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Carcere di Parma: non aprite quel padiglione

22 Ottobre 2019
Fp Cgil: prima di far arrivare 200 nuovi detenuti bisogna risolvere il problema della mancanza di personale

La funzione pubblica CGIL nelle settimane scorse aveva lanciato l'allarme sull'apertura del nuovo padiglione del carcere di Parma. Finalmente anche da parte degli enti locali e non solo emergono voci allarmanti sul tema.

Una situazione difficilissima anche in forza all'assenza di un dirigente di nomina stabile da anni e di una nuova eventuale sostituzione della figura attuale; a ciò va aggiunto anche la carenza di figure dirigenziali rispetto al previsto. Quello parmigiano è un istituto che ospita detenuti assai complessi, sicuramente unico nella regione, che non risulta istituto di primo livello superiore; in più il carcere ducale ha una carenza di commissari e sottoufficiali elevatissima, manca poco meno del 90% per questi ultimi; la carenza investe anche l'area trattamentale che è di circa il 50%.

Tutto ciò preoccupa non poco questa organizzazione sindacale in previsione dell'arrivo di 200 nuovi detenuti, a fronte di quella odierna di oltre 600, rispetto ad una capienza attuale di circa 450 posti letto. È un dato che deve far riflettere per due motivi. Il primo è di sicurezza interna, perché le criticità all'interno dell'Istituto aumenteranno notevolmente, anche in previsione di risorse ridottissime da destinare a progetti per il 2020, e perché tante problematiche e criticità si sono verificate già nel corso di questo 2019 senza i nuovi 200 detenuti. Il secondo motivo è per le ricadute che si avranno sul territorio. C'è bisogno di stabilità nella dirigenza per poter programmare e ridurre le già numerose problematiche oggi presenti. Sono necessari maggiori investimenti per l'istituto e le forze politiche devono avere più attenzione per il personale che ivi opera, sia dal punto di vista quantitativo e sia dal punto di vista qualitativo.

Non si può solo esprimere solidarietà e vicinanza al personale quando ci sono eventi negativi, ma c'è bisogno di azioni concrete per quel personale che opera in condizioni critiche (per utilizzare un eufemismo) si pensi solo al contratto scaduto per esempio. La FP CGIL chiede che quel padiglione non si apra o che si apra solo quando l'Amministrazione avrà saputo colmare il gap di personale e di risorse che oggi mancano. Non c'è bisogno di incrementare il numero di detenuti, anzi quello attuale necessita di provvedimenti deflattivi per poter lavorare e garantire gli obiettivi che la legge ci chiede. Il personale deve poter lavorare non in emergenza, ma bensì seguendo i binari di una seria programmazione che oggi è assente, grazie alla quale sarebbe possibile garantire il vero benessere a chi opera in condizioni difficilissime.  

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