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"La sentenza del TAR su integrazione scolastica Comune di Parma apre scenari devastanti"

6 Aprile 2016
CGIL, CISL e UIL: "Problemi di ordine occupazionale e retributivo per i lavoratori e un welfare sempre più povero e dequalificato per i cittadini"

Le segreterie confederali regionali e territoriali di CGIL, CISL e UIL, insieme ai rispettivi sindacati di categoria del pubblico impiego, tornano - nella conferenza stampa con presidio convocata oggi davanti alla sede del Tribunale Amministrativo di Parma in piazza Santa Fiora - sul tema degli appalti e su quei meccanismi di aggiudicazione dei servizi che non tutelano i lavoratori, ma al contrario li espongono a problemi di ordine occupazionale e retributivo, con il placet, questa volta, del TAR e del dispositivo emesso recentemente.

È infatti noto a tutti che il TAR di Parma, lo scorso 15 marzo 2016, ha pronunciato la propria sentenza di merito al ricorso presentato dalle Cooperative AuroraDomus, Proges e Dolce, affermando che “[…] un'offerta non può ritenersi anomala ed essere esclusa dalla gara, per il solo fatto che il costo del lavoro è stato calcolato secondo valori inferiori a quelli risultanti dalle tabelle ministeriali o dai contratti collettivi, occorrendo, perché possa dubitarsi della sua congruità, che la discordanza sia considerevole e palesemente ingiustificata”.

La sentenza in oggetto apre scenari devastanti, legittimandoli da un punto di vista giuridico: se l'unica logica a cui soggiaciono le gare d'appalto resta quella dell'offerta economicamente più vantaggiosa epurata dai vincoli retributivi definiti dalla tabelle ministeriali del costo del lavoro e dalle regole dei Contratti Collettivi, cioè una sorta di massimo ribasso “mascherato”, quello che si determina è una concorrenza sleale di cui, a far le spese, saranno i lavoratori e i fruitori dei servizi.

Il lavoro in appalto più di altri subisce la tensioni della competitività e in molti, troppi casi, su di esso si scaricano in modo più accentuato le spinte all'abbattimento dei costi, che vanno in larga misura a danno della condizione dei lavoratori: assistiamo spesso a fenomeni di fuga verso contratti collettivi meno favorevoli, a prassi di inadempimento degli obblighi contrattuali, previdenziali, fiscali e di sicurezza in materia di lavoro.

In appalti di servizi ad alta intensità di manodopera – dove il costo del lavoro rappresenta il capitolo di spesa maggiore – com'è possibile affermare che non sia un elemento dirimente, soprattutto in un panorama come quello attuale, nel quale insiste una varietà di soggetti il cui unico fine è realizzare profitti?

Se questa logica dovesse prevalere e se le stazioni appaltanti dovessero considerare le tabelle del costo del lavoro e i Contratti Collettivi come semplici parametri di congruità dell'offerta, l'aggiudicazione di un appalto deriverebbe, in larga misura, dai risparmi operati sulla pelle dei lavoratori: la compressione dei costi si riverbererebbe sul costo del lavoro, col pericolo di incrementare il lavoro precario, l'evasione contributiva, il lavoro non regolare.

La conseguenza di questo quadro è la certificazione, di fatto, di un welfare povero e dequalificato in cui non vi è spazio non solo per i diritti di chi vi lavora ma anche, in parallelo, per i diritti di chi ne fruisce: con il rischio che le distorsioni gravissime emerse proprio a Parma nel campo dei servizi agli anziani diventino sempre più frequenti in tutti i settori di servizi alla persona 

Da tempo, anche in sinergia con le Amministrazioni, le OO.SS. hanno posto in essere iniziative e sottoscritto protocolli tesi a contrastare il lavoro irregolare e il lavoro povero, definendo regole chiare e condivise proprio sul tema degli appalti, ed anche a livello regionale gli impegni sottoscritti nel Patto per il Lavoro (e in particolare l'allegato 2) spingono chiaramente verso un'impostazione nella quale appalti, legalità, diritti del lavoro e qualità dei servizi si tengono insieme.

Le OO.SS. continueranno a battersi insieme ai lavoratori perché questi impegni non restino lettera morta e il lavoro non venga considerato alla stregua di una merce e perché non vengano vanificati i principi di etica, responsabilità e trasparenza a cui l'Ente Pubblico deve rispondere.

Contrastare la logica degli appalti al massimo ribasso e la competitività dei soggetti gestori, basata su prassi o meccanismi elusivi degli standard dettati dai Contratti Collettivi (Nazionali e Provinciali) significa sostenere un modello di organizzazione e un modello economico socialmente equilibrato e sostenibile, nel quale la regolazione dei trattamenti dovuti dalle imprese appaltatrici e la responsabilità delle Amministrazioni committenti costituiscono snodo fondamentale di contrasto a fenomeni distorsivi di concorrenza sleale e di abbattimento della qualità dei servizi offerti.

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