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Centenario sciopero agrario 1908, il 20 ottobre un convegno con Epifani

16 Ottobre 2008
'Parma 1908-2008. Realta', percezioni e nodi storiografici del movimento operaio italiano'

Proseguono le celebrazioni per il centenario dello sciopero agrario del 1908, un avvenimento che ha segnato profondamente la storia del parmense con forti ripercussioni anche sulle lotte dei lavoratori nel resto del Paese, per ricordare il quale si sono già svolte nel territorio varie iniziative, tra cui, lo scorso 11 luglio, la “Festa sull’aia” al Museo Guatelli di Ozzano Taro.

Per il prossimo lunedì 20 ottobre, alle ore 14.30, nella Sala Righi della Tep in Via Baganza, 9/A, è in programma l’evento clou delle celebrazioni, organizzato dalla Cgil di Parma in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio e l’Università degli Studi di Milano (Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di Storia della Società e delle Istituzioni), e con il patrocinio della Provincia di Parma. Si tratta di un importante convegno storico dal titolo “Parma 1908-2008. Realtà, percezioni e nodi storiografici del movimento operaio italiano”, un incontro che vedrà la presenza di esperti e studiosi provenienti da diverse Università e centri di ricerca nazionali, oltre che del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che avrà il compito di concludere i lavori.

Lepresentazioni saranno a cura di Paolo Bertoletti, segretario generale della Cgil di Parma, cui seguiranno gli interventi di Stefania Crogi, segretaria generale Flai Cgil nazionale, e di Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia di Parma. Spetterà poi ad Alceo Riosa, dell’Università degli Studi di Milano, coordinare il dibattito e i resoconti, tra cui quelli di Roberto Spocci, dell’Archivio Storico del Comune di Parma, su “Gli scioperi agrari e operai dei primi anni del ‘900”; Umberto Sereni, dell’Università di Udine, su “1908: un lungo anno”; Maurizio Antonioli, dell’Università di Milano, su “Scissioni e costituenti e autonomie sindacali prima, durante e dopo il biennio rosso”; Giuseppe Parlato, dell’Università S. Pio V di Roma, su “Mito dell’unità di classe, contrattazione collettiva e sindacalismo nazionale”; Adolfo Pepe, della Fondazione di Vittorio, su “Il produttivismo dal sindacalismo prefascista al secondo dopoguerra”.

Sono previste anche “Comunicazioni su nuove fonti per una storia del movimento operaio” da carte dell’Ambasciata di Gran Bretagna, Fondo Guastoni-De Ambris. 

LO SCIOPERO AGRARIO DEL 1908

Secondo Valerio Cervetti, curatore del volume su “Lo sciopero agrario del 1908. Un problema storico” (1984), «Lo sciopero del 1908 è dentro di noi parmigiani, sotto alla pelle; evento straordinario e incredibile forse per gli altri, per la razionalità storica; per noi che amiamo, con un certo compiacimento, specchiarci nella nostra storia, accadimento necessario e imprevedibile nello stesso tempo, violento braccio di ferro, fra agrari e leghisti, ferita non rimarginabile nei solchi della terra, negli animali e negli uomini». «Ma l’accanimento, l’asprezza, quei lunghi mesi di lotta, sono difficili da comprendere; forse non basta sapere del protagonismo dei braccianti, delle paghe inferiori a quelle delle altre province, dei patti dell’anno precedente, dell’attaccamento alla terra dei padroni, della loro ferrea coesione e di tante altre spiegazioni più o meno storiche. Il separarsi dai propri figli, tenere incrociate le braccia, giorno dopo giorno, nella stagione dell’anno in cui si era abituati a lavorare, dover lasciare la casa e gli affetti, sopportare l’insulto del crumiraggio, e la violenza del figlio del padrone: bisogna capire questi fatti elementari, bisogna capire perché decine di migliaia di persone, scioperanti ed agrari, hanno potuto lottare con tale asprezza per pochi centesimi di salario, per una giornata di lavoro più o meno lunga».Ricordare, ricostruire quell’evento, in una data importante come un centenario, significa una volta di più comprenderlo, riscoprirne le ragioni e, soprattutto, l’attualità.

Lo sciopero agrario era stato proclamato per ottenere miglioramenti salariali per gli spesati, i salariati e i braccianti agricoli. L’annuncio venne dato, sulle pagine de “L’Internazionale”, il 1° maggio del 1908, dopo che l’Associazione Agraria Parmense si era opposta sia alle richieste dei lavoratori relative ad un orario di lavoro più “umano” sia agli aumenti delle retribuzioni. All’una di notte del 1° maggio 300 staffette in bicicletta partirono con pacchi di manifesti su cui erano stampate le tariffe proposte dalla Camera del Lavoro per raggiungere tutte le leghe della provincia e ufficializzare così lo “sciopero generale agrario senza limiti di tempo, a tutta oltranza”.

Uno sciopero che farà epoca, a cui aderiranno oltre 25mila lavoratori in tutto il territorio, e che vide episodi di grande violenza nei confronti dei manifestanti che ispireranno poeti e letterati, da Bertolucci a Campolonghi.

Lo sciopero in città finì il 25 giugno, mentre nelle campagne continuava l’agitazione. Di fatto sarà una sconfitta. Ma pur avendo avuto un esito sfavorevole, fu uno degli avvenimenti più grandiosi della storia delle classi lavoratrici. I lavoratori delle campagne avevano ormai preso consapevolezza, intuito il valore dell’organizzazione, avevano combattuto per rivendicare il diritto di affrancarsi da condizioni di vita disumane e ottenere una maggiore equità sociale.

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