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Commercio e liberalizzazioni, appello ai candidati

18 Febbraio 2013
Filcams, Fisascat e Uiltucs chiedono modifiche alla deregolamentazione degli orari di apertura dei negozi

I sindacati unitari delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio di Parma si appellano ai candidati al Parlamento per cambiare la norma, introdotta dal Governo Monti, di deregolamentazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali.

Una norma, a suo tempo enfatizzata come volano di sviluppo, consumi e nuova occupazione che, nei fatti, si è rivelata fallimentare rispetto a tutti gli obiettivi propagandati.

Alla fine, dopo un anno di sperimentazione, rimangono solamente i gravi problemi scaricati sulla pelle dei lavoratori, e in particolare delle lavoratrici, che a causa delle aperture domenicali, festive e dell'allungamento degli orari giornalieri, con sempre maggior fatica riescono a conciliare i tempi di lavoro con i tempi di vita (relazioni, affetti, figli, tempo per sé).

Le promesse di maggiore occupazione sono rimaste sulla carta perché le aziende hanno preferito modificare, peggiorandoli e rendendoli ancora più disagevoli, gli orari del personale già assunto. Anche le retribuzioni non hanno beneficiato di incrementi, al contrario si sono contratte del 5%-10%.

A pagarne un prezzo sono stati anche i piccoli commercianti che, con la gestione familiare, non sono in gradi reggere la concorrenza con gli orari della grande distribuzione e hanno cessato l'attività.

Altrettanto si può dire del paventato incremento delle vendite, come se questo dipendesse non dal reddito disponibile delle persone, che cala continuamente, ma dal fatto di avere le saracinesche sempre aperte; semplicemente alla domenica si vende quello che non si è venduto negli altri giorni della settimana.

Il provvedimento si è rivelato un fallimento da un punto di vista operativo in quanto partiva da presupposti non veri e da una visione inaccettabile del lavoro e della vita dei cittadini, visti solo nella loro veste di consumatori, senza tra l'altro tener conto delle loro reali disponibilità economiche, mai così scarse come ora.

Esperimenti simili, tentati in passato in alcuni Paesi europei, sono già stati archiviati da tempo; occorre che anche in Italia, tolti gli occhiali dell'ideologia, si cancelli l'errore compiuto.

È indispensabile una nuova Legge che restituisca alle Regioni e ai Comuni il potere di regolamentare la materia con il consenso, o almeno il parere, delle parti sociali, così come prevede un progetto di legge che un vasto fronte di organizzazioni sindacali, associazioni imprenditoriali e la Chiesa cattolica vogliono presentare al prossimo Parlamento.

I sindacati dei lavoratori del commercio, affinché i lavoratori del settore possano giudicare su un punto per loro fondamentale, chiedono fin d'ora ai candidati parmensi al Parlamento di esprimere la loro opinione sul tema: continuare su una strada sbagliata e inefficace oppure dare nuove regole al settore che coniughino diritti dei lavoratori, competitività delle aziende, sviluppo economico e fondamentali esigenze di socialità che non si esauriscono nella frequentazione di centri commerciali?

Si invitano i futuri parlamentari parmensi, in particolare le candidate donne, a sottoscrivere quel Progetto di Legge (“Liberaladomenica”) e a garantire il proprio impegno per modificare una situazione sempre più intollerabile.

 

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