti l'ATO e previsione di fusioni. Scelte che, come è stato illustrato partendo dai dati demografici, sono conseguenti anche all'incremento dell'aspettativa di vita che impone di allargare i servizi per la terza età.

Come ha ricordato Tagliani, il nuovo piano socio-sanitario regionale, concordato anche con i sindacati confederali, e che vedrà applicazione a breve, risulta strategico nel determinare la centralità del Distretto sul fronte della lotta all'esclusione sociale: “Ma l’obiettivo deve essere la riduzione di inefficienze e sprechi, non della qualità della risposta ai bisogni delle persone più fragili”. Il tutto “in coerenza con l’indirizzo politico di una regione, l’Emilia Romagna, che dal Patto per la Crisi, al Patto per il Lavoro, alle scelte in relazione al riordino istituzionale, si pone in discontinuità con le politiche nazionali”.

Giordano BRICOLI, Presidente del Distretto Sud Est oltre che Sindaco di Langhirano, ha voluto richiamare l’attenzione, anche alla luce del rischio di “attendismo” denunciato da Tagliani, sull’inevitabile lunghezza dei tempi per la maturazione del processo di integrazione: “Siamo ancora in mezzo al guado. Nel Distretto si sono affermate nel tempo esperienze di associazionismo e integrazione virtuosi, con ben due unioni, Pedemontana e Montana, che hanno fatto politiche di integrazione e gestione associata, non sempre ottenendo una riduzione dei costi. Si tratta di gestioni in alcuni casi eccellenti, in altri che necessitano di miglioramento organizzativo”, di cui sono stati illustrati diversi esempi (Case della salute nella Pedemontana, Lagrisalute, Emporio, Social Market…). Bricoli ha poi segnalato che in tema di fusioni è stato avviato un percorso di valutazione con il Politecnico di Milano: “Vogliamo che questo territorio abbia un ruolo in ambito regionale, o no? Dobbiamo prepararci prima che le inevitabili fusioni ci vengano calate dall'alto”.

È spettato poi a Stefano LUCERTINI, Direttore AUSL Distretto Sud Est, illustrare nel dettaglio la programmazione sanitaria 2015-18 fatta nel distretto. "L'integrazione io me la sto sognando di notte", ha esordito, dettagliando poi attraverso slide esplicative l’estrema complessità di un processo “Che richiede tempo, cultura, volontà e tensione al bene comune, orientato a garantire la accessibilità ai servizi di prossimità che spesso oggi risultano poco efficienti in rapporto ai volumi prestazionali, in un territorio geomorfologicamente difficile, sempre più spopolato, con una viabilità critica, una popolazione prevalentemente anziana e fragile, e con i comuni a più alto indice di vecchiaia della provincia”. Come e cosa investire? Comuni coinvolti e AUSL hanno messo in cantiere, in piena sintonia, tre macroprogetti. Tra le linee di indirizzo la considerazione che le case protette oggi non possono più essere quelle di 10 anni fa: oggi la polipatologia è di casa, occorre andare verso uno sviluppo di telemedicina e un inevitabile spacchettamento dei servizi per un welfare più dinamico e rispondente ai bisogni che cambiano.

E a proposito di invecchiamento, dice la sua anche il segretario generale dello SPI CGIL di Parma, Paolo BERTOLETTI, che ricorda come il sindacato sia sempre disponibili ed aperto ad innovare, meno disponibile se questi processi portano traccia di una cultura che si rassegna ad un ragionamento di pura compatibilità economica”. “Oggi dobbiamo parlare di grandi anziani, e dobbiamo molto insistere sulla linea della domiciliarità. Parlare di riduzione dell'offerta di servizio alla popolazione anziana necessita di ragionare di un'alternativa. A partire dalla responsabilizzazione dei territori su temi come, ad esempio, le dimissioni difficili, che investono non solo il sanitario ma anche il sociale”.

