Intervista con Morena Piccinini, presidente Inca (di Lisa Bartoli)
Dopo
il presidio nazionale del 9 dicembre davanti Montecitorio e l’incontro con la
presidenza della Camera dei deputati, non si ferma la protesta dei patronati
del Ce.Pa. (Acli, Inas, Inca e
Ital) contro i tagli al finanziamento. Una nuova
ondata di chiusure programmate degli uffici, previste tra l’11 e il 15 dicembre
nelle principali città, accompagnerà la discussione in Parlamento della legge
di stabilità fino alla sua approvazione definitiva.
"L'incontro con
Carlo Leoni, capo gabinetto della presidenza della Camera – spiega Morena
Piccinini, presidente Inca - è stato utile per dare un quadro d'insieme delle
nostre richieste. Noi chiediamo di eliminare totalmente qualsiasi ipotesi di
riduzione e di dare tempo ai patronati di organizzarsi coerentemente con gli
impegni assunti nel 2015, soprattutto in considerazione del fatto che il taglio dei 28 milioni di euro si
prefigurerebbe per il 2016 come taglio di cassa, ovvero andrebbe a incidere su
un'attività già svolta, sul lavoro già fatto, con effetto retroattivo, e
contemporaneamente andrebbe a finanziare i tagli che il ministero del Lavoro è
tenuto a fare in nome della spending review, appropriandosi, a quel punto, di soldi
non suoi, ma dei lavoratori. Un intervento inaccettabile perciò che potrebbe
rivelare addirittura qualche dubbio di incostituzionalità".
“Con i tagli ai patronati,
la spending review del Ministero del lavoro la pagheranno i cittadini”
Intervista con Morena Piccinini,
presidente Inca
di Lisa Bartoli
“Pur ringraziando il Senato per l'iniziativa che ha assunto e la
determinazione con la quale è riuscito a ridurre il taglio dei fondi ai
patronati da 48 a 28 milioni di euro, chiediamo alla Camera e al Governo di
fare uno sforzo ulteriore perché, in ogni caso, anche questa misura rimane di
una entità intollerabile, che renderebbe l'attività di questi istituti
decisamente molto più difficile nei confronti del cittadino sul quale
ricadrebbero gli effetti". E' quanto sostiene Morena Piccinini, presidente
Inca, in questa intervista.
Cosa chiedete al Parlamento?
Piccinini. "Noi
chiediamo di eliminare totalmente qualsiasi ipotesi di riduzione e di
dare tempo ai patronati di organizzarsi coerentemente con gli impegni
assunti nel 2015. Peraltro, il taglio dei 28 milioni di euro si prefigurerebbe
per il 2016 come taglio di cassa, ovvero andrebbe a incidere su un'attività già
svolta, sul lavoro già fatto, con effetto retroattivo e, contemporaneamente,
andrebbe a finanziare i tagli che il Ministero del lavoro è tenuto a fare in
nome della spending review, appropriandosi, a quel punto, di soldi non suoi, ma
dei patronati. Un intervento inaccettabile, perciò che potrebbe rivelare
addirittura qualche dubbio di incostituzionalità. Lo verificheremo sicuramente
con chi è più competente di noi, ma il dato incontrovertibile è che il taglio
strutturale influisce su un'attività già fatta; e tutto questo è
intollerabile".
A che punto sono i finanziamenti?
Piccinini. "Noi lavoriamo sapendo a priori
che incasseremo solo a distanza di anni, con tempi che si dilatano sempre di
più. Allo stato attuale, non abbiamo ancora avuto il saldo del 2012 e non
sappiamo neanche se entro la fine dell'anno avremo gli ulteriori acconti del
2013 e del 2014. Non solo. Il Ministero ci ha comunicato che, siccome le
ispezioni non sono ancora terminate, non sanno se riusciranno a mettere in
pagamento il saldo del 2012. Eppure sono passati tre anni da quando abbiamo
lavorato. Non è possibile che i tempi delle ispezioni si dilatino così
all'infinito. In passato, le ispezioni cominciavano un anno dopo sul lavoro
dell'anno precedente. Adesso siamo già arrivati ad un ritardo di oltre tre
anni. Stiamo valutando con i nostri avvocati se ci sono le condizioni per adire
le vie legali. Queste osservazioni le abbiamo illustrate agli stessi
parlamentari in modo tale che possano rivolgersi al Governo per far comprendere
la gravità di quello che sta succedendo. E’ evidente che, qualora non
ottenessimo risultati significativi, quali la riduzione o la cancellazione del
taglio al fondo, verificheremo anche la possibilità del ricorso legale.
Nel frattempo, il ministero ha pubblicato i decreti applicativi
per la riforma dell’attività dei patronati.
