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“Legge di stabilità 2014: le occasioni mancate e i riflessi nella sanità”

29 Ottobre 2013
Nota stampa di Maurizio Miati (FP CGIL Parma)

“La Legge di Stabilità che sta per iniziare il proprio iter parlamentare può essere considerata la legge delle occasioni mancate. È incredibile come questo Governo e i vari governi succedutisi in questi anni, con le maggioranze che di volta in volta li hanno sostenuti, continuino pervicacemente in una politica di lento soffocamento nei confronti di un paziente, l'Italia, che già da tempo sta dimostrando di essere in grave affanno.

L'Industria, il Commercio e l'Artigianato avrebbero avuto bisogno di ben altro, così come di ben altro necessiterebbero i lavoratori pubblici e privati, i pensionati, i precari e gli esodati; categorie, queste, sempre tartassate nell'arco di diversi anni. Il gioco delle tre carte, poi, del “metti la tassa – togli la tassa”, che si risolve a volte solo in cambi di acronimi, non può portare un tanto atteso beneficio economico, così come minimi aumenti mensili in busta paga sono solo elemosine offensive.

Affermiamo “senza se e senza ma” che un Paese, in una situazione come la nostra, non può più permettersi di mantenere oggi delle disparità di trattamento con la conservazione di privilegi. Lo slogan della FPCGIL contro la Spending Review era “tagliare dove serve, investire dove occorre”... Nessuno ha avuto il coraggio di agire in tal senso; tutti fino ad oggi hanno operato in ossequio ai mercati e ai tecnocrati europei ed in dispregio al diritto universale alla salute, ai diritti dei lavoratori, ai valori di una società con parità d'accesso al lavoro e allo studio.

Il Pubblico Impiego vede di fatto la contrattazione nazionale bloccata sine die, e se a volte si è riusciti a “parare il colpo” inventandosi veri e propri “salti mortali” nella contrattazione di II livello, questo non sarà più possibile oramai.

In Sanità l'annunciato scampato pericolo di tagli aggiuntivi, al netto di quello che sarà il testo definitivo della Legge di Stabilità e di quanto verrà delineato anche nel Patto della Salute, si è rivelato uno specchietto per le allodole visto che è prevista una riduzione del finanziamento del SSN pari a 1,1 miliardi di euro (540 milioni nel 2015, 610 nel 2016). E di tale somma, 800 milioni vengono recuperati dalla retribuzione accessoria dei lavoratori della sanità, prima congelata fino al 31/12/2013, adesso fino al 2014, ma con la novità della decurtazione permanente a partire dal 2015. Si tratta di un vero taglio lineare: viene ridotta la retribuzione accessoria di medici e personale sanitario che serve per la valorizzazione professionale e la produttività. In pratica: si toglie qualcosa a tutti nello stesso modo anziché incidere sulle fasce di inefficienza o su coloro che godono di maggiori benefici economici.

L'Azienda USL ha sofferto anch'essa i tagli imposti dalla Spending Review e dalle varie Leggi di Stabilità o manovre economiche correttive, e sta regimentando le assunzioni subendo il blocco del turn over del personale. Tuttavia, sia pur vantando un buon livello di contrattazione decentrata, i dipendenti stanno affrontando disagi sempre maggiori, sia per l'abbassarsi proporzionale degli stipendi (per effetto del già ricordato blocco dei contratti, in essere dal 2010, e per gli aumenti, come per tutti i lavoratori per altro, delle trattenute in busta paga e della tassazione), sia per l'insofferenza di dover far fronte a prestazioni e servizi da erogarsi all'utenza che non possono giustamente diminuire, nonostante che gli organici siano sempre più in affanno numerico (vedi reparti ospedalieri e servizi territoriali).

A livello nazionale, oltre all'auspicabile sblocco contrattuale economico, il Ministero della Salute dovrebbe ragionare di differenti sviluppi di carriera e di ridefinizione del sistema del fondo del personale di Comparto, che si divide le briciole, e dei fondi della Dirigenza, che godono di un peso economico ben maggiore e che va ad erogare, ancora oggi, delle cifre talmente pesanti che danno un indice palese di mancata equità in una situazione contingente di crisi difficilissima, suscitando nei più, comprensibilmente, indignazione, incredulità e rabbia.

A livello regionale e, di riflesso territoriale, in questi anni si sarebbero dovuti intraprendere altri percorsi molto più incisivi a riguardo di strutture complesse, così come non si sarebbe dovuto permettere il conservarsi di roccaforti inespugnabili come quelle dei Medici di Medicina Generale.

Nell'Azienda Usl di Parma siamo alla soglia di cambiamenti storici: la ridefinizione dei Dipartimenti Ospedalieri tra Fidenza e Borgotaro, la conversione della Lungodegenza di S. Secondo, l'intuibile percorso che andrà a toccare il sistema delle Cure Primarie e della territorialità in genere, la nascita di dipartimenti integrati e/o l'avvio di accorpamenti a livello A.V.E.N.

Il nostro operato punta a far si che i riflessi di questi passaggi non pesino esclusivamente sui lavoratori del comparto, che debbono sempre trovare una loro valorizzazione e non debbono essere coloro che pagano per primi o, a volte, per tutti. Con la consapevolezza che se chi regge le sorti del Paese non cambia strategia, magari dietro all'azione di lotta dei sindacati stessi, alle iniziative dei cittadini, alle proteste dei lavoratori, dei pensionati e degli studenti, il futuro di questo Paese sarà sempre più incerto per tanti.

Occorre più che mai non rassegnarsi e reagire a questo stato d'essere per riconquistare, democraticamente, quanto altri ci hanno sottratto negli anni e dire basta alla conservazione reiterata dei privilegi a danno di coloro che hanno sempre pagato.”

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