A proposito di ricadute sul personale e di risvolti riorganizzativi, anche a seguito della soppressione delle Province e dei doverosi rinnovi contrattuali per i lavoratori pubblici coinvolti nelle integrazioni, è poi intervenuto Donato COLELLI, della segreteria FP CGIL di Parma, che ha segnalato criticità su fronti come la Polizia Municipale, front e back office dei servizi alla persona. “Un elemento di forte preoccupazione è quello relativo all’ASP e alla necessità di rafforzare questa azienda (servizi socio­sanitari, socio­assistenziali, socio­educativi) anche in funzione dei posti accreditati, attraverso una programmazione e progetti futuri di ampliamento che possano prevedere invarianza degli organici attuali (sul servizio Casa Protetta), per le problematiche relative ai servizi offerti ed alla platea di lavoratori pubblici e privati che vi operano”.

Per la segreteria regionale FP CGIL ha poi preso la parola Adele VENTURA, che ha evidenziato come, dopo il voto del 4 dicembre, ci troviamo in una fase di confusione istituzionale, in cui la nostra è una delle poche regioni che ha provato a non subire i processi di riordino approvato dalle leggi nazionali. “Ma la politica deve essere di stimolo, perché la legge Del Rio non è più applicabile dopo il referendum”.

Articolato e ricco l’intervento di Massimo BUSSANDRI, segretario generale della CGIL di Parma, che parte da quanto prefigurato nel Piano regionale, uno strumento straordinario che fornisce indicazioni sia in materia di programmazione sociale e sanitaria che di governance del sistema, richiamando i tratti distintivi della nostra regione, cioè la cooperazione istituzionale e l’aspetto della coesione e della mediazione sociale. “Alcuni dati contenuti in quel piano meritano di essere richiamati: abbiamo una popolazione con il 12,5% di ultrasettantacinquenni (una persona su otto in Emilia Romagna ha più di 75 anni), con tutti i relativi riflessi sulla non-autosufficienza e problematiche connesse. Aumentano le famiglie monopersonali (soprattutto anziani soli); un bambino su tre nasce da mamma straniera; i compiti di cura sulle famiglie sono in aumento esponenziale; crescono il disagio abitativo e gli sfratti per morosità. In questo contesto, pensare che i singoli Comuni e i sindaci, che sono stati lungamente al centro del modello di governance dei servizi sociosanitari, possano far fronte ciascuno nel suo splendido isolamento a questa mole di problemi e di compiti, è come pensare che il Rotary possa risolvere la fame nel mondo”. “Oggi quel modello di ente locale non è in crisi, è in default: per questa via diminuisce il controllo pubblico e aumentano le diseguaglianze”. Non a caso, in implicito, il piano regionale fa proprie queste riflessioni, se è vero come è vero che individua come titolare fondamentale di governance del sistema socio sanitario non più il singolo ente locale ma l’integrazione istituzionale e, sul piano locale, la sostanziale coincidenza tra l’ambito del Distretto e l’ambito di esercizio dei servizi in forma associate da parte dell’Unione”.

A riconferma di ciò, Emma PETITTI, assessore regionale alle Riforme Istituzionali, ha ribadito in chiusura il grande investimento della regione in questo percorso di coesione e concertazione sociale. “In Emilia Romagna abbiamo già ben 42 unioni, è evidente che occorre fare una fotografia delle diverse situazioni per capire come e dove mettere mano a nuovi processi di integrazione e accorpamento. Questo anche alla luce delle molte disparità: in Romagna ad esempio la gestione associata dei servizi è quasi completa”.

“La legge 21 – ha confermato quindi l’assessore - ha portato l’individuazione degli ambiti territoriali ottimali attraverso due direttrici: la coincidenza con il Distretto socio-sanitario e la salvaguardia delle forme associative preesistenti. L’uniformità ancora non l’abbiamo, soprattutto nelle unioni superiori a 10 comuni, ma questa regione sta investendo molte risorse: nei prossimo giorni 16 mln di euro saranno destinati alla riorganizzazione dei servizi e al mantenimento della loro qualità”. “Ma per superare la frammentazione e garantire la sostenibilità dei servizi occorre trovare, da parte del territorio, e anche di questo Distretto, la proposta più condivisa possibile. Il ruolo dei Comuni e delle forme associate di Comuni nelle Unioni diventerà sempre più strategico, avendo peraltro tra i suoi obiettivi il rafforzamento dei servizi di prossimità”.

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Uno scatto dal convegno
I relatori: Bertoletti, Colelli, Ventura, Bussandri, Petitti, Tagliani, Lucertini, Bricoli


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