Piccinini. L'emanazione
dei decreti non cancella le ragioni della nostra protesta. Intanto, perché
dovevano essere emanati entro il 30 giugno, mentre sono stati pubblicati a
novembre, con un notevole ritardo. Inoltre, non aggiungono niente di più
rispetto al testo della legge. Peraltro, è stato profondamente scorretto
indicare esplicitamente che sono stati sentiti i patronati, quasi a dire che
sono frutto di un confronto che, in verità, non c’è mai stato. Il ministero ha
incontrato noi patronati una sola volta e in quella riunione di due ore tutti
insieme abbiamo sollevato una serie di interrogativi, ai quali non è stata
trovata una risposta nei decreti. Anzi, aggiungo che, così come sono
scritti, sono impraticabili, perché non determinano un quadro di certezza delle
regole necessarie per fare delle scelte consapevoli, senza rischi di cattive
interpretazioni. I decreti, per esempio, non specificano come si configura la
possibilità di pretendere dai cittadini il pagamento di alcune prestazioni. In
essi si parla genericamente di una ipotesi di convenzione con la pubblica
amministrazione, compreso il ministero del lavoro e con i soggetti privati per
avere un contributo sulle prestazioni. Nei decreti si usano tre terminologie
diverse, rimborso spese, contributo, tariffa. Termini che giuridicamente sono
uno diverso dall'altro. Nulla si dice, invece, per quanto riguarda tutti gli
aspetti fiscali, per noi indispensabili, considerando che siamo degli enti
privati di pubblica utilità e dunque sottoposti al pareggio di bilancio,
esattamente come sono le no profit. Aspetti non secondari che vanno chiariti
prima di qualunque ipotesi di riorganizzazione. Aggiungo anche che nei decreti
si definisce un ambito di attività molto vasto in materia, per esempio, di
mercato del lavoro, senza nulla precisare in quale modo e con quali
relazioni rispetto agli altri soggetti pubblici e privati che agiscono. Eppure,
è un ambito che necessita di essere regolamentato. Non si può andare a libera
interpretazione, con la fantasia.
Il governo taglia i fondi ai patronati e chiede ai cittadini di
pagare le prestazioni?
Piccinini. Certamente.
Viene detto esplicitamente che i tagli del fondo patronati possono essere
compensati attraverso un contributo che dovrebbe pagare il cittadino. Ecco
perché, quando usiamo nella campagna di comunicazione, lo slogan "tutela,
te la faranno pagare cara" significa esattamente questo: che si compensa
quello che ai Patronati viene a mancare dal fondo (peraltro, alimentato dai
contributi dei lavoratori) chiedendo agli stessi lavoratori un altro obolo per
ogni singola pratica. Ciò significa che il lavoratore pagherà due volte: prima
con i contributi al fondo e poi con il pagamento del servizio. Ebbene, questa
non è una soluzione saggia, anche perché non è neppure ben dettagliata, salvo
indicare la somma massima che possiamo chiedere di 24 euro a prestazione.
Stando ai decreti, i patronati da gennaio potranno chiedere
soldi ai cittadini?
Piccinini. Se
qualcuno pensa che il taglio al fondo possa essere funzionale al fatto che da
gennaio siamo in grado di agire in una modalità diversa, penso proprio in
scienza e coscienza che non siamo in grado di praticare questa soluzione. Lo
stesso Segretario Generale della CGIL Susanna Camusso ha predisposto una
richiesta di chiarimento al Ministro Poletti, elencando tutti i quesiti e i
dubbi che abbiamo sollevato; e sono davvero tanti. Ci aspettiamo, quindi, che
rapidamente arrivi una risposta di dettaglio in modo tale che possiamo essere
nella condizione di decidere se fare o non fare la scelta di adeguarci a questi
decreti, perché potremmo anche decidere di muoverci in modo diverso. In ogni
caso dobbiamo sapere quali sono le regole per poter decidere e per poter dare
indicazioni in merito.
Quale sostegno avete avuto dai parlamentari impegnati nel voto
alla legge di Stabilità?
Piccinini.Sappiamo che stanno facendo di tutto,
insistendo per l'abrogazione o al più per una riduzione significativa del
taglio al fondo. Speriamo che riescano a convincere anche il Governo quando
redigerà il maxiemendamento. E siccome sappiamo che poi verrà sottoposto al
voto di fiducia, il nostro auspicio è che l'iniziativa dei parlamentari e le
numerose iniziative di mobilitazione territoriale delle nostre operatrici e dei
nostri operatori possano convincere chi nel Governo dovrà lavorare al
maxiemendamento perché agisca di conseguenza e cancelli ogni ipotesi di
riduzione del finanziamento ai patronati.
Quanto al pagamento dei servizi, manterrete il vostro impegno ad
una tutela gratuita?
Piccinini. È previsto nel decreto. Se non ci sarà
un taglio ulteriore è nostro impegno cercare di mantenere la situazione attuale
continuando a fare noi tanti sacrifici anche sul piano personale per non
rendere onerosi i nostri servizi, perché è proprio fuori dalla dimensione della
CGIL, nell'interpretazione del rapporto tra rappresentanza e tutela. Mi rifiuto
di tracciare qualunque linea di bilancio fino a che la legge di stabilità non
sarà completata e non avremo dato battaglia fino all'ultimo giorno per fare
rientrare questi tagli. Quindi, in questo momento non sono in grado di definire
in quale condizione potremmo trovarci se i tagli rimanessero. Rischiamo davvero
di dover licenziare tante persone e chiudere i servizi. Si tratta di
un'alternativa molto dolorosa che non vogliamo praticare.