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Coccinelle acquistata dai coreani di E-Land

7 Marzo 2012
L'amarezza della Filctem Cgil di Parma

Un'altra azienda tessile italiana viene acquistata dal gruppo coreano E-Land.

 

Per E-Land non si tratta della prima acquisizione sul territorio emiliano: ha infatti da poco perfezionato anche l'acquisto del marchio Mandarina Duck.

 

La Filctem, il sindacato di categoria della Cgil, nonostante la rassicurazione circa l'investimento e il mantenimento occupazionale espressa dai massimi dirigenti di Coccinelle, apprende la notizia (che da tempo era nell'aria) con una certa amarezza.

 

Era abbastanza evidente che l'azienda, intenzionata ad espandere il proprio brand nei mercati orientali, stesse cercando delle partnership commerciali da tempo. Tuttavia, la cessione dell'intero pacchetto azionario rappresenta una sconfitta del Made in Italy e soprattutto di una classe politica che poco ha fatto per impedire la continua frammentazione di un settore strategico anche per l’identità nazionale quale è il tessile.

 

In Italia, a differenza di quanto avviene in altri paesi, non si creano sinergie tra poli industriali capaci di essere più competitivi a livello globale e sempre più spesso aziende, non solo del tessile, vengono acquistate da gruppi esteri.

 

Le aziende tessili italiane di media grandezza spesso non riescono ad investire in modo massiccio per allargare il bacino commerciale ed organizzativo all'estero. l problema è che se non si decide di affrontare questo nodo in modo serio, efficace e rapido, in futuro rischieremo di perdere il prestigio del Made in Italy dato soprattutto dalle altissime professionalità che questo settore è riuscito a creare nel tempo.

 

Non si tratta di invasione di mercati esteri: il fatto vero è che in un modo globalizzato le aziende non possono pensare di agire da sole, non possono pensare di ragionare prima come italiane e dopo come europee.

 

È possibile pensare ad un sistema tessile italiano che con forza proponga il Made in Italy come esempio di stile, qualità, bellezza, genialità e diritti sul lavoro? E che l'insieme di queste cose possa sfidare anche i mercati emergenti? Il sindacato di categoria della Cgil ritiene di sì.

 

E siamo così sicuri che le aziende italiane non risultino attraenti per il mercato estero perché, come alcuni ipotizzano proprio in queste settimane a proposito dell’abolizione dell’art. 18, le regole sui diritti dei lavoratori sono troppo stringenti? L'esempio di oggi dimostra il contrario.

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