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Infiltrazioni criminali nei cantieri della provincia di Parma

3 Agosto 2009
Il ministro Alfano certifica quanto da tempo denunciato dalla Fillea

Sono già alcuni anni che, nel rapporto annuale sullo stato del settore edile a Parma e provincia, la Fillea Cgil punta il dito sulla piaga delle infiltrazioni camorristiche e mafiose che mettono a rischio la regolarità e legalità dei cantieri del territorio. Un fenomeno che peraltro rende tanto più difficile la vita e il lavoro delle maestranze. “A questo proposito – interviene Fabrizio Ghidini, segretario generale della Fille Cgil di Parma – le parole del ministro Alfano, riprese dal capogruppo del PD Pagliari, non fanno altro che certificare una realtà purtroppo già tristemente nota, in particolare per quanto riguarda il settore edile, dove le infiltrazioni delle organizzazioni criminali non vedono sostanziali differenze tra nord e sud. Ostinarsi a pensare che Parma possa sfuggire a questo fenomeno sarebbe quanto meno ingenuo, oltre che pericoloso”.

 

“A questo punto ci aspettiamo che quelle istituzioni, tra cui il Comune di Parma (che rappresenta peraltro il maggiore appaltatore pubblico del territorio), che hanno fino a poco tempo fa sottovalutato il problema, dopo le affermazioni del Guardasigilli, prendano, a partire da settembre, iniziative concrete in termini di controllo e prevenzione, come più volte i sindacati hanno chiesto. A Modena, ad esempio, dove le istituzioni hanno affrontato per tempo il problema, anche recentemente sono stati fatti arresti e chiuse aziende infiltrate”.

 

Il segretario della Fillea Cgil di Parma ribadisce la necessità di verifiche stringenti su appalti e subappalti, “prestando anche particolare attenzione ai trasporti all’interno dei cantieri, ai sistemi di nolo a caldo e nolo a freddo e alle forniture di materiali, tutte attività dove non è infrequente che possano inserirsi intrecci che sfuggono alla legalità”.

 

“Occorre poi fare attenzione al fatto che, mentre l’appalto pubblico tradizionale prevede normative antimafia, altri strumenti, come il project financing, la concessione o l’articolo 18 della legge regionale, non contemplano controlli mirati. Per questo, vi è la necessità di aggiornare l’analisi dei fenomeni e le dinamiche con cui si evolvono, per mettere a punto mezzi più efficaci ad arginarli”.

 

In ultima analisi – conclude il segretario Fillea – è evidente che la questione, non più eludibile, non riguarda in esclusiva i lavoratori e le aziende del settore delle costruzioni, ma rappresenta un problema socio-economico che investe in modo generalizzato lo sviluppo di un territorio e la qualità della vita e del lavoro di tutto un contesto produttivo”.

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