Nota stampa di Patrizia Maestri, segretaria generale Cgil Parma
“Come si può pensare di
uscire dalla crisi deprimendo ulteriormente i consumi e il potere d’acquisto
dei redditi fissi, trascurando cinicamente di occuparsi delle persone più fragili,
come i disabili, infliggendo nuovi tagli alla sanità e al lavoro pubblico?
Quale stabilità – nel
senso di tranquillità per il presente, possibilità di programmazione del
quotidiano, fiducia nel futuro – possiamo aspettarci da una legge come quella
che il Governo intende propinarci come alternativa “leggera” alla classica
Finanziaria e che in realtà risulta, anche se in corso di definizione,
addirittura più insopportabile dopo tutti i provvedimenti già adottati nel
corso dell’anno? Quale equità dovremmo cogliere dietro una solo accennata
riduzione dell’IRPEF che, oltre ad essere vanificata nei fatti dalla diminuzione
di deduzioni e detrazioni e dall’aumento dell’IVA, non si applica agli
incapienti, cioè a coloro che percependo un reddito imponibile inferiore alla
soglie minime previste, non subisce alcuna tassazione sul reddito e, di
conseguenza, non trae beneficio da sue eventuali riduzioni?
Cosa dire poi dello
scandalo del taglio del 50% della retribuzione per chi assiste genitori
disabili in base alla legge 104? Il governo Monti sa colpire solo i più deboli,
un ennesimo atto di discriminazione che creerà ulteriori disparità tra cittadini
e finirà ancora una volta per penalizzare soprattutto le donne.
Si attende inoltre una nuova
e pesantissima stangata alla sanità con la riduzione di un ulteriore miliardo
di finanziamento che si somma ai 24 miliardi che vengono tagliati nel triennio
2012-2014 per effetto delle passate manovre: ancora una volta si punta a far
cassa sui diritti dei cittadini, a partire da coloro che necessitano di cure e
possono rivolgersi solo alla sanità pubblica.
E mentre il costo di
farmaci e ticket continua a salire, il welfare va in brandelli anche a causa
delle casse ormai vuote delle amministrazioni locali, dove peraltro la stretta
in arrivo con la legge di stabilità si sommerà all’aumento della tassazione
locale, con le addizionali regionali e comunali e altri balzelli come l’IMU che
in molti casi, anche nel nostro territorio, toccheranno in alcuni Comuni le
aliquote massime.
Per dare respiro ai
redditi da lavoro e da pensione – unica condizione per far ripartire il Paese
–sarebbe stato opportuno, anziché riproporre una nuova manovra depressiva, fare
un’operazione come una seria detrazione delle tredicesime, come da più parti
richiesto.
Ma tant’è: mentre la
legge anticorruzione da tutti invocata come condizione indispensabile a
rilanciare gli investimenti e l’economia del nostro Paese giace in attesa dell’ennesima
“aggiustatina”, ancora una volta si pretende dai soliti noti uno sforzo,
probabilmente inutile, per far fronte alla crisi generata proprio da coloro che
non hanno interesse alcuno a porre freno allo sperpero di risorse pubbliche”.