La denuncia di Spi e Inca Cgil di Parma
Sindacato Pensionati e Patronato Inca della Cgil di Parma tornano a denunciare le troppe situazioni di vero e proprio “accanimento burocratico” di cui sono vittime gli invalidi civili anche nella nostra città.
Come spiega Nadia Ferrari, direttrice del Patronato Inca della Cgil di Parma, “tra le difficoltà cui molte persone, soprattutto anziane, devono far fronte, rispetto al riconoscimento dello status di invalidità civile, vi sono i tempi davvero troppo lunghi, prima per effettuare la visita, fino a 120 giorni, poi per ricevere il verbale con cui si certifica la condizione. In questo caso possono passare anche dieci mesi. Il tutto può far lievitare l’attesa del riconoscimento dell’invalidità, e del relativo diritto a richiedere i benefici previsti dalla legge, ad oltre un anno. Una situazione che, per chi è gravato da una situazione di salute precaria o che addirittura non è più autosufficiente, rappresenta un disagio enorme quando non un vero e proprio dramma”.
“Attendere un anno per vedersi riconoscere un diritto – aggiunge Paolo Bertoletti, segretario generale dello Spi Cgil di Parma – è un fatto indegno di una società civile, soprattutto quando si parla di soggetti fragili. Teniamo presente che questo accanimento quasi sempre si ripercuote anche sulle famiglie dei nostri anziani, che devono sostenerne la cura senza poter contare per diverso tempo sugli aiuti, economici ma anche lavorativi (come permessi L.104, assegno di accompagnamento, ecc.), che consentono, anche se solo in parte, di attenuare il peso della gestione di una persona disabile”.
“L’Inps farebbe bene - secondo i responsabili di Inca e Spi Cgil di Parma - a ripensare all’intero sistema di certificazione dell’invalidità civile, anche in considerazione del fatto che i tempi attuali spesso provocano una doppia beffa ai danni dei cittadini interessati, se è vero, come ci è stato segnalato da nostri utenti, che capita che dopo aver atteso tanto a lungo il verbale di riconoscimento dell’invalidità, subito dopo quelle stesse persone ricevano la lettera che le chiama a visita di revisione, facendo ripartire il perverso meccanismo. Un paradosso, tanto quanto quello che si continui a convocare periodicamente a revisione persone riconosciute invalide fin dalla nascita”.