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Italcarni, una crisi che ci riguarda da vicino

18 Giugno 2010
Ancora un'operazione che vuole migliorare la competitività tagliando solo sul costo del lavoro

I lavoratori di Italcarni, il grande macello cooperativo di Carpi, sono in sciopero da due settimane e stanno presidiando la fabbrica giorno e notte. Non si è ancora spento l'eco della iniziativa della Flai Cgil di Parma a Langhirano sul lavoro di qualità e sul contrasto degli appalti al massimo ribasso e questa vertenza riporta ancora una volta sul tema.

L'Italcarni infatti pensa di poter migliorare la propria competitività licenziando unilateralmente 43 dipendenti (su 168), non per una riduzione di personale ma per sostituirli dal giorno dopo con lavoratori esterni. Il tutto in un quadro di assenza di piano industriale e di continue richieste di appaltare ulteriori reparti. La stessa dirigenza che ha portato la società in queste condizioni pensa di uscirne colpendo i diritti dei lavoratori.

La vicenda fa il paio con le operazioni societarie che il gruppo “Grandi Salumifici Italiani”, “Unibon”, “Italcarni” sta facendo da anni. I prosciuttifici di loro proprietà a Langhirano hanno variato più volte ragione sociale e pare oggi siano in vendita.

La confusione è insomma sovrana. Si predica l'eticità della cooperazione e poi ci si comporta come i peggiori padroni attaccando i diritti dei lavoratori e scegliendo di perseguire un'organizzazione del lavoro che rischia di portare verso una minore qualità delle produzioni e del lavoro, il tutto ovviamente in assenza di corrette relazioni sindacali. Si dice a parole di voler sostenere le produzioni Dop (traino del settore) e poi si decide di non volerne più produrre.

Stupisce soprattutto che il presidente dell'Italcarni, il parmigiano Gianni Mozzoni, ex presidente dell'Istituto Parma Qualità, l'ente che controlla la filiera del Prosciutto di Parma, persegua una tale politica. Il sindacato lo ha sempre ritenuto alleato nella lotta contro le degenerazioni del mercato del lavoro nella macellazione e nei prosciuttifici, oggi la Flai non capiasce con quali intenti si facciano oggi tali scelte che rischiano di danneggiare tutto un settore.

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