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Femminicidi, una pandemia senza fine

20 Luglio 2020
La CGIL Parma sulla tragedia dell'omicidio di Anastasia

Abbiamo lasciato passare alcuni giorni prima di provare a commentare la tragica fine di Anastasia Rossi, la trentacinquenne infermiera di Borgotaro uccisa dal marito incapace di accettare la separazione. La sua morte ci colpisce e ci turba terribilmente, scompare un'altra giovane donna e una brava infermiera, riconosciuta per le sue qualità umane e professionali, impegnata nel sociale, stimata e conosciuta anche all'interno del sindacato.

Abbiamo aspettato perchè volevamo evitare di scrivere parole sulla scorta di un'emotività inevitabile, volevamo provare a non scadere nella retorica.

Non è facile infatti, in questo stillicidio di violenze fisiche e morali che, solo per stare all'ultimo periodo, ha punteggiato la cronaca locale di denuce per maltrattamenti reiterati per anni, stalking, speronamenti, minacce di morte con tanto di pistola alla tempia, ritorsioni verso figli minorenni a altri inaccettabili soprusi di uomini sulle donne, dire cose non scontate, non ripetere il solito sdegno che, pur legittimo e inevitabile, non offre soluzioni e non sembra vedere possibiltà di cambiare le cose, di mettere fine a questa vera e propria pandemia che è l'esercizio della violenza di genere.

La vicenda di Anastasia è infatti l'estrema rappresentazione di un fenomeno che infesta la nostra società senza distinzione di ceto, cultura, colore. Il suo omicidio per mano del marito suicida è l'ennesimo segnale della drammatica e sistemica asimmetria alla base delle relazioni tra i generi.

Ogni volta che ci troviamo a commentare episodi come questo finiamo per rilevare ancora la preponderanza di una cultura maschilista e patriarcale fondata sul controllo e sul possesso. Le donne stesse che con molta fatica cercano di cambiare segno a questa cultura trovano spesso difficoltà a decodificare le ragioni di fondo di comportamenti di cui purtroppo rimangono vittime. Occorre costruire un alfabeto minimo per dare un nome preciso alle cose, ai fatti, agli atteggiamenti e operare per diffonderlo, anche all'interno dei luoghi di lavoro, per un efficace smascheramento di ciò che si ammanta di amore ma amore non è.

Lo costruiamo insieme questo alfabeto? Lo diffondiamo? Nelle scuole nelle fabbriche sui luoghi di lavoro? E smettiamo, infine, di riconoscere attenuanti a chi non ne ha.

 

Lisa Gattini, resp. Politiche di genere CGIL Parma

Silvia Sartori, resp. Coordinamento Donne CGIL Parma

 
 

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