Intervengono la segretaria generale della Cgil di Parma, Patrizia Maestri, e i segretari provinciali di FP (Salati) e SLC (Avanzini)
Dopo gli ultimissimi avvenimenti legati alla bufera che sta travolgendo i Portici del Grano, tra cui le dimissioni odierne dell’assessore Sommi, la Cgil di Parma ritorna sulle conseguenza dell’inchiesta “Green Money” per illustrare i diversi motivi di preoccupazione del sindacato rispetto al futuro della città.
Patrizia Maestri, segretaria generale della Cgil di Parma, è molto chiara: “Non si può proseguire con questa estenuante agonia, occorre un atto di responsabilità del sindaco, che, per quanto in ritardo, liberi la città da una situazione sempre più kafkiana. I lavoratori e i pensionati di Parma chiedono chiarezza sugli illeciti commessi e le relative implicazioni e, soprattutto necessitano di garanzie sulla continuità della macchina della pubblica amministrazione. Questo si rende possibile solo con le dimissioni del sindaco. Non ci interessa, a questo punto, se Vignali sia stato un ingenuo (mancando comunque nel suo dovere di vigilanza) o se fosse a conoscenza di quanto avveniva sotto il suo naso: in entrambi i casi, per il bene della città, un sindaco così delegittimato non può che rimettere il suo mandato. Data la situazione di caos, se non di paralisi, a questo punto meglio il commissariamento del Comune: per fare luce sui conti, mettere ordine nella selva di partecipate e riportare un minimo di legalità e trasparenza negli atti pubblici. Sono queste peraltro le richieste che la Cgil ha fatto all’Amministrazione in tante occasioni, senza avere riscontri”.
Anche Sauro Salati, segretario generale della FP Cgil di Parma, interviene sulla vicenda: “Come sindacato del pubblico impiego non possiamo non essere preoccupati per le conseguenze sui dipendenti del Comune, che non sono responsabili di quanto ha portato agli arresti degli ultimi giorni ma che si trovano oggi nella paradossale situazione di non avere riferimenti dirigenziali. Viene da chiedersi con quale criterio Vignali ha preteso di azzerare la struttura dirigenziale di vertice, pensando di restituire maggiore controllo alla politica, cioè agli assessori, visto che fino ad ora non ne aveva mai sentito l’esigenza e che tale decisione non può avere rilevanza ai fini dell’attuale situazione oggettiva. Il rischio maggiore è che una impasse della macchina comunale finisca per enfatizzare quell’immagine negativa dei dipendenti pubblici come fannulloni e disonesti tanto cara a Brunetta. I cittadini devono sapere invece che sono stati proprio i lavoratori a far funzionare l’amministrazione municipale e che casi come quello recente degli agenti di polizia municipale offesi dal loro comandante Jacobazzi e da questi consegnati all’onta e al disprezzo della città, costituiscono un’assurdità tanto grave quanto ridicola”.