FP CGIL Parma e FP CGIL Emilia Romagna chiedono un tavolo di confronto
In tempi di crisi economica, con la diffusione di nuove povertà ed emergenze sociali, analogamente al bisogno di sicurezza cresce il bisogno di giustizia.
Questa domanda, divenuta sempre più pressante, non può trovare lo Stato e le sue Amministrazioni in condizioni tali da non poter rendere efficaci le risposte attese dai cittadini. Da tempo operatori, magistrati, avvocatura, rappresentanze sindacali chiedono ai governi e al legislatore di misurarsi con proposte condivise su azioni che contribuiscano ad arginare il grande debito di giustizia nel Paese: interventi sull’organizzazione, investimenti per gli organici e la riqualificazione del personale amministrativo; riforme per la semplificazione dei riti, revisione delle circoscrizioni giudiziarie, diffusione delle tecnologie, edilizia giudiziaria moderna: sono questi i temi concreti sui quali è stata chiesta attenzione al livello politico e su cui sono state avanzate proposte percorribili.
Il governo risponde con manovre che prevedono tagli e non investimenti, imputando a responsabilità individuali dei magistrati e degli impiegati fannulloni la mancanza di efficienza. In realtà appare evidente a tutti che un servizio, per rendere positive prestazioni, non può reggere solo sulle capacità dei singoli, ma deve poggiare sull’adozione di buoni progetti e di una buona organizzazione, tali da rendere possibile anche ai singoli di esprimersi al meglio.
Attraverso tagli economici e limitazioni ai diritti e alla contrattazione non si producono buoni risultati, ma si peggiora la situazione poiché si introducono dinamiche di divisione in un sistema che per rendere al meglio ha invece bisogno di far lavorare in rete le sue componenti attraverso la condivisione di obiettivi e la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti.
Anche nella nostra regione e nel territorio parmense sono già visibili i pesanti effetti di questa impostazione.
I tagli imposti dalla legge 133/08 impediscono la sostituzione delle unità che andranno in pensione e i vuoti d’organico, da sempre denunciati in tutti gli uffici del circondario e del distretto, vengono azzerati con un colpo di decreto, pregiudicando riqualificazioni e rinnovamento generazionale.
La sicurezza dei cittadini non può essere garantita se i processi non funzionano.
Non è attraverso misure fondate sull’emergenza e sulla ricerca del capro espiatorio che si danno risposte efficaci ai bisogni dei cittadini. Su questi temi il segretario generale della FP CGIL Carlo Podda, in occasione della iniziativa giornata nazionale per la Giustizia, ha lanciato a tutti gli operatori del settore la proposta di un “patto per la giustizia” che chieda unitariamente un tavolo di confronto al Ministro Alfano sulle proposte per una giustizia efficace e in grado di assicurare il principio costituzionale del giusto processo. Ma se tale confronto dovesse essere ancora un avolta rinviato sine die, il Ministro dovrà assumersi per intero il peso e la responsabilità di tale decisione. Per parte loro, i sindacati di categoria proseguiranno nella mobilitazione in difesa dei diritti del personale e dei cittadini.