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La chiusura del Cornocchio

2 Settembre 2009
"Un nuovo smacco alle politiche di integrazione?"

“Sulle vicende che hanno portato alla chiusura del “Centro di accoglienza” del Cornocchio, consumatasi nelle ultime afose giornate di agosto in una città ancora in buona parte distratta dalle ultime ferie estive, l’Amministrazione comunale, come la stampa cittadina, ha tenuto un tono basso e marginale”. Sull’episodio interviene Raffaele Tagliani, responsabile Politiche Immigrazione della Cgil di Parma, che al proposito commenta: “Da semplice cittadino e lettore dei quotidiani locali la vicenda mi è apparsa inizialmente come l’ennesimo esempio di una buona volontà messa in campo dalle istituzioni locali e mal corrisposta dagli ingrati beneficiari, i quali, accusati di poca volontà ad integrarsi oltre che di minacce e vandalismo, hanno alla fine non meritato una piena disponibilità ad accoglierli come si pensava meritassero”.

 

“Ovviamente – prosegue Tagliani - la polemica fine a se stessa non dovrebbe albergare in quei soggetti che vivono con responsabilità istituzionale e/o morale, come associazioni di volontariato e centri deputati alla tutela dei rifugiati e richiedenti asilo, il dramma di quella parte di umanità “sconfitta” che purtroppo vediamo crescere di giorno in giorno nella nostra comunità, ma ovviamente non possiamo non chiedere chiarezza su accuse e interpretazioni di fatti che potrebbero mettere sotto una diversa luce episodi apparentemente di per sé gravi. Fatti che potrebbero confermare le difficoltà di un percorso di integrazione faticoso, la necessità di solide regole condivise ma anche sollevare sottovalutazioni nell’affrontare emergenze di questo genere, disattenzioni e poca sensibilità verso una sofferenza che appare ancora troppo distante per essere capita e assunta come responsabilità”.

 

“Abbiamo letto comunicati dell’assessore competente e di converso domande a lui rivolte che meritano una presa in carico. I ruoli istituzionali, tutti, nessuno escluso, hanno in sé questo dovere verso i cittadini”. “Resta infine – conclude il segretario confederale - un problema aperto: la chiusura del “Centro di accoglienza” (o del “dormitorio”: la differenza terminologica non è marginale) riporta drammaticamente in evidenza la vecchia questione di quanto si fa e si dovrebbe fare in tema di accoglienza e integrazione. La chiusura di questi Centri, qualsiasi siano le cause e i motivi – anche tecnici – rappresenta comunque una sconfitta per tutti, come tutte le scelte che, anziché risolvere i problemi, possono solo momentaneamente nasconderli, una forma di miopia che rischia di far pagare conti futuri a volte maggiori dei costi presenti”.

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