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“Dov'è la giustizia se a pagare sono sempre e solo lavoratori e pensionati?”

5 Dicembre 2011
Dichiarazione di Patrizia Maestri, segretaria generale Cgil Parma

“Dobbiamo purtroppo constatare che la manovra da 24 miliardi presentata ieri non ha quel segno di equità e giustizia sociale che lo stesso presidente del consiglio Monti aveva annunciato nei primi giorni dell'insediamento del nuovo governo.

Si continua a varare interventi che individuano pensionati e lavoratori come unici soggetti su cui fare cassa per risolvere le sorti dell'Italia e dell'Europa. Ma in attesa di poter dare un giudizio definitivo sull'intero complesso di misure dopo l’iter parlamentare, balza comunque all’occhio che mancano quei provvedimenti che servirebbero a recuperare le risorse necessarie da chi in questi anni non ha mai contribuito, da chi le tasse non le ha mai pagate.

È profondamente ingiusto bloccare l'adeguamento all'inflazione delle pensioni e pensare di allungare ancora una volta l'età per andare in pensione a persone che vedono in questo modo sconvolgere la loro vita. I lavoratori e i pensionati sono stanchi di sopportare da soli il peso di un Paese ormai al declino a causa di una politica che non ha mai voluto affrontare i problemi della mancata crescita e dell'impoverimento delle fasce sociali a reddito fisso.

E se ormai pare conclamato che il 2012 sarà un anno pesantissimo anche a causa dei danni provocati dalle quattro manovre del precedente governo, queste prime misure avranno un effetto recessivo sull'intera economia. I tagli ai comuni e alla sanità, i servizi sociali ridotti e più costosi, le crisi aziendali che proseguono, l’ulteriore aumento dell’Iva che non potrà che portare contrazione dei consumi, oltre agli stipendi che crescono meno dell'inflazione, produrranno una situazione drammatica per tantissime famiglie.

Non c'è giustizia in tutto questo e il governo Monti non si può aspettare condivisione da coloro che stanno pagando ormai da anni gli effetti nefasti di una crisi economica e sociale che altri hanno innescato.

L’azzeramento dell’anzianità dei 40 anni significherà nuova disoccupazione, aggravata dal fatto che per le crisi aziendali, sempre più numerose, non sarà più possibile fare accordi di mobilità. Non è previsto nulla per i giovani e nessuno scambio per le loro pensioni. Tutto ciò risulta tanto più insopportabile perché va a gravare su un tessuto sociale già povero, in cui da troppo tempo i redditi crescono meno dell’inflazione, in cui una pensione di 960 euro lordi – cioè la media delle pensioni – significa un reddito netto di 800 euro.

Ma della tassa sui grandi patrimoni non si vede l’ombra, così come del contrasto all’evasione fiscale tanto invocato. Intanto, la capacità di spesa di Regioni, Province e Comuni viene sempre più erosa, minando ogni prospettiva di un sistema di welfare efficiente ed efficace. E ancora non sappiamo cosa succederà per quanto riguarda il mercato del lavoro e il sistema di ammortizzatori sociali.

Insomma, una medicina amarissima che tuttavia davvero potrebbe non salvare il malato. E questo perché i privilegi dei soliti pochi rimangono intoccabili.

Da domani vedremo, auspicabilmente insieme a Cisl e Uil, quali iniziative assumere.

I lavoratori e i pensionati hanno già fatto la loro parte. Adesso tocca ad altri pagare.”

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