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Fillea Cgil, niente fondi per il “piano città” del governo

22 Gennaio 2013
Il grido di dolore dell’edilizia a Parma

Il settore edile a Parma versa in condizioni disastrose. Alla copiosa quantità di immobili costruiti nell'ultimo quadriennio, e non venduti, si sommano le opere pubbliche aggiudicate dalla Amministrazione Vignali e mai concluse per mancanza di finanziamenti.

I numeri relativi agli accordi che la Fillea Cgil ha sottoscritto a sostegno del reddito dei lavoratori e delle imprese, per cercare di garantirne la sopravvivenza solo nell'anno 2012, riguardano 170 casse integrazioni ordinarie e 5 casse integrazioni straordinarie, alle quale si devono aggiungere le mobilità ed i licenziamenti individuali per cessazione di attività.

Il settore, dai dati Cassa Edile, ha subito nel 2012 una contrazione di circa il 15% rispetto al numero di imprese ed addetti regolarmente attivi.

Il potere d'acquisto dei lavoratori e dei pensionati diminuisce costantemente rendendo impossibile la pianificazione di un acquisto e anche, nel caso di tutti quei lavoratori espulsi dal settore, il mantenimento dell'alloggio in affitto.

Molte imprese locali sono state penalizzate dalla morsa del patto di stabilità oltre che dal mancato pagamento degli stati di avanzamento da parte delle Stazioni Appaltanti, compreso anche il Comune di Parma, che deve al settore svariati milioni di euro. Non si tratta di considerazioni ragioneristiche, occorre comprendere che dietro a quei vuoti ci sono storie di lavoratrici e lavoratori che hanno pagato un altissimo  prezzo alla crisi, che per sostenere un minimo di tenore di vita hanno contratto al loro volta debiti dopo aver dato fondo ai loro molto spesso esigui risparmi.

Molte imprese anche locali chiedono concordati preventivi per cessazione o in continuità, garantendosi la possibilità di ripianare il loro debito e lasciando sulla strada i lavoratori che non possono presentare concordati preventivi al fisco, alle banche e a coloro a cui devono denaro.

In questo contesto la notizia che nessuno dei 9 progetti, per un valore complessivo di 63 miolioni euro, presentati dal Comune di Parma abbia ottenuto i finanziamenti dal Ministero delle Infrastrutture per aiutare il Comune a completare le opere interrotte lascia attoniti. Quei finanziamenti avrebbero di certo contribuito a rimettere in moto una macchina esausta e a ridare un minimo di speranza ai lavoratori impegnati nelle opere edili e non. Basta scorrere la lista delle opere per le quali i progetti sono stati bocciati per capire quanta manodopera poteva essere impiegata.

Reggio Emilia, Bologna, Rimini hanno attinto ai finanziamenti, mentre nessuno dei 9 progetti presentati dall’Amministrazione comunale di Parma è stato approvato, e sarebbe interessante capirne le motivazioni.

Vero è che molte Amministrazioni locali avranno partecipato e le risorse avevano un tetto limitatissimo, ma secondo il sindacato di categoria della CGIL non si è avuta sufficiente convinzione e consapevolezza della importanza per il tessuto sociale ed economico di questa partita. Ci si augura che l’attuale Amministrazione dia per lo meno risposte veloci alle richieste di pagamento delle imprese ancora attive per non compromettere irrimediabilmente un settore gravemente in crisi.

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