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CCNL industria alimentare, l'applicazione è un doverorso riconoscimento alle lavoratrici e ai lavoratori del settore

2 Ottobre 2020
FLAI, FAI e UILA: "Evitare fratture in un settore trainante per l'econosmia del Paese"

Nella mattinata odierna si è svolto l'Attivo provinciale unitario dei delegati del settore alimentare convocato da FLAI, FAI e UILA. Al centro dell'incontro la mobilitazione per il riconoscimento del contratto nazionale dell'industria alimentare, per il quale è stato proclamato uno sciopero nazionale in programma il prossimo venerdì 9 ottobre e le cui ragioni sono state oggi dettagliate nell'assemblea tenutasi sotto i Portici del Grano da Laura Pagliara, di UILA UIL Parma, Fabrizio Affaticati della FAI CISL provinciale, e da Ivano Gualerzi, della segreteria nazionale FLAI CGIL, a cui sono state affidate le conclusioni dell'Attivo.

Il 31 luglio scorso è stata infatti sottoscritta dalle organizzazioni sindacali e da Unionfood, Ancit e AssoBirra l’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL Industria alimentare.

L’accordo raggiunto rappresenta l’unico contratto possibile per gli oltre 400 mila lavoratori del settore.

Il contratto riveste un'importanza strategica perchè discusso e raggiunto in una particolare e delicata fase per il Paese, in cui si rende necessario dare un giusto riconoscimento al grande senso di responsabilità che le lavoratrici ed i lavoratori hanno avuto nel contesto della pandemia adoperandosi, con il loro lavoro quotidiano, a produrre il cibo che non è mai mancato sugli scaffali dei supermercati, a beneficio di tutta la popolazione.

Diversi i punti qualificanti del rinnovo: l’ampliamento dei congedi parentali, il congedo per le donne vittime di violenza, il recepimento dei contenuti del patto per la fabbrica su partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori, l’aumento dell’esenzione al lavoro notturno per le lavoratrici madri, l’eliminazione del criterio di proporzionalità per i part-time orizzontali nel calcolo del periodo di comporto, il rafforzamento del ruolo di valutazione e proposta delle RSU nell’esame dei programmi formativi, la clausola di applicazione per le aziende in appalto di contratti del settore merceologico firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, il miglioramento dell’utilizzo del lavoro agile con possibilità di disconnessione e precisazioni in materia di salute e sicurezza e privacy, l’obbligo di garantire l’accesso a tutte le lavoratrici ed i lavoratori alla formazione, un aumento dei contributi aziendali al sistema di welfare. Oltre a queste innovazioni e miglioramenti normativi va anche sottolineato un aumento contrattuale che a regime è pari a 119 euro sui minimi contrattuali.

FLAI, FAI e UILA di Parma giudicano negativamente la posizione di quegli attori che, prima della conclusione della trattativa, hanno abbandonato il tavolo dopo aver condiviso e convenuto la gran parte dei contenuti dell’intesa sottoscritta, impedendo a tanti lavoratori del settore alimentare di poter accedere ai giusti riconoscimenti economici. Altresì evidenziano la necessità che tutti i comparti che al momento non hanno ancora sottoscritto l’accordo rientrino all’interno dell’unico contratto nazionale, evitando di alimentare fratture in un settore trainante per l’economia del Paese.

L’atteggiamento di queste associazioni è ancor piu inspiegabile a Parma dove il settore agroalimentare ha trainato anche l’economia nazionale con un fatturato che si attesta intorno ai 7 miliardi di euro, in continua crescita negli ultimi 5 anni. Si ricorda che le aziende dell'industria alimentare a Parma sono circa 250, con un numero di addetti che si aggira sulle 14mila unità.

Allo stesso tempo, i sindacati confederali di categoria ritengono che le grandi aziende di Parma che hanno condiviso l’applicazione dell’accordo (Barilla, Parmalat, Pioneer, Citterio, Granarolo, Grandi Salumifici Italiani, Greci, Emiliana Conserve, Rosa dell'Angelo-Sagem, IDP-Pattini, Campus ed altre) rappresentino un'avanguardia verso un novo modello contrattuale che mette al centro il lavoro e i lavoratori, permettendo così di garantire l’universalità dei diritti nei siti produttivi. 

Tutte queste sono le ragioni della mobilitazione che, salvo cambiamenti di rotta, porterà allo sciopero nazionale già proclamato da FLAI, FAI e UILA per il prossimo 9 ottobre.

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