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La durata dell’indennità di disoccupazione (Naspi) non può ridursi se si accetta un lavoro a termine

15 Gennaio 2024
Il Patronato INCA CGIL Parma contesta con ricorso giudiziale la modalità di calcolo dell'Inps e il Tribunale gli dà ragione

Il patronato Inca Cgil di Parma ha patrocinato un ricorso contro l’Inps per gli effetti paradossali di una interpretazione normativa.

Un lavoratore infatti, licenziato dopo numerosi anni di lavoro, si è visto riconoscere una Naspi della durata massima di due anni. L’aver poi accettato un’occupazione a termine ha avuto l’effetto paradossale di ridurgli la protezione sociale, contraendo la durata della successiva disoccupazione di più di tre mesi nonostante avesse lavorato e versato contributi per un periodo maggiore.

A quel punto il Patronato Inca Cgil ha prima contestato la modalità di calcolo dell’Inps (che nel quadriennio di riferimento non tiene conto di precedenti periodi di disoccupazione maturati e non goduti) e poi ha sostenuto il ricorso giudiziale tramite legali convenzionati.

La sentenza del Tribunale di Parma ha quindi riconosciuto il diritto oltre alla nuova disoccupazione maturata a seguito del nuovo contratto a termine anche di tutti i giorni residui di disoccupazione non goduta.

Nell’esprimere soddisfazione per questo pronunciamento che riporta giustizia nel calcolo della disoccupazione (Naspi) per i lavoratori dipendenti, auspichiamo che l’Inps, che non è ricorsa in appello, celermente adegui le sue procedure al fine di evitare il trascinarsi del possibile contenzioso.

L’esito di contenziosi come questo fa emergere un lavoro quotidiano del Patronato Inca e delle strutture della CGIL, che affiancano migliaia di lavoratrici e lavoratori a Parma, con verifiche quotidiane in merito al diritto alla disoccupazione, alla durata e agli importi delle prestazioni e con interventi e comunicazioni all’Inps per ripristinare prestazioni sospese o decadute per i più svariati motivi.